“Non abbiamo intenzione di modificare in modo massivo il portafoglio”, dice il fund manager il cui tema preferito è il cloud computing – con Microsoft e Amazon in cima all’allocazione
Le prospettive di un’impennata fuori controllo dell’inflazione e di un precoce ritiro delle misure straordinarie di stimolo da parte delle banche centrali stanno mettendo in difficoltà i mercati delle obbligazioni e alcune parti dell’azionario.
La reazione di Wall Street dopo l’ultima riunione della Federal Reserve è emblematica: questo scenario sembra in grado di mettere diversi operatori in condizioni di dover riconsiderare il posizionamento dei propri portafogli, incorporando le prospettive di una crescita post-Covid più alta di quanto pronosticato.
Ma è davvero l’inizio della fine per i titoli tecnologici quotati al Nasdaq?
David Dudding, gestore del fondo Threadneedle (Lux) Global Focus di Columbia Threadneedle Investments (1,3 miliardi in gestione al 31 gennaio 2021), interpellato questa settimana per la rubrica “Alla ricerca di Alpha”, ci risponde che la regola aurea in questa fase è quella di mantenere un approccio agnostico. “Non siamo investitori tematici, né costruiamo portafogli top down. Preferiamo valutare le singole aziende per i loro meriti e le loro qualità, cercando quelle che possono ottenere una crescita positiva nel lungo periodo. Questo ci espone in modo naturale a certe tendenze secolari – e-commerce, cloud computing, innovazione sanitaria, et cetera – molte delle quali si sono dimostrate vincenti l’anno scorso”.
In questa fase di uscita dalla pandemia, pensate sia corretto mettere in atto una rotazione settoriale del portafoglio verso la parte più ciclica dell’universo d’investimento?
I mercati azionari stanno prezzando una ripresa economica ad un ritmo più veloce di quanto previsto in precedenza, cosa che vediamo anche riflessa nel mercato obbligazionario. Il miglioramento del sentiment economico offre generalmente un boost alle aziende medie, che sfruttano la crescita economica per accrescere i propri guadagni. Tuttavia, il mondo post-Covid sarà probabilmente caratterizzato da una bassa crescita economica, bassi tassi di interesse e un accumulo di debito. È improbabile che queste condizioni vadano a beneficio delle aziende di medie dimensioni. Quindi, ci saranno aziende per le quali la vaccinazione di massa rappresenta la potenziale fine di un temporaneo trend contrario (ad esempio le industrie legate ai viaggi e ai consumi), ce ne saranno molte altre per le quali la campagna vaccinale è solo un sostegno a breve termine. Non abbiamo intenzione di modificare in modo massivo il portafoglio, ma abbiamo un’esposizione a una serie di società che dovrebbero beneficiare delle riaperture (ad esempio Mastercard, LVMH, HDFC). La nostra attenzione rimane sulle società di alta qualità che riteniamo possano generare rendimenti su un orizzonte temporale pluriennale.
Molti titoli presenti nel vostro portafoglio, però, sono di natura tecnologica. Non temete che possano risentire della prossima fase del ciclo economico?
Questi temi non scompariranno nel 2021, anzi alcuni hanno subito probabilmente un’accelerazione. Prendiamo ad esempio il cloud computing. La spesa IT aziendale nel 2020 è stata di oltre 3,5 trilioni di dollari, di cui solo una piccola parte è stata utilizzata per il cloud computing, che, tuttavia, sta crescendo e la cui quota nella spesa complessiva è destinata ad aumentare. Questo andrà a beneficiare Amazon e Microsoft, gli attori dominanti nell’infrastruttura cloud (un mercato che non è facile da perturbare). Così, mentre alcune valutazioni possono essere tirate, siamo convinti di poter trovare grandi aziende con un percorso di crescita che giustifica ampiamente la valutazione attuale.
In termini di regione il portafoglio predilige il Nord America. Come cambierà questa allocazione in futuro? Prendiamo, per esempio, le grandi società tecnologiche del Sud-Est asiatico (da Tencent a Alibaba), pensa che potrebbero diventare possibili obiettivi nel medio/lungo periodo?
La nostra predilezione per gli Stati Uniti non è dovuta a una visione top down del mercato americano. Semplicemente troviamo molte grandi aziende in questa parte del mondo. Ma queste sono aziende globali, quindi se si guarda oltre la loro sede centrale, ovvero fino a dove arrivano i loro soldi, la nostra esposizione agli Stati Uniti scende a circa il 45% (che è ampiamente in linea con l’MSCI ACWI). Si nota anche che al secondo posto prediligiamo i mercati emergenti. Questa strategia è intenzionale e deriva da un mix di esposizione diretta e indiretta. Ci siamo inseriti selettivamente nei mercati emergenti negli ultimi mesi, anche se non necessariamente nel settore delle grandi tecnologie. La nostra attenzione si è concentrata più sui business emergenti o sui settori finanziari, essendo quest’ultimo un settore che è diventato molto meno una commodity rispetto alla sua controparte nei mercati sviluppati dei mercati avanzati.
Il focus su un universo d’investimento così ampio richiede un grande impegno in termini di analisi e ricerca. Come si configura in termini di dimensioni del team di ricerca azionaria e come si concilia con i costi del fondo?
All’interno di Columbia Threadneedle vantiamo un’ampia capacità di ricerca e una forte cultura di collaborazione. Abbiamo analisti in tutto il mondo, molti dei quali gestori di portafogli, che possono essere fonte di ispirazione per il gruppo. Questo ci permette di avere accesso diretto al mercato locale, fattore questo per noi estremamente importante. Aiuta anche il fatto che i nostri analisti abbiano una visione comune su che cosa rende grande un’azienda. Tuttavia, con questo livello di risorse a disposizione, è fondamentale essere disciplinati nel mindset e nelle decisioni. Il nostro è un portafoglio globale high conviction.
Alla luce del nuovo regolamento europeo Sfdr come incorporate gli aspetti Esg nelle valutazioni delle società in cui investite?
L’Esg è assolutamente fondamentale per il nostro processo, è uno dei pilastri su cui si basa il nostro framework di ricerca ed è indissolubilmente legato alla nostra attenzione al vantaggio competitivo e all’industry. Proprio come metteremmo in discussione un team di gestione che alloca male il capitale, così mettiamo in discussione quelle compagnie che non considerano il proprio profilo ESG. Mentre la governance è chiaramente un requisito fondamentale per ogni investimento che facciamo, crediamo che sia altresì importante concentrarsi su ciò che concretamente ha un impatto sull’azienda quando si considerano gli elementi E e S. È, in parte, per questa ragione che abbiamo sviluppato il nostro sistema interno di rating RI (Responsible Investment) che si concentra sul principio di materialità del settore. Questo ci conferma che ci stiamo ponendo la domanda corretta e che ci stiamo concentrando sui dati che contano per quella particolare azienda. A nostro avviso, questo approccio mirato e integrato dovrebbe favorire una sovraperformance stabile e a lungo termine.
Alla ricerca di Alpha è la rubrica di FocusRisparmio.com dedicata ai fund manager. Ogni lunedì, con l’aiuto degli esperti del settore, vengono messi sotto la lente i fatti recenti più significativi e gli impatti sui portafogli da essi gestiti con una visione impostata sul medio e lungo termine.
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