Reti, a febbraio raccolta in aumento e record di nuovi clienti
Flussi per 4,5 miliardi di euro, +34% rispetto a gennaio. A far da traino è ancora l’amministrato. Mediolanum regina del mese
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La festa è finita. La tempesta perfetta scatenata da inflazione, guerra, recessione e stretta monetaria sta per impattare anche sulla prolifica industria del risparmio gestito che, dopo anni di corsa, dovrà adattarsi a un profondo cambiamento strutturale dello scenario. A suonare l’allarme sono gli analisti di Mediobanca che, in un report dall’eloquente titolo “Il grande reset”, mettono in guardia i gestori sul fatto che la maggiore stretta nella storia sui tassi di interesse non potrà essere senza conseguenze per il settore.
D’altra parte l’antifona è suonata da un pezzo, con l’aumento dell’inflazione che sta colpendo sia i consumi sia i risparmi. E “l’inversione del più grande switch di asset mai visto”, come lo definiscono gli esperti di Mediobanca, ovvero il fatto che tra il 2012 e il 2022 si siano registrati 550 miliardi di deflussi dai bond e 675 miliardi di raccolta per gli asset gestiti, potrebbe rendere “impossibile” in futuro raccogliere nuovi fondi.
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Uno scenario da far tremare i polsi, ma che per Mediobanca può essere affrontato con un cambio di mentalità e una ritrovata prudenza, in particolare sull’Italia. Perché proprio il nostro Paese potrebbe essere insidioso, dal momento che le famiglie restano sì solide dal punto di vista finanziario, con il risparmio che ha toccato quota 5mila miliardi, ma i salari stanno registrando “una progressione molto più contenuta dello stock di debito e questo potrebbe rivelarsi pericoloso in caso di drastico rallentamento economico”.
Intanto, quello che è certo è che un decennio come quello appena archiviato i gestori non lo rivedranno più. Il quantitative easing figlio del whatever it takes di Mario Draghi ha portato infatti a massicce uscite dal mercato obbligazionario, che si sono trasformate in opportunità mai viste prima per l’industria del gestito.
Ora, invece, secondo gli analisti di Piazzetta Cuccia, il tasso di risparmio calerà del 60-70%, vale a dire di 110 miliardi all’anno, che tradotto significa 20 miliardi in meno a disposizione dei gestori ogni anno, praticamente il 60% della raccolta dei prodotti gestiti nel 2021. Un passo indietro che non sarà momentaneo o legato a un periodo, ma che è destinato a diventare strutturale e che, per Mediobanca, riporterà la crescita delle masse a più miti progressi: sotto il 5%, “mid-low single digit”, dall’attuale “high single digit”.
E non è tutto. Un altro rischio che si profila all’orizzonte per l’asset management è il ritorno dei “Bot people”. Le famiglie potrebbero cioè rivedere il loro asset mix tornando ad aumentare l’esposizione ai titoli di Stato, arrivando al 10% in 2-3 anni.
Un vero reset, insomma, che stando alle stime di Piazzetta Cuccia potrebbe costare caro all’industria dell’asset management: “oltre 500 miliardi nel tempo”. E che potrebbe voler dire tra gli 800 milioni e 1,2 miliardi di commissioni lorde in meno.
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