Il manager racconta il processo di selezione per le soluzioni multi-manager e co-investimenti e spiega l’evoluzione dell’asset allocation strategica e tattica dei portafogli
Enzo Colombo, Head of credit, loans & private equity strategies di Eurizon Capital Real Asset
I mercati privati sono uno degli ambiti di maggior sviluppo nel futuro dell’asset management e per questo motivo i grandi gruppi, sia italiani che esteri, si stanno attrezzando con specifiche business unit dedicate a questa nuova area di investimento.
Fra le fasi più complicate che un gestore deve affrontare quando si confronta con realtà specializzate di private equity o private debt ci sono certamente la selezione dei migliori partner e la successiva due diligence da seguire per esser sicuri di riuscire a portare a casa il miglior risultato possibile per sé e la propria clientela. Abbiamo affrontato questo e altri temi con Enzo Colombo, Head of credit, loans & private equity strategies di Eurizon Capital Real Asset.
Può spiegarci nel dettaglio come funziona il vostro processo d’investimento?
Per investire nei mercati privati ci siamo dotati di un processo rigoroso, con chiare responsabilità e controlli, in linea con gli standard internazionali. Si tratta di un processo articolato in diverse fasi che prevede il coinvolgimento di un Comitato investimenti dedicato (a cui partecipano anche Risk management e Compliance), in una prima fase per discutere le opportunità e valutarne preliminarmente la solidità e la coerenza rispetto alle nostre strategie di asset allocation e, successivamente, una volta terminate le analisi di dettaglio (es. strategia, track-record, profilo di rischio-rendimento, focus Esg, aspetti legali e fiscali, gestione dei conflitti di interesse e altro) per deliberare gli investimenti. Tutte le due diligence vengono condotte sia attraverso analisi quali-quantitative di dettaglio sia incontrando personalmente i gestori dei fondi target o gli sponsor dei co-investimenti che ci vengono proposti.
Nella fase di due diligence quali sono gli aspetti più importanti?
Il processo di due diligence viene documentato preparando un Information Memorandum che contiene tutte le analisi condotte dal team di gestione e dalle funzioni legale e di controllo. La sottoscrizione dell’investimento è sempre preceduta dalla negoziazione di aspetti legali che ci permettono di ottenere le migliori condizioni e di effettuare un monitoraggio puntuale dei portafogli. È importante infine sottolineare che il team di investimento segue tutto il ciclo di vita di ciascun asset, comprese le attività di monitoraggio che riteniamo siano un aspetto chiave per operare nei mercati privati con un approccio proattivo. In quest’ambito, ad esempio, effettuiamo riunioni periodiche con gestori e sponsor per commentare l’andamento degli investimenti e partecipiamo, grazie alla dimensione della nostra piattaforma, agli Advisory board dei fondi in cui investiamo che ci permettono di avere maggiori informazioni sull’andamento dell’investimento e di presidiare tematiche legate a conflitti di interesse ed eventi straordinari (es. key men, change of control, altro).
Qual è l’attuale allocazione strategica del portafoglio che gestisce e quali sono le opportunità più interessanti che valuta nell’attuale scenario?
I portafogli di cui sono responsabile sono focalizzati sul private equity e sul private debt. L’allocazione per ciascun portafoglio viene costruita sulla base delle linee guida fornite da ciascun cliente, combinando le nostre “view di mercato” con le opportunità che possiamo intercettare a livello nazionale e internazionale. Per le assicurazioni, la nostra allocazione è maggiormente focalizzata sul private debt e ci permette di ottenere un flusso cedolare interessante a fronte di un miglior assorbimento di capitale in ottica Solvency II rispetto alle altre asset class. Attualmente continuiamo a preferire strategie “senior” che presentano un buon livello di protezione. A queste strategie affianchiamo strategie “opportunistiche” che mirano a creare maggiore valore in considerazione dell’attuale contesto di mercato. Quest’anno prevediamo di elevare tatticamente l’esposizione verso le strategie opportunistiche, incrementando l’esposizione sul Nord America. Nei portafogli assicurativi continuiamo comunque a prevedere un’allocazione sul private equity che riteniamo possa contribuire a generare ulteriore valore in termini di multipli “cash-on-cash” se perseguita con la necessaria continuità. Nel private equity, ci siamo focalizzati su strategie “Mid Buy-Out” sia sul primario sia sul secondario; il secondario ci permette di inserire nei portafogli un ulteriore elemento di diversificazione per “vintage”, gestore e geografia ed è particolarmente utile per mitigare l’effetto “j-curve”. Tatticamente, nel private equity, prevediamo un’allocazione anche sul “Growth equity” e su iniziative focalizzate su singoli temi che sono riconducibili a trend di lungo periodo come, ad esempio, digitalizzazione e healthcare. I nostri portafogli assicurativi sono esposti prevalentemente su Europa e Nord America. L’esposizione verso l’Italia è attualmente pari a circa il 20%.
Novità recenti o future?
Abbiamo poi lanciato, con partner di reti private, prodotti Pir Alternativi dedicati alla clientela Private/HWNI. In questo caso, il focus degli investimenti riguarderà prevalentemente l’Italia (70-80%) e, in particolare, il private equity sarà l’asset class per cui è prevista la maggiore allocazione. Gli investimenti del Pir avranno l’obiettivo di sostenere la crescita di imprese italiane che rappresentano la migliore espressione del nostro tessuto produttivo. Per questi prodotti prevediamo un’importante quota di co-investimenti.
Per quanto riguarda le soluzioni multi-manager e co-investimenti quali sono i criteri che prendete in considerazione per selezionare i fund manager con cui sviluppare prodotti?
I criteri utilizzati sono veramente molti e riguardano oltre 90 ambiti di analisi valutati sulla base di un questionario di due diligence dedicato, incontri con le società di gestione e reference call con altri investitori e/o competitor. A titolo esemplificativo, per quanto riguarda la selezione dei fondi, vengono approfonditi i) il profilo, la solidità e la reputazione della Sgr; ii) la governance e processi di investimento; iii) il profilo del team di investimento; iv) l’allineamento di interessi; v) la strategia del Fia, il track record e il contesto di mercato; vi) gli aspetti Esg; vii) le performance e la struttura commissionale e viii) lo stato della pipeline e del fundraising. Per quanto riguarda i co-investimenti, viene fatta una valutazione dello sponsor seguendo lo schema appena menzionato a cui si affianca una nostra analisi specifica e indipendente della singola operazione. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, a titolo esemplificativo ci focalizziamo sul profilo e sulla valutazione dell’azienda, sulla struttura dell’operazione e le modalità di uscita, sui key financials e sul business plan, sulla governace negoziata dallo sponsor, sugli aspetti Esg e sulle performance attese.
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