L’outlook di metà anno della casa di gestione fornisce esempi specifici su alcune società che meglio interpretano l’evoluzione dell’economia post-covid e le aspettative circa l’andamento dei mercati
Robert Lind, economista di Capital Group
Investire significa certamente avere a che fare con fondamentali di mercato che influenzano in maniera, più o meno forte a seconda dei casi e dei periodi, il contesto in cui si opera. Nel concreto, però, i portafogli sono composti da titoli, azionari o obbligazionari, che rimandano a società specifiche che agiscono nel mondo reale influenzate da tutto ciò che in esso accade.
Adottare una prospettiva in grado di unire generale e particolare, le metriche dei mercati e la singolarità delle aziende, è uno dei cardini della filosofia di investimento con forte focus sulla gestione attiva di Capital Group che per il suo consueto mid-year outlook ha dunque proposto una riflessione in cui non sono mancate indicazioni puntuali su attori del mondo delle imprese che a livello globale più rappresentano l’evoluzione della società post-covid e le aspettative circa l’andamento dell’economia.
Il nuovo rapporto tra fisico e digitale
Il risveglio dei consumi e dell’economia globale non è in discussione, secondo Robert Lind, economista di Capital Group, che sottolinea come sia incontrovertibile il ritorno alla spesa di consumatori e aziende dopo un periodo di accumulo della liquidità. In ottica di investimento la preoccupazione maggiore da un punto di vista macroeconomico è dunque rappresentata da una possibile impennata dell’inflazione. “Nonostante l’aumento dei prezzi di alcune materie prime e dei prodotti di consumo, i segni di una più ampia inflazione sembrano essere per lo più di natura a breve termine ed è improbabile che producano pressioni inflazionistiche sostenute e a lungo termine”, afferma Lind che ricorda inoltre le recenti conferme di un atteggiamento accomodante da parte delle principali banche centrali a livello globale.
Il massimo vantaggio sarà dunque conquistabile individuando quelle aziende che da un lato cavalcano settori in ripresa e dall’altro hanno utilizzato la pandemia come banco di prova per modernizzare i propri modelli di business.
“Compagnie di crociera come Royal Caribbean hanno adottato rigidi protocolli per limitare la diffusione delle malattie quando la navigazione riprenderà. Aziende come Hilton stanno acquistando più proprietà e razionalizzando le operazioni. Nella ristorazione, Darden, un operatore di ristoranti multimarca, ha adottato il servizio di ritiro, le ordinazioni online e i pagamenti senza contatto. Il rivenditore specializzato Williams-Sonoma ha visto il traffico online superare le vendite dei negozi fisici e ha colto l’opportunità di rinegoziare i contratti di locazione dei negozi fisici. Il produttore di snack Mondelez, che ha speso miliardi di dollari di pubblicità in TV, ora sta ottenendo un ritorno del 25% maggiore con gli annunci online. Nel frattempo, l’anno scorso Netflix è diventato il più grande creatore di contenuti al mondo”.
A di là dei settori più impattati dalle riaperture e dai macrotrend consolidati, la valutazione dell’opportunità di investimento resta sempre, nel suo momento finale, individuale. Un approccio che si comprende pienamente a partire dall’analisi dell’economista di Capital Group di una delle più classiche dicotomie del mondo degli investimenti.
“È il momento di passare dalla growth al value?”, si chiede. “Non così in fretta” è la risposta. “Ci possono essere aziende in crescita che sono economiche e aziende economiche che crescono, quindi valore e crescita non sono in opposizione. Siamo in un ambiente ricco di target, con opportunità di investire in società in rapida crescita, oltre ai classici ciclici”.
Azionario
“Nel giro di pochi mesi, COVID-19 ha portato a un balzo in avanti di anni in termini di cambiamenti nel modo in cui viviamo e lavoriamo. Alcune aziende hanno visto i loro modelli di business accelerare di tre o quattro anni nel 2020”, spiega Julie Dickson, Equity Investment director di Capital Group. Il denominatore comune del cambiamento è rappresentato dalla tecnologia, i cui titoli hanno già raggiunto in molti casi valutazioni stellari. “Le tendenze di crescita rimangono forti”, sottolinea però Dickson. “Le società di servizi cloud come Amazon Web Services e Microsoft Azure hanno visto aumentare la domanda dei loro servizi, così come MasterCard e PayPal per i loro servizi di pagamento digitale. Alcuni rivenditori tradizionali, come Williams-Sonoma e Target, si sono spostati per concentrarsi sul loro ecommerce”, entra nel dettaglio.
Focus specifico su un settore collegato che è visto come il potenziale campione di crescita nel medio periodo. “Secondo varie stime, le vendite globali di semiconduttori potrebbero raddoppiare da circa 450 miliardi di dollari di oggi a quasi 1.000 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni. I più grandi produttori di chip del mondo stanno spendendo miliardi per soddisfare l’aumento della domanda. Alcuni hanno essenzialmente guadagnato un monopolio su aspetti chiave del business. Il produttore olandese ASML, per esempio, costruisce attrezzature di litografia ad alta tecnologia, uniche nel loro genere, che altre aziende usano per produrre chip avanzati”, afferma la Equity Investment director di Capital Group.
Fixed income
Il mercato delle obbligazioni è quello approcciato oggi con maggiore cautela da parte degli investitori. “Non c’è da stupirsi che la matematica delle obbligazioni spaventi alcuni investitori in questo momento”, ammette Peter Becker, Fixed Income Investment director di Capital Group. “Ma se siete alla ricerca di resilienza”, aggiunge, “allora avere una visione a lungo termine e mantenere la rotta con le obbligazioni potrebbe ancora avere senso”.
“Che i rendimenti obbligazionari salgano o scendano”, ricorda Becker a livello generale, “una forte allocazione di base si rifà ai quattro ruoli del reddito fisso: conservazione del capitale, protezione dall’inflazione, reddito e diversificazione dalle azioni”. “La correlazione media triennale dell’indice Bloomberg Barclays US Aggregate con l’indice Standard & Poor’s 500 Composite è stata pari allo 0,16. Questo suggerisce un livello di potenziale diversificazione che potrebbe tornare molto utile in caso di battute d’arresto della ripresa”, completa.
Guardando al momento attuale, fa notare, inoltre, come con un’economia in ripresa, i tassi di default delle aziende dovrebbero continuare a scendere rispetto al picco della pandemia. “Un minor numero di default potrebbe fornire una spinta alle obbligazioni societarie, in particolare quelle del settore ad alto rendimento, che include nomi come Ford e Kraft Heinz”, conclude.
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