Visto il trend della domanda le società si muovono per offrire ai clienti un focus di gestione e risorse dedicate
Philippe Lespinard, head of alternative fixed income di UBP
La ripida discesa dei tassi d’interesse degli ultimi dieci anni ha convinto sempre più investitori ad abbandonare le tradizionali strategie obbligazionarie (governativi, bond di società ad alto rating, etc..) a favore di quelle così dette “alternative”.
“Data la difficoltà di ottenere carry e dopo il forte calo dei rendimenti sulla parte lunga della curva adottiamo un approccio diversificato sulla componente obbligazionaria, con la volontà di sfruttare tutte le potenziali fonti di rendimento e un posizionamento a breve termine”, spiega a FocusRisparmio Michaël Lok, co-ceo per l’asset management di Union Bancaire Privée (UBP).
È una tendenza che ha preso piede sia fra gli investitori istituzionali che fra la platea retail. “I primi hanno grandi allocazioni nel reddito fisso e passività di lunga durata – spiega Philippe Lespinard, head of alternative fixed income & partnerships e head of asset management di UBP – Per loro il debito privato è attraente come alternativa per parte delle partecipazioni obbligazionarie. Man mano che i loro titoli più vecchi con cedole più alte giungono a scadenza, questi investitori si sentono a proprio agio nel reinvestire i fondi in un settore meno liquido, in cambio di rendimenti più alti. Dato che è probabile che i tassi ufficiali rimangano intorno allo zero per un po’ di tempo, ci aspettiamo che questo trend continui”.
Diverso il quadro per gli investitori retail “poiché il contesto normativo limita l’accesso a prodotti più complessi o meno liquidi – analizza l’esperto della banca privata svizzera – Inoltre, impegnare fondi per diversi anni può rappresentare un ostacolo all’investimento, anche per investitori qualificati per cui il prodotto è adatto. Detto questo, nel contesto di un portafoglio diversificato le ricompense valgono il rischio”.
Per ora quindi secondo gli esperti di UBP interpellati da FocusRisparmio ha senso mantenere investimenti significativi sul reddito fisso alternativo. “Torneremo alle obbligazioni tradizionali se i rendimenti lunghi torneranno su livelli più interessanti”, precisa Lok.
I rendimenti nel private debt
Se dentro il perimetro delle Borse i titoli di debito quotati sono avari di rendimenti, è al di fuori dei mercati regolamentati che si rintracciano le maggiori opportunità. “Nel segmento del private debt vi sono molti profili rischio/rendimento diversi – spiega Lespinard – Si va dal debito investment-grade come il senior real estate e la infrastructure finance, in cui i rendimenti del 2-3% sono la norma; strutture di revolving credit per Pmi e commercianti online, i cui ritorni si assestano nell’ordine del 6-9%; fino ai prestiti subordinati o distressed, dove ci si può aspettare un rendimento del 9-12%”.
“I rendimenti attesi variano in funzione del rischio di credito, della durata, della complessità e del profilo di liquidità di ogni settore, e ognuna di queste variabili deve essere valutata in modo molto approfondito”, aggiunge l’esperto della banca privata svizzera. “Per esempio, nel settore immobiliare possiamo guadagnare quasi il 10% garantendo prestiti di costruzione agli sviluppatori di progetti di edilizia sociale a prezzi calmierati durante la fase più rischiosa, vale a dire i primi uno o due anni. Passata questa fase, le banche commerciali sono disposte a rifinanziare tali progetti a tassi molto inferiori, quando gli edifici sono completati e le unità immobiliari sono affittate dall’autorità locale per gli alloggi o quando gli edifici sono venduti a un acquirente istituzionale”, prosegue.
Ne deriva per molti operatori l’esigenza di avere un team dedicato per la parte Alternative nel reddito fisso, anche per quelle società storicamente già posizionata sulla parte tradizionale del debito. “Il team obbligazionario globale di UBP è stato il motore di crescita della nostra franchise fixed income, ma riconosciamo anche che i nuovi settori in crescita richiedono un focus di gestione e risorse dedicate. La sfida consiste nel permettere ai team d’investimento indipendenti di perseguire con successo le loro solide convinzioni e i focus tematici, garantendo al contempo la condivisione delle migliori pratiche nella ricerca finanziaria ed extra-finanziaria, in particolare per quanto riguarda l’integrazione della sostenibilità in tutta la gamma”, chiarisce Lespinard, che chiosa con una proiezione sugli obiettivi di UBP sull’asset class.
“La nostra ambizione è quella di far crescere le masse attuali in misura esponenziale, diciamo intorno ai 5 miliardi di euro per le obbligazioni convertibili, 2-3 miliardi per il private debt e 5-10 miliardi per il debito emergente. Per raggiungere questo obiettivo, preferiamo assumere nuovi talenti man mano che i nostri asset crescono, ma siamo anche aperti ad acquisizioni di nuovi team o nuovi business ove ce ne siano le condizioni, in particolare nel private debt, dove diversi settori richiedono competenze specialistiche. Inoltre, guardiamo con favore anche alle partnership esterne, nelle aree in cui la costruzione di ulteriori strutture ex novo richiederebbe troppo tempo o sarebbe troppo costosa”, conclude Lespinard.
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