Le tendenze recentemente osservate sul mercato degli investimenti della clientela al dettaglio pongono nuove sfide alle autorità di regolamentazione e di vigilanza sui mercati. Quali sono e come affrontarle
Massimo Scolari, presidente di Ascofind
Nel corso del prossimo mese di maggio la Commissione europea ha annunciato la presentazione di una proposta di modifica dell’attuale legislazione Mifid2 finalizzata ad accrescere la partecipazione degli investitori al dettaglio ai mercati dei capitali e la protezione degli investitori.
La proposta, denominata Retail Investment Strategy, ha già sollevato numerose discussioni e polemiche in merito alla possibile introduzione di un divieto della percezione di incentivi nell’ambito dei servizi di investimento prestati alla clientela.
Alcuni osservatori hanno fatto notare, a mio avviso giustamente, che il dibattito sulla Retail Investment Strategy si stia concentrando eccessivamente sul tema degli incentivi (inducements-centric), anziché esplorare i miglioramenti della regolamentazione che gli operatori di mercato avevano portato all’attenzione della Commissione nelle consultazioni pubbliche degli ultimi due anni.
Da quando è entrata in vigore la Direttiva Mifid2, il panorama del settore degli investimenti della clientela retail è profondamente mutato e, con ogni probabilità, sarà ulteriormente soggetto a profonde trasformazioni.
Nei cinque anni che ci separano dalla precedente Direttiva, le nuove generazioni di investitori hanno attraversato un periodo caratterizzato dapprima dalla Pandemia Covid-19 a cui ha fatto seguito, anche in relazione al conflitto in Ucraina, una grande instabilità dei mercati dovuta alla forte crescita dei prezzi energetici e della ripresa dell’inflazione in tutti i principali paesi.
Secondo la ricerca di Consob (Report on financial investments of Italian households 2022) il 23% degli investitori italiani ha iniziato ad operare solo dal 2020 ad oggi. Secondo i dati riportati dalla Fca, nel Regno Unito circa il 60% della Generazione Z ha effettuato investimenti, seguiti dal 54% della popolazione dei Millennials, quote molto più elevate dei baby Boomers (37%).
I nuovi investitori
La ricerca sull’evoluzione della composizione del retail trading sul mercato azionario italiano a seguito delle restrizioni imposte dalla pandemia da Covid, realizzata da Consob e dalla Scuola Normale Superiore di Pisa e pubblicata nel luglio 2022, ha rilevato l’ingresso sul Mercato Telematico Azionario (MTA), durante il lockdown, di un gruppo di circa 185.000 nuovi investitori, ossia investitori che – rispetto a gennaio 2019 – non avevano mai negoziato.
Dal confronto con gli investitori attivi anche nel periodo precedente (investitori pre-lockdown) emerge che i nuovi investitori sono mediamente più giovani di dieci anni, la frazione di maschi è maggiore e, osservando i risultati dell’attività di trading, appaiono più abili, maggiormente capaci di ottenere un profitto dalle attività di trading.
Poche settimane dopo lo scoppio della pandemia, l’autorità di regolamentazione francese AMF aveva pubblicato un breve rapporto in cui, analizzando gli investitori al dettaglio, rilevava che gli acquisti di azioni francesi da parte dei clienti al dettaglio erano quadruplicati nel marzo 2020 e i volumi complessivi sono triplicati. Tra i numerosi acquirenti di azioni durante questo periodo, una percentuale significativa era costituita da nuovi clienti tra i 10 ei 15 anni più giovani degli investitori abituali in azioni francesi.
Il rapporto IOSCO
Nel rapporto finale, recentemente pubblicato dalla Retail Market Conduct Task Force di Iosco, si mette in evidenza che, dopo l’inizio della pandemia di COVID-19, si è verificato un sostanziale aumento della partecipazione degli investitori al dettaglio nei mercati statunitensi.
Storicamente, l’attività degli investitori retail rappresentava, in media, circa il 10% di tutto il volume degli scambi di azioni statunitensi (prima della pandemia di COVID-19).
Tale cifra è raddoppiata a circa il 20% nel 2020 e ha raggiunto il 26% durante il gennaio 2021 e l’aumento delle negoziazioni al dettaglio ha coinciso con una corrispondente crescita dei volumi di negoziazione nei mercati azionari e delle opzioni statunitensi, con una parte sostanziale di tale attività proveniente dagli ordini degli investitori al dettaglio.
Il rapporto di IOSCO che ha raccolto opinioni da un’ampia gamma di parti interessate tra cui investitori, autorità di regolamentazione, partecipanti al mercato, entità regolamentate, consumatori finanziari, accademici e altri organismi internazionali, rileva che gli sviluppi tecnologici stanno cambiando il modo in cui i consumatori al dettaglio interagiscono con i servizi e i prodotti finanziari. C’è un uso crescente delle piattaforme di trading online e delle app mobili e dei social media per promuovere l’offerta di titoli e altri prodotti finanziari.
