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Per il co-cio della società di investimento, le spese dei governi in settori strategici per le sfide globali favorirà l’asset class. Ma gli investitori devono essere pronti alla differenziazione e puntare sui megatrend. E sull’Italia: “Mercato chiave, la democratizzazione continuerà”
Nel panorama attuale, le tensioni geopolitiche ed economiche stanno spostando l’attenzione dalla creazione di efficienza alla costruzione di resilienza. E sono sempre di più i governi che adottano politiche fiscali aggressive per indirizzare investimenti verso settori strategici, dalla tecnologia in Cina alla difesa negli Stati Uniti fino alle transizione energetica per l’Europa. Un contesto che potrebbe rivelarsi molto favorevole per chi investe in private assets, a patto però di saper navigare nella differenziazione e cavalcare i megatrend. Lo sostiene Thomas Friedberger, deputy ceo e co-cio di una società che ha fatto di questa asset class una delle sue punte di diamante: Tikehau Capital. La redazione di FocusRisparmio lo ha raggiunto per approfondirne la view.
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Gli ultimi dati su private equity e venture capital mostrano un recupero dei mercati privati dall’inizio del 2024. Cosa aspettarsi per la fine dell’anno e per il 2025?
La propensione al rischio per l’impiego del capitale è davvero solida e conferma come questi due settori siano in ripresa. Tuttavia, la dispersione sta aumentando e in futuro dovremmo aspettarci risultati molto più differenziati tra asset e fondi. A sovraperformare saranno probabilmente gli investitori che sapranno dimostrare una forte disciplina: in Tikehau Capital, nell’ambito della nostra strategia Decarbonization Private Equity, abbiamo ad esempio individuato oltre 1.600 opportunità a partire dal 2018 con un indice di selettività dell’1%. Inoltre, la presenza locale e una forte esperienza nel settore saranno elementi indispensabili.
Quali temi guideranno gli investimenti nei mercati privati in futuro? A cosa guarda, in particolare, Tikehau?
Nel prossimo futuro, riteniamo che i principali driver del ciclo di investimento in conto capitale saranno quattro: intelligenza artificiale, decarbonizzazione, difesa e digitalizzazione. Nonostante abbia già attirato enormi investimenti da parte delle grandi aziende tecnologiche e promette di catalizzare su di sé mille miliardi di dollari nei prossimi cinque anni, l’IA è però ancora accompagnata da notevoli incertezze riguardo ai costi e ai rendimenti a lungo termine. Tuttavia, i data center offrono comunque notevoli opportunità in termini sia di finanziamento che di capitale: sono occasioni legate in particolare all’esigenza di sovranità digitale, che sta inducendo le autorità pubbliche a sviluppare e a mantenere siti di storage a livello locale. Quanto invece alla transizione energetica, un tema che assorbirà risorse per 6.000 miliardi di dollari all’anno nel prossimo decennio, si tratta di un fenomeno che richiede risorse ingenti per raggiungere gli obiettivi climatici ma anche un focus sull’efficientamento dei sistemi di alimentazione e sull’ammodernamento delle infrastrutture esistenti. Tikehau Capital è particolarmente interessata a questi ambiti, considerando che cybersecurity e net zero saranno i fattori abilitanti di un sistema economico più resiliente e più sostenibile e potrebbero essere fondamentali per la crescita a lungo termine.
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In molti evidenziano come, oltre agli istituzionali, anche consulenti e investitori privati si stiano avvicinando sempre di più all’asset class. A che punto siamo nel percorso di democratizzazione e cosa manca ancora?
Si tratta di un vero e proprio trend. Gli asset privati non solo offrono diversificazione al pubblico ma contribuiscono anche a finanziare l’economia reale: un fattore che può risultare interessante per chi punta sul settore. Per via del profilo che ne contraddistingue flusso di cassa degli strumenti, il segmento del private credit in particolare sembra essere la soluzione più interessante per progettare prodotti nel formato più rispondente alle esigenze degli investitori. Tuttavia, questo impegno deve essere accompagnato da un’adeguata disclosure sui rischi e da una formazione in grado di assicurare una buona comprensione di prodotti per loro natura più complessi.
C’è chi sostiene che avranno un ruolo cruciale anche nel guidare il consolidamento dell’asset management globale, essendo tra le poche asset class ancora in grado di garantire marginalità ai gestori. È d’accordo?
I mercati privati possono sostenere il consolidamento di specifici settori chiave, proprietà che rappresenta un elemento di sovranità per i governi: ad esempio, poiché offre liquidità alle aziende che ne hanno bisogno, il private credit è considerato sempre più strategico insieme agli strumenti di finanziamento per le acquisizioni. Nel complesso, tuttavia, non è per l’incidenza su questo trend che la categoria giocherà un ruolo cruciale nei prossimi anni. Il vero vantaggio strategico offerto da questi strumenti e che permetterà loro di farsi strada è la capacità di offrire soluzioni di finanziamento in momenti di scarsità di capitale e catturare così opportunità altrimenti precluse. Un beneficio che, per essere colto, necessità però di maggiore disciplina e selettività.
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Da questo punto di vista, c’è un tema anche normativo? Che ruolo possono avere la Capital Markets Union e il programma Draghi nel favorire il segmento?
L’intervento governativo è diventato un fattore sempre più importante nelle maggiori economie mondiali, con un’attenzione particolare alla creazione di resilienza piuttosto che all’efficienza. Politiche mirate a sostenere investimenti in settori strategici, come energia e sovranità digitale, saranno quindi fondamentali per promuovere la crescita dei mercati privati. Questo cambiamento di focus offre opportunità per canalizzare i capitali verso aree cruciali, contribuendo alla trasformazione delle economie. E in un simile contesto determinante sarà la partnership pubblico-privato.
Come vede l’evoluzione del tasso di penetrazione dei mercati privati in Italia? Quanto è il gap con gli altri grandi Paesi europei e in che direzione stiamo andando? Che ruolo ha il nostro mercato per il business di Tikehau Capital?
L’Europa offre ampie opportunità per gli investitori privati, soprattutto nell’ambito della resilienza economica. Sostenere le imprese di medie dimensioni in crescita, specialmente attraverso il debito privato, è visto cioè come un’occasione per creare campioni europei capaci di competere a livello globale. Ecco perché anche per il mercato tricolore è importante promuovere la crescita delle realtà locali e migliorare la competitività del blocco in settori cruciali come quello dell’energia, industriale e tecnologico. La Penisola vanta poi una consolidata tradizione di aziende familiari ad alto rendimento, circostanza che la rende a maggior ragione strategica per Tikehau Capital. Non a caso abbiamo aperto una sede a Milano solo dieci anni dopo la fondazione della nostra società e a un anno dall’inaugurazione del nostro primo ufficio internazionale a Londra.
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