Per il gestore l’approccio multisettoriale aiuta a combattere l’inflazione e il rialzo dei tassi che negli Stati Uniti ha già raggiunto un importante livello di impatto sul fixed income
Anders Persson, CIO of Global Fixed Income e portfolio manager del fondo Multi Asset Credit di Nuveen
Mancano pochi mesi alla fine del 2022, ma per il fixed income continua a essere un anno difficile. La Federal Reserve continua a perseguire una politica monetaria aggressiva e i mercati prevedono un picco del 4% entro fine anno, mentre dall’altra parte dell’Atlantico l’inflazione falcidia i risparmi europei sotto gli occhi di una Bce ancora cauta, nonostante l’aumento dello 0,75% appena avvenuto.
Tuttavia, la strategia della banca americana per Anders Persson, CIO of Global Fixed Income e portfolio manager del fondo Multi Asset Credit di Nuveen, con 1.2 tr di asset in gestione, potrebbe essere un’occasione per “un interessante ingresso per gli investitori pazienti”.
Facciamo chiarezza. Qual è la situazione del comparto fixed income alla luce delle numerose variabili (politiche monetarie aggressive, inflazione, crisi energetica)?
La Fed, nel secondo trimestre ha alzato i tassi due volte: la prima di 50 punti base (bps), la seconda di 75 bps per contrastare l’aumento dell’inflazione. In totale si tratta di 150 bps in un anno, uno dei più forti aumenti della storia. Le scadenze più brevi hanno subito l’impatto maggiore. Il rendimento dei treasury americani è salito dal 2,19% al 2,92% su base annua, mentre quello a 10 anni è aumentato del +1,46%. L’aumento dei tassi ha un impatto importante sulle obbligazioni, per cui i rendimenti di tutti i settori del reddito fisso hanno sofferto durante questi due trimestri. Allo stesso tempo è aumentato il rischio e gli spread del credito si sono ampliati a causa dell’inflazione e della guerra in Ucraina, con un conseguente shock sui prezzi dell’energia.
Perché la politica monetaria della Fed aprirebbe a nuove opportunità di investimento?
Il mercato obbligazionario, in generale, ha subito un calo del -10,4% su base annua. Anche se sarebbe matematicamente difficile recuperare una tale perdita entro la fine del 2022, si crea un punto di ingresso interessante per i nuovi investitori, perché ci sono dei comparti che hanno beneficiato dell’aumento dell’inflazione, come i prestiti senior a più breve scadenza e i TIPS statunitensi. Al contrario, il debito dei mercati emergenti ha sofferto di più a causa di un profilo di duration più lungo e all’esposizione di alcune regioni più duramente colpite dalle conseguenze del conflitto Russia-Ucraina.
Nonostante queste perdite, è importante riconoscere che le obbligazioni hanno generalmente rendimenti meno negativi rispetto alle azioni, che nello stesso periodo sono scese del -20%. Allocare una parte del portafoglio in obbligazioni può aiutare a bilanciare i rendimenti di altre asset class.
Quali sono le strategie che si adattano maggiormente a questo scenario e che aiutano l’investitore ad affrontarlo?
Utilizzando portafogli in grado di investire in multipli segmenti dell’obbligazionario, i gestori attivi hanno la possibilità di combinare le opportunità offerte dai settori core più conservativi, con allocazioni più ridotte su settori a più alto potenziale di rendimento. I gestori attivi approfondiscono così i comparti che ritengono possano creare il massimo valore per gli investitori. Per mitigare l’impatto negativo dell’aumento dei tassi sul capitale suggeriamo una strategia a breve termine. Per un rendimento più elevato meglio guardare a strategie diversificate, core plus o core/core.
In concreto in cosa consistono e come si declinano queste strategie in base agli obiettivi?
La strategia sugli obbligazionari a breve termine prevede un profilo di duration più basso, riducendo così l’impatto delle variazioni dei tassi sui rendimenti del portafoglio, pur beneficiando di un’ampia gamma di settori. I fondi che utilizzano questa strategia solitamente combinano comparti del mercato obbligazionario di qualità superiore e a breve duration, come i treasury statunitensi, con somme più piccole allocate in comparti a più alto rendimento, come le società high yields e il debito dei Paesi emergenti.
Mentre, per raggiungere un rendimento più elevato preferiamo un approccio multi-sector. Questi fondi integrano una base di settori del fixed income diversificati di qualità superiore con allocazioni più consistenti (in genere fino al 50%) in titoli di qualità inferiore all’investment grade. Questo approccio presenta un interessante potenziale di rendimento, a costo di affrontare una maggiore volatilità potenziale.
I fondi core plus invece danno la possibilità di regolare attivamente le allocazioni nei territori dell’obbligazionario di qualità inferiore. Questo approccio può aumentare il rendimento, bilanciando al contempo il rischio complessivo, prevedendo allocazioni in settori high yield, come i Treasury statunitensi, assieme ad allocazioni più ridotte in investment grade, all’incirca per il 30% dell’investimento, come i prestiti senior.
Infine, l’approccio core/core prevede piccole esposizioni ma a più comparti. Questa strategia si concentra su settori di qualità superiore per mantenere profili di rendimento simili a quelli dell’intero mercato obbligazionario, con una bassa correlazione con l’azionario. Le strategie core con un mandato di impact investing aggiungono alla diversificazione il tema dell’investimento responsabile.
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