Guerra commerciale, politica fiscale, Fed, recessione: per gli asset manager i prossimi mesi non saranno una passeggiata. E l’unica certezza sarà la volatilità
Donald Trump, presidente degli Stati Uniti
“I migliori di sempre. E non avete ancora visto niente”. Così il presidente statunitense, Donald Trump, ha definito i suoi primi 100 giorni alla Casa Bianca che per il mondo intero sono stati l’equivalente di uno tsunami. In appena tre mesi il tycoon ha infatti sconvolto l’ordine geopolitico globale, stravolto il commercio internazionale e messo in discussione la traiettoria fiscale americana e l’indipendenza della politica monetaria. Il tutto a colpi di ordini esecutivi, dichiarazioni estemporanee e minacce. Il risultato, oltre al caos sui mercati, è una notevole incertezza che sta disorientando gli investitori, bloccando le imprese, azzerando la fiducia dei consumatori e fa temere l’arrivo di una recessione globale. Per i gestori il bilancio è pesantissimo e, anche in caso di un cambio di passo, molti danni sono ormai stati fatti. Non solo: la volatilità è comunque destinata a continuare e, per questo, le parole d’ordine restano cautela e diversificazione.
Kevin Thozet, membro del Comitato Investimenti di Carmignac
“Siamo probabilmente oltre il picco della campagna dei dazi di Trump”, afferma Kevin Thozet, membro del Comitato Investimenti di Carmignac, secondo cui ora ci aspettano negoziati lunghi e tortuosi, a meno che il presidente USA non decida di imboccare una via d’uscita. “Anche se dovesse fare marcia indietro, l’incertezza commerciale non si dissolverà, continuando a pesare sugli investimenti aziendali e sulla fiducia dei consumatori”, avverte però l’esperto. Diverso il quadro per la Cina, dove si è solo all’inizio. “Sebbene Pechino possa contare su una posizione negoziale solida, l’umiliazione subita rende politicamente molto difficile accettare una soluzione di compromesso”, spiega Thozet. A suo parere, anche sei i colloqui dovessero concretizzarsi e si raggiungesse un accordo di tipo ‘Fase Uno’, difficilmente si risolverebbe il problema della rapida crescita del Dragone. Senza contare che un ulteriore nodo riguarda l’approccio di Trump volto esplicitamente a colpire le alleanze strategiche del Paese asiatico con Russia e Iran.
Politica fiscale
Secondo Elliot Hentov, head of macro policy research di State Street Global Advisors, è probabile che i prossimi 100 giorni di Trump avranno caratteristiche diverse. “Il rischio legato alla politica commerciale si sta attenuando, grazie a una riduzione unilaterale e bilaterale delle barriere, il che comporta un rischio al rialzo più significativo per i mercati finanziari”, sostiene. Per l’esperto, sarà quindi la politica fiscale a passare in primo piano, con la possibilità che misure reflazionistiche stimolino gli ‘spiriti animali’ degli investitori. “Tuttavia il rischio può manifestarsi in entrambe le direzioni. Un’altra ondata di volatilità sui mercati è possibile se l’amministrazione Trump interpreterà male l’appetito del mercato obbligazionario per un aumento dei deficit fiscali degli Stati Uniti”, chiarisce. Il risultato finale, a detta di Hentov, dovrà essere un bilancio con uno stimolo fiscale vicino allo zero, il che significa che i deficit continueranno a mantenersi intorno al già elevato 6% del PIL. “La vera domanda è se questo obiettivo sarà raggiunto attraverso un nuovo stress di mercato o con una politica più sensibile alle reazioni del mercato”, mette in guardia.
Quanto alla crescita, per Connor Fitzgerald, fixed income portfolio manager di Wellington Management, la probabilità di una recessione negli Stati Uniti è elevata, anche alla luce del fatto che una decelerazione sembrava già evidente prima del caos trumpiano. “I discorsi sulle guerre commerciali e sui dazi hanno amplificato il rischio di rallentamento economico”, afferma. Dello stesso parere Thozet, che fa anche notare come molte aziende importatrici abbiano anticipato gli ordini nel primo trimestre, per timore di un peggioramento della guerra commerciale, e come la fiducia delle imprese abbia subito un forte contraccolpo. “Di conseguenza, il PIL USA rischia di ristagnare nel secondo trimestre. Il nostro scenario centrale prevede uno shock di stagflazione negli Stati Uniti quest’anno e un forte shock deflazionistico per il resto del mondo”, rimarca.
Federal Reserve
In un contesto così incerto, per i gestori il rischio è che la Fed scelga di mantenere a lungo un atteggiamento attendista, trovando una giustificazione tecnica nella tenuta del mercato del lavoro. “I mercati hanno già incorporato nelle aspettative quattro tagli dei tassi per quest’anno: a nostro avviso si tratta di una previsione eccessivamente ottimistica, e riteniamo più probabile che il primo intervento arrivi dopo luglio”, osserva Thozet. Secondo Campe Goodman, fixed income portfolio manager di Wellington Management, per l’istituto centrale americano si prospetta un dilemma. “La contrazione economica solitamente comporterebbe una riduzione dei tassi; tuttavia, con l’inflazione elevata, la Fed deve affrontare una sfida di credibilità. È probabile che si verifichi una riduzione dei tassi d’interesse, accompagnata da una significativa volatilità”, analizza Goodman. Aggiungendo che questo potrebbe provocare un irrigidimento della curva dei rendimenti, con i tassi a breve termine che scenderanno e quelli a lungo termine che rimarranno più stabili.
Per ora, secondo i gestori l’unica certezza è quindi che lavolatilità proseguirà. “Una lezione importante che gli investitori possono trarre dai primi 100 giorni è quella di prepararsi per un contesto di incertezza che probabilmente persisterà oltre questo periodo: una pausa sui dazi non rappresenta una garanzia di stabilità né un indicatore certo di una crescita del mercato azionario; piuttosto, evidenzia quanto rapidamente e profondamente le decisioni politiche possano influenzare i mercati”, raccomanda Nick Samouilhan, portfolio manager investment strategy di Wellington Management. A suo parere, le recenti turbolenze sottolineano i potenziali vantaggi delle strategie di gestione attiva, che tendono a essere più reattive e adattabili rispetto a quelle passive.
Altaf Kassam, Emea head of investment strategy & research di State Street Global Advisors
“Data l’incertezza dei mercati e il potenziale calo della domanda, potrebbe essere vantaggioso includere in portafoglio asset che offrano una maggiore diversificazione, privilegiando le obbligazioni rispetto alle azioni, e asset che aumentino la stabilità, come posizioni sovrappesate in liquidità, oro e altri asset non correlati”, sostiene Altaf Kassam, Europe head of investment strategy & research di State Street Global Advisors. In quest’ottica, l’esperto osserva che la liquidità continua ad offrire un buon carry e rappresenta un rifugio per conservare il dry powder. Quanto all’Europa, per Kassam il trend valutario potrebbe perdere vigore nel breve termine, ma sono comunque probabili ulteriori rialzi settoriali nell’azionario, con le aziende pronte a beneficiare degli investimenti pubblici che registreranno i guadagni più significativi. “Per chi adotta un approccio strategico, il mercato potrebbe offrire un’opportunità d’investimento, riequilibrando il portafoglio a valutazioni più convenienti. Per coloro che adottano un approccio più dinamico, una posizione difensiva potrebbe preservare il capitale e consentire l’accumulo di dry powder per trarre vantaggio da ulteriori dislocazioni”, conclude.
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