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Tutti gli economisti del sondaggio Reuters vedono uno stop sui tassi giovedì prossimo. Ma si spaccano sull’allentamento. Per Dws, tornerà la “tendenza all’inasprimento”
Dopo dieci aumenti consecutivi dei tassi, che hanno portato il costo del denaro dell’Eurozona al record storico del 4,5%, la Banca centrale europea (Bce) è arrivata al capolinea. Ne sono convinti tutti gli 85 economisti interpellati nel consueto sondaggio Reuters, che all’unanimità prevedono una pausa per il meeting in programma ad Atene giovedì 26 ottobre. Stop destinato a protrarsi anche nei mesi futuri. Il consensus si spacca però sull’avvio dei tagli: Francoforte infatti terrà ancora alta la guardia sul rischio inflazione e per un allentamento toccherà aspettare almeno fino alla metà del prossimo anno.
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Prospettive in evoluzione
Lo scorso 14 settembre Christine Lagarde e colleghi hanno optato per una nuova stretta di un quarto di punto percentuale, preannunciando che probabilmente sarebbe stata l’ultima. Hanno però ribadito l’assoluta dipendenza dai dati e lasciato intendere che il costo del denaro rimarrà alto per un lungo periodo di tempo. Proprio su quanto durerà questo periodo, tra gli interpellati dalla testata vige grande incertezza. Il 58% indica che una svolta potrebbe avvenire nel terzo trimestre del 2024 (o anche più tardi) e che il tasso di deposito si attesterà al 3,50% entro settembre prossimo. Poco più del 40% sostiene invece che l’avvio dell’allentamento avverrà prima della riunione di luglio, contro i 29 su 70 che avevano indicato il secondo trimestre nel sondaggio post meeting del mese scorso.
La view dei gestori
D’altra parte le pressioni inflazionistiche in calo a settembre, unite ai deboli dati sul Pil delle economie di Eurolandia e al forte rialzo dei rendimenti dei titoli governativi, hanno convinto buona parte degli investitori che nel meeting di giovedì prossimo non ci saranno sorprese. “Per la prima volta dal luglio 2022, è improbabile che la Bce aumenti i tassi. Con il deposit rate al 4%, molti funzionari ritengono che il costo del denaro abbia raggiunto un livello sufficientemente alto per aspettare e vedere come la politica monetaria restrittiva impatta l’inflazione e la crescita”, afferma Ulrike Kastens, economist Europe di Dws.
Per l’esperto, l’inflazione continuerà a scendere bruscamente nei prossimi mesi e ad ottobre potrebbe calare al 3,3%, ma i rischi restano all’ordine del giorno. “Il recente aumento dell’energia, così come l’andamento dei salari e il loro impatto sui prezzi dei servizi in particolare, saranno probabilmente temi da affrontare in questo contesto. È quindi probabile che la tendenza all’inasprimento venga riaffermata”, precisa. Per questo, a suo parere, il messaggio centrale della presidente Lagarde sarà: tassi elevati più a lungo.
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Infine, altra questione sul tavolo è il reinvestimento del Pepp. Una misura che dovrebbe continuare almeno fino alla fine del prossimo anno e che rappresenta la prima linea di difesa quando le tensioni di mercato compromettono la trasmissione della politica monetaria. “Lo spread dei titoli di Stato italiani rispetto ai Bund è aumentato significativamente nelle ultime settimane, ma è probabile che la Bce lo veda come una conseguenza dell’aumento del deficit di bilancio della Penisola”, sottolinea la Kastens. A suo parere, una decisione in proposito è improbabile nel prossimo meeting ma a dicembre è possibile che venga annunciata una riduzione dei reinvestimenti già a partire dalla primavera del 2024.
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