Le strategie della casa francese spiegate nel documento mensile del comitato investimenti
Didier Saint-Georges, managing director e membro del comitato di investimento strategico di Carmignac
Tutto è capovolto rispetto ad un anno fa. Mentre il mondo occidentale è ancora alle prese con il contenimento del virus e le prospettive di un ritorno alla normalità appaiono ancora lontane, in Cina i dati diffusi dall’Ufficio nazionale di statistica dicono che il Pil del primo trimestre di Pechino vola del 18,3% su base annua. Il balzo record, nel pieno della ripresa del post Covid19, si confronta con il tonfo storico a -6,8% del primo trimestre 2020. In termini congiunturali, la crescita è dello 0,6%.
“Mentre la ripresa economica negli Stati Uniti si riflette già in gran parte nell’aumento dei tassi d’interesse e nella performance superiore dei titoli ciclici, in Europa, l’introduzione massiccia di vaccini nel secondo trimestre avrà molto probabilmente un ruolo decisivo nel rendere possibile la riapertura delle economie”, commenta Didier Saint-Georges, managing director e membro del comitato di investimento strategico di Carmignac.
Questo differenziale di crescita fra le due parti di mondo si riflette anche nelle strategie degli asset manager, come conferma Saint-Georges: “Manteniamo i nostri investimenti in società statunitensi che possono contare su una crescita prevedibile degli utili, e al contempo abbiamo investito in società cinesi che offrono una crescita prevedibile degli utili”.
La strategia è dunque quella di “gestire un eventuale periodo di instabilità sui mercati – sostiene il gestore –, al fine di poter conservare in portafoglio il forte potenziale dei nostri investimenti a lungo termine”.
D’altronde l’ipotesi di estensione del rialzo dei tassi a lungo termine rappresenta un rischio non solo per la valorizzazione degli asset finanziari, ma anche per diversi settori di attività, a partire da quello immobiliare e in questo contesto l’area dove i mercati sembrano più selettivi potrebbe essere l’Europa.
“Il ritardo europeo rispetto al ciclo degli Stati Uniti dovrebbe offrire prospettive interessanti per alcuni titoli, soprattutto nel settore del turismo. Inoltre, i livelli più bassi dei tassi lasciano presagire che i mercati azionari europei siano maggiormente in grado di ammortizzare la prossima fase di aumento dei tassi o dell’inflazione, qualora dovesse manifestarsi. Per quanto riguarda i mercati obbligazionari europei, invece, siamo passati a un approccio più cauto”, spiega Saint-Georges.
“Nelle obbligazioni core manteniamo invece una gestione molto attiva. Al fine di gestire il rischio di aumento dei tassi d’interesse, utilizziamo un’ampia gamma di strumenti, quali posizioni corte nei tassi nominali e reali o posizioni lunghe sull’aspettativa di inflazione. Queste posizioni sono concentrate negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in misura minore in Germania”, chiosa l’esperto.
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