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Da inizio anno per l’azionario Usa è stato un bagno di sangue. E tra inflazione, stretta monetaria e rischio recessione, gli investitori pensano a proteggersi. Ma c’è davvero il baratro all’orizzonte?
La boccata d’ossigeno arrivata a Wall Street dopo i verbali Fed e alcune buone trimestrali non basta a placare le paure degli investitori. Complice la tempesta perfetta scatenata dalla guerra Russia-Ucraina, dall’inflazione record che ha indotto le banche centrali ad aumentare i tassi più del previsto e dai focolai di Covid-19 in Cina che hanno portato a nuovi lockdown, i primi cinque mesi del 2022 sono stati dolorosi. E il timore è che l’orso sia definitivamente arrivato e sia qui per restare.
Da inizio anno il Nasdaq ha perso oltre il 27%. L’S&P 500 è calato invece del 18%, arrivando a toccare per qualche ora la fatidica soglia del -20% dal picco precedente che porta a parlare di bear market. Il tutto mentre dall’economia reale continuano ad arrivare cattive notizie, non solo sul fronte dei prezzi. Nel primo trimestre l’economia americana si è contratta oltre le attese: il Pil è calato dell’1,5%, più dell’1,4% della prima stima e del -1,3% atteso dagli analisti.
Dunque la domanda è d’obbligo, anche se una risposta certa è impossibile: quanto durerà il calo del mercato azionario? E quello che si intravede all’orizzonte è un crollo? Gli addetti ai lavori si dividono come sempre tra ottimisti e pessimisti, ma tutti senza eccezione corrono a proteggersi. D’altra parte, stando al sondaggio MLIV Pulse di Bloomberg, oltre mille gestori si aspettano (in media) che l’S&P 500 arrivi a oltrepassare quota 3.500 nei prossimi mesi: un’ulteriore discesa del 10% dai valori attuali e un calo del 27% dall’ormai lontanissimo picco di gennaio.
“Gli occhi sono puntati soprattutto sull’aumento dell’inflazione e sul suo impatto sull’economia – osserva Ed Perks, chief investment officer di Franklin Templeton Investment Solutions -. Una delle domande più importanti che il mercato si pone in questo momento è se la Fed saprà pianificare un atterraggio morbido, o un atterraggio duro è più realistico vista la cadenza dei rialzi dei tassi e la stretta quantitativa che partirà a giugno. Per i mercati è una fase movimentata, poiché la Fed ha iniziato ad apportare tagli aggressivi dei tassi e a ridurre il proprio bilancio. Sono dinamiche che probabilmente perdureranno per qualche tempo. Pertanto, riteniamo che sarà fondamentale saper cogliere le opportunità con agilità”.
Quanto alle aziende, l’esperto Franklin Templeton sottolinea come le performance aziendali siano generalmente positive rispetto alle attese del primo trimestre, ma che per il resto del 2022 le aspettative iniziano a ridursi. “Probabilmente le società reagiranno in modo eterogeneo al mutare del contesto macroeconomico. La domanda resta molto forte e le difficoltà logistiche non sono state ancora superate. I blocchi imposti dal Covid-19 si ripetono in Cina e potrebbero contagiare gli Stati Uniti e il mondo”, avverte.
Intanto, cruciale resta il mercato del lavoro americano. “I dipendenti esprimono ancora un elevato grado di soddisfazione e le famiglie mantengono livelli elevati di ricchezza e di buste paga, nonostante le flessioni dei mercati e l’aumento dell’inflazione. La difficoltà per i consumatori sarà capire come difendere il potere d’acquisto. Secondo la nostra analisi, a ritardare o evitare una recessione negli Stati Uniti potrebbe essere la tenuta del mercato del lavoro statunitense, ma anche l’impatto di una mutata politica monetaria sulle prospettive economiche”, conclude Perks.
Dipende tutto da Powell anche secondo Richard Bernstein, ceo di RBA (iM Global Partner), secondo cui comunque non è imminente una recessione. “Alla fine ci arriveremo perché la Fed a un certo punto andrà nel panico e probabilmente si irrigidirà eccessivamente – sostiene -. Ma le probabilità che ciò accada nei prossimi mesi o anche quest’anno mi sembrano basse. Se avremo una recessione, questa sarà la recessione più annunciata che abbia mai visto nella mia carriera. Di solito le recessioni sorprendono”.
In particolare Bernstein mette in guardia dal tech, a suo avviso oggi uno dei settori più sopravvalutati sul mercato. “Il sentiment a lungo termine si basa su 3 fasi – conclude -. Quando inizi a ottenere un mercato ribassista, le persone dicono che è temporaneo o transitorio. Poi senti la gente parlare che sta toccando il fondo. Saprai che è finita quando la gente dice che non finirà mai. Quando le persone attribuiscono stabilità a un mercato ribassista o dati economici negativi, è allora che il tuo istinto contrarian dovrebbe iniziare ad attivarsi. Non credo che abbiamo ancora toccato il fondo del baratro. Il Nasdaq è sceso di circa il 30% dal suo picco, nel 2000 era sceso del 75%. Siamo nel mezzo”.
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