Bce, avanti con la stretta: “Pressioni sui prezzi ancora intense”
L’Eurotower segnala rischi al rialzo per l’inflazione. Ma evidenzia un calo record della domanda di prestiti in scia alla stretta monetaria. L’economia è attesa in crescita
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Il contesto è ancora complicato, la volatilità è destinata a rimanere elevata a lungo e sui mercati si naviga a vista. Per questo gli investitori stanno rivedendo al loro asset allocation privilegiando in particolar modo le strategie attive. È quanto rivela uno studio Mfs, stando al quale ben il 38% dei professionisti europei intende fare maggior riscorso a queste strategie e oltre la metà cerca di diversificare i portafogli con l’aggiunta di nuove asset class, come i bond, con l’obiettivo di gestire meglio i potenziali rischi.
Dal sondaggio, che ha coinvolto 81 tra asset management, banche private, consulenti finanziari e family office del Vecchio Continente, viene fuori anche che la maggiore preoccupazione resta l’inflazione elevata (per l’80% degli investitori), cui seguono l’instabilità geopolitica (74%) e i possibili passi falsi delle banche centrali (60%). Tra gli altri rischi, spiccano poi i problemi delle catene di fornitura, l’aumento dei tassi d’interesse e dei livelli di debito pubblico, le disuguaglianze sociali e l’impatto a lungo termine del Covid-19. Quanto alle prospettive per l’Eurozona, infine, il 65% prevede una crescita contenuta, mentre il 46% si attende tassi di inflazione superiori al 4% nei prossimi 1-3 anni.
Ne deriva che le preoccupazioni macroeconomiche stanno costringendo gli investitori a considerare il possibile impatto di queste criticità sul loro portafoglio. Il 57% ha dichiarato infatti di voler aumentare la diversificazione con l’aggiunta di una nuova asset class. Il 56% ha affermato di voler rafforzare l’esposizione ad asset a basso rischio (come la liquidità o le obbligazioni a breve termine), mentre il 49% ha risposto di voler ridurre l’esposizione ai mercati e alle regioni più rischiose. Ben tre su quattro (il 75%) vedono con favore le prospettive dello stile quality.
“L’attuale turbolento contesto macro ha messo in luce molti rischi che hanno spinto gli investitori a ripensare l’allocazione del proprio portafoglio. Il mercato rialziasta è terminato e la volatilità è destinata a restare. Crediamo che questo darà ai gestori attivi competenti la possibilità di ottenere buoni risultati, sostenendo al contempo gli investitori in questi tempi difficili”, evidenzia Andrea Baron, managing director per l’Italia.
La correzione del mercato ha poi reso più interessanti alcune asset class. Ad esempio, gli investitori intravedono una potenziale opportunità nel segmento value europeo (43%) e nelle small cap europee (47%). In aggiunta, il 57% considera sottovalutato l’azionario dei mercati emergenti. Inoltre, gli investitori vedono occasioni nell’obbligazionario, che è diventato appetibile grazie all’aumento dei rendimenti. Secondo gli intervistati, alcuni settori, come quello del debito dei mercati emergenti (42%), offrono l’opportunità di ottenere performance più elevate, mentre altri, come i Treasury Usa, possono proteggere il capitale nelle fasi di stress sui mercati. Un terzo degli intervistati reputa sottovalutato l’high yield statunitense ed europeo.
“Nell’ultimo decennio, le obbligazioni hanno perso il favore degli investitori a causa dei rendimenti molto contenuti – spiega Baron -. I titoli di Stato italiani, in particolare, sono stati messi a dura prova dalle condizioni di liquidità e sono tra i più volatili dell’Eurozona. Tuttavia, il recente aumento dei rendimenti e degli spread ha mutato profondamente le dinamiche causando un netto miglioramento del contesto valutativo. È probabile che questi titoli vengano considerati interessanti dagli investitori con un orizzonte di lungo termine. A nostro avviso, questo è un buon momento per (tornare a) prendere in considerazione un’esposizione obbligazionaria. A breve le obbligazioni torneranno in voga”.
Dal sondaggio emerge anche che gli investimenti alternativi potrebbero rivelarsi una componente importante di un portafoglio diversificato, che gli investitori potrebbero voler prendere in considerazione a fronte di un sufficiente grado di trasparenza e di liquidità. Le infrastrutture e i Reit quotati potrebbero essere un veicolo per accedere agli investimenti alternativi attraverso i mercati pubblici.
Infine, la domanda di prodotti Esg da parte dei clienti sta imponendo un cambiamento radicale nel settore. Il 79% degli intervistati ha dichiarato di applicare attualmente un approccio integrato all’investimento Esg e il 73% ha incorporato i rating/requisiti ambientali sociali e di governance nel processo decisionale relativo agli investimenti.
“In Mfs crediamo che il motivo migliore per integrare le considerazioni Esg nel processo d’investimento sia quello di realizzare risultati finanziari per i clienti superiori alla media nel lungo periodo, e la capacità di attuare efficacemente tale integrazione costituirà un importante elemento di differenziazione a livello di business”, conclude Baron.
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