Sulla base del feedback di alcuni membri IOSCO, la dimensione media degli investimenti al dettaglio è generalmente piccola, tuttavia il numero di investitori al dettaglio che investono attivamente è elevato e in aumento.
Gli investitori al dettaglio sono sempre più impegnati nel trading autogestito e gli sviluppi tecnologici possono supportare la crescente gamification degli investimenti. Queste tendenze potrebbero aver indotto gli investitori inesperti a negoziare più frequentemente di quanto avrebbero fatto altrimenti e ad assumersi rischi al di fuori della loro tolleranza e oltre la loro capacità finanziaria.
I social media
L’influenza dei social media sugli investitori al dettaglio è emersa come un tema comune nelle risposte al sondaggio tra i membri della IOSCO. Sebbene i social media possano offrire determinati vantaggi agli investitori, come un migliore accesso e diffusione delle informazioni, compresa l’alfabetizzazione finanziaria, presentano anche potenziali rischi legati a potenziale disinformazione, manipolazione del mercato e investimenti inadeguati. Molti membri della IOSCO hanno osservato il crescente utilizzo dei social media o delle piattaforme online per promuovere le truffe attraverso modi sofisticati per colpire i consumatori al dettaglio.
Copy Trading
Tra le attività di trading più diffuse, il Copy Trading sta guadagnando popolarità. Il Copy Trading è una strategia che consente agli investitori di replicare le operazioni di altri trader, che si configurano come fornitori di segnali. L’investitore, anche partecipando e scambiando informazioni nelle comunità di social trading, ha la possibilità di scegliere uno o più trader per replicare sul proprio conto, manualmente o in automatico, le operazioni disposte dagli altri trader. L’operatività si estende dalle azioni quotate ai CFD, al Forex e alle criptovalute.
Alcune piattaforme gestite da imprese di investimento regolamentate offrono varie modalità di servizio agli investitori in genere con importi minimi di accesso e costi molto contenuti e modalità di utilizzo molto semplificate.
Per gli investitori interessati ad un approccio di portafoglio, le medesime piattaforme offrono anche numerosi “smart portfolio” che possono essere implementati con i medesimi automatismi.
Negli Stati Uniti e in UK presso i consulenti finanziari va inoltre diffondendosi l’utilizzo di portafogli modello, in molti casi messi a disposizione anche dalle principali case di gestione, al fine di replicarne l’asset allocation sui portafogli dei clienti al dettaglio.
Recentemente Esma ha pubblicato un Supervisory Briefing (On supervisory expectations in relation to firms offering copy trading services). Il documento risponde alla domanda se l’esecuzione automatica di ordini su strumenti finanziari da parte di un’impresa sulla base di segnali di negoziazione emessi da terzi possa rientrare nell’ambito dei servizi di investimento elencati nell’allegato I della MiFID.
La risposta precisa che tale servizio rientra nella definizione di gestione di portafogli dove l’esecuzione dell’ordine è automatica e non richiede alcuna ulteriore azione da parte del cliente. Se è richiesta l’azione del cliente, possono essere identificati servizi di investimento diversi dalla gestione del portafoglio (ad esempio, consulenza in materia di investimenti e ricezione e trasmissione di ordini (RTO)).
Il documento esplicita le aspettative di vigilanza in merito alla sua applicazione, nonché al rispetto della rispettiva MiFID II in merito ai requisiti applicabili alle imprese che forniscono servizi di copy trading.
Truffe online
L’attuale contesto di mercato ha creato un terreno fertile per attività fraudolente e truffe. Questa situazione è evidenziata dal significativo aumento delle truffe e delle perdite da parte degli investitori al dettaglio soprattutto negli ultimi due anni. A titolo di esempio la FCA ha dichiarato che, nel Regno Unito, 23.378 consumatori hanno riportato perdite per circa 569 milioni di sterline a causa di frodi sugli investimenti solo nel periodo tra aprile 2020 e marzo 2021, un aumento quasi triplicato dal 2018.
Le autorità di vigilanza hanno operato al fine di prevenire la diffusione di offerte di servizi di investimento fraudolenti o non autorizzati. In Italia, a partire da luglio 2019, da quando la Consob è stata dotata del potere di ordinare l’oscuramento dei siti internet degli intermediari finanziari abusivi, è intervenuta su 871 siti web.
Conclusioni
Le tendenze recentemente osservate sul mercato degli investimenti della clientela retail pongono nuove sfide alle autorità di regolamentazione e di vigilanza sui mercati. La protezione degli investitori e l’integrità dei mercati dovrebbero essere affrontati, a partire dall’annunciata riforma della Retail Investment Strategy, considerando le opportunità e i rischi connessi allo sviluppo della tecnologia e delle abitudini di investimento delle nuove generazioni di investitori.
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