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L’articolo è pubblicato su FocusRisparmio Magazine di luglio-agosto 2022 dal titolo “La grande rotazione”, disponibile in versione digitale al seguente link.
La rapida ascesa dell’inflazione è il tema dominante degli ultimi mesi. E gli esperti sono convinti: il caro vita non è destinato a rallentare nel prossimo futuro
Con la guerra in Ucraina in corso, il surriscaldamento del mercato del lavoro, i prezzi dell’energia, delle materie prime e del grano che lievitano di giorno in giorno ripercuotendosi sui costi aziendali, l’inflazione è attesa bollente ancora a lungo. Con tutte le conseguenze del caso a iniziare dall’irrigidimento delle politiche monetarie da parte delle banche centrali per raffreddare la corsa del caro vita, fino ai rischi di rallentamento economico. Per questo è bene attrezzarsi, studiando una allocazione del portafoglio in grado di battere l’inflazione e la volatilità destinata ad abbattersi sui mercati finanziari.
“All’interno dell’asset class legata all’inflazione, le fonti alfa sono numerose e variegate: dalle strategie core (tassi reali, breakeven, carry e relative value), alle strategie di diversificazione (tassi nominali, valute e Paesi non benchmark)” sostiene Abdel-Rani Guermat, global inflation portfolio manager di Ostrum Asset Management, affiliata di Natixis Investment Managers che, a fronte a un’inflazione che rimane molto elevata all’interno dei Paesi sviluppati, mantiene una posizione di neutralità dinanzi al restringimento delle condizioni monetarie e un posizionamento di sottopeso nei confronti dei tassi reali a causa dell’inasprimento delle politiche monetarie da parte delle banche centrali.
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“Continuiamo a beneficiare di un carry molto interessante e siamo posizionati in vista di un riaggiustamento delle cedole più elevato sulle scadenze brevi. Per quanto riguarda gli spread periferici, il rischio di un rallentamento economico insieme all’annunciata conclusione del Quantitative Easing sono elementi che stanno esercitando pressioni a favore di un allargamento. Stiamo monitorando il timing di acquisto del mercato perché il mercato sta anche testando la ‘soglia di dolore’ della Bce e la sua intenzione di intervenire per limitare il rischio di frammentazione. Infine, in termini di diversificazione, ci stiamo posizionando con una view rialzista sui tassi nominali a dieci anni attraverso il mercato dei futures” conclude Guermat.
Per Jonathan Baltora, gestore del fondo Axa WF Global Inflation Short Duration Bond, in un contesto di inflazione galoppante le obbligazioni inflation linked possono dare un valore aggiunto al portafoglio. Non è un caso che, mentre il costo della vita ha via via toccato rialzi sempre più importanti, le obbligazioni legate all’inflazione sono una delle strategie a reddito fisso che hanno registrato le migliori performance nel 2022. Per quanto riguarda nello specifico le obbligazioni inflation linked a lunga scadenza, da inizio anno generalmente in territorio negativo a causa della loro sensibilità ai tassi d’interesse, “hanno comunque sovraperformato in modo significativo le obbligazioni a tasso fisso grazie all’indicizzazione all’inflazione”.
Le obbligazioni agganciate all’inflazione con duration breve (bond inflation linked con scadenza tra uno e cinque anni), al contrario, “sono uno dei pochi segmenti del mercato obbligazionario con performance positive da inizio anno, nonostante i forti aumenti dei tassi d’interesse che sono stati più che compensati dall’indicizzazione a un’inflazione elevata”. “Battere l’inflazione è quindi una questione di asset allocation, per cui gli investitori dovrebbero considerare il posizionamento del proprio portafoglio non solo in base alla sensibilità ai tassi d’interesse, che tendono ad aumentare quando l’inflazione è in crescita, ma anche alle azioni tematiche o settoriali e all’allocazione immobiliare”, sostiene Baltora secondo cui sul fronte del reddito fisso, le obbligazioni indicizzate all’inflazione rappresentano una nicchia unica tra i titoli di Stato, in quanto sono liquide e offrono un legame esplicito con l’inflazione, che comprende i prezzi dei generi alimentari e dell’energia.
Ma, evidenzia l’esperto di Axa, occorre tenere presente che le obbligazioni legate all’inflazione sono sensibili ai tassi d’interesse e “per questo motivo preferiamo le obbligazioni a breve scadenza che sono meno esposte alle oscillazioni dei tassi di interesse”. Per Baltora poi i tassi del mercato monetario “sono ancora troppo bassi per rendere interessanti le obbligazioni a tasso variabile in questa fase del processo di rialzo dei tassi”. In questo contesto il gestore di Axa WF Global Inflation Short Duration Bond suggerisce di privilegiare le obbligazioni inflation linked con scadenze brevi negli Stati Uniti, nell’area dell’euro e nel Regno Unito, in grado di offrire il vantaggio dell’indicizzazione dell’inflazione e, allo stesso tempo, una bassa esposizione alle oscillazioni dei tassi d’interesse. “Lo shock dei tassi d’interesse cui abbiamo assistito dall’inizio del 2022 è già maggiore di quello del 2013, per cui potremmo considerare obbligazioni indicizzate all’inflazione con scadenze più lunghe durante l’estate, ma probabilmente è ancora troppo presto per una mossa di questo tipo” conclude Baltora.
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E’ possibile leggere l’articolo integrale alle pagine 34-35 di FocusRisparmio Magazine di luglio-agosto 2022, disponibile in versione digitale al seguente link.
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