Cresce l’attenzione a sostenibilità e impact investing. Lo dimostrano le iniziative volte ad armonizzare i dati di performance sostenibile per le aziende interessate ad avvicinarsi agli asset alternativi
Nonostante una recente flessione della popolarità dei principi ESG, la sostenibilità appare ormai da qualche anno una strada obbligata per tutte le asset class. E non fa eccezione il private debt, storicamente uno dei segmenti meno attratti dal fascino delle politiche green.
Vincent Lemaitre, head of ESG per il Private Debt di Tikehau Capital
In occasione dello Europe Summit di Private Debt Investor – tenutosi lo scorso maggio a Londra – gli operatori di mercato partecipanti all’evento hanno segnalato che, complice la spinta regolatoria e la crescente domanda degli investitori, anche per il debito privato è in forte crescita l’integrazione dei principi ESG, assieme all’offerta di prodotti sostenibili e al reporting di sostenibilità. In forte ascesa anche l’attenzione all’impact investing, come ha dichiarato recentemente Vincent Lemaitre, head of ESG per il Private Debt di Tikehau Capital, che ha parlato del crescente riconoscimento del potenziale dei ritorni finanziari che generano ricadute sociali e ambientali positive.
Bertrand Rocher, co-head of Fixed Income di Mirova (Natixis IM)
Ma se è vero ciò che alcuni osservatori di mercato temono, ossia un affievolimento momentaneo dello slancio della sostenibilità nella finanza, cosa accade nel private debt su questo fronte? “L’ESG è ancora molto popolare fra gli investitori, ma tra quelli che ora sono più maturi e pienamente convinti di come i criteri ESG possano portare loro dei benefici. Il periodo non è affatto calmo, anzi!”, indica Bertrand Rocher, co-head of Fixed Income di Mirova (affiliata di Natixis IM). “Va notato che l’ESG divenne una moda nel 2020. Ma ora è di nuovo tornato ad essere ciò che è sempre stato: una tendenza a lungo termine e inevitabile per i prossimi decenni, data l’impellente …
Il 2024 si chiude con investimenti a quota 1,1 miliardi, in linea con l’anno prima. E il 2025 parte con 190 milioni e 53 operazioni. Ma il gap con il resto d’Europa resta ampio. L’analisi Bain
L’industria tricolore cresce ma resta lontana da quella degli altri grandi Paesi UE. Raccolta e dimensioni i maggiori punti deboli. L’analisi Aifi, Equita e MCP
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L’industria segna un calo annuo del 9,5% sui flussi in entrata ma si conferma in crescita nel lungo periodo. E raggiunge il decimo posto in Europa per investimenti. Eppure, pochi operatori esteri e troppo focus sulle operazioni pre-seed rallentano il passo. La fotografia nel report di P101
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