Investimenti, gli italiani cercano sicurezza del capitale e consulenza
Secondo l’Osservatorio di CNP Vita Assicura, l’81% consulta un advisor prima di sottoscrivere. Aumenta la progettualità. Polizze e fondi i prodotti preferiti
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“In fondo siamo ancora una piccola realtà”. Un’affermazione che non ci si aspetta dall’amministratore delegato di una società che, grazie a tassi di crescita sempre a doppia cifra anno su anno, ha raggiunto una soglia vicina ai 3 miliardi di euro di masse in gestione in poco più di dieci anni di vita. Ma i benchmark di Giovanni Daprà, numero uno di Moneyfarm, sono “i giganti del risparmio” ed è chiaro che la visione sul futuro sia quella di un percorso di crescita in cui “il potenziale è ancora enorme”.
“Siamo nati in Italia con l’obiettivo di rendere più semplice e accessibile la gestione del risparmio attraverso costi minori e utilizzando la tecnologia per costruire un rapporto multicanale con il cliente che passasse sia dal consulente remoto sia da un’interfaccia digitale di agevole utilizzo. L’idea era anche quella di arricchire l’offerta dell’industria, concentrandoci su soluzioni di investimento molto semplici che per noi rimangono il fondamento di una buona gestione del risparmio”, afferma il ceo all’inizio della conversazione con FocusRisparmio ripercorrendo le origini della società fondata nel 2011 insieme a Paolo Galvani e che ha appena lanciato sul mercato la sua prima gamma di portafogli tematici.
Giovanni Daprà, amministratore delegato e co-fondatore di Moneyfarm
Ci siamo espansi in Regno Unito nel 2015 e abbiamo trovato un mercato diverso da quello italiano, dove cioè il canale diretto è molto più sviluppato con 300 miliardi di euro investiti solo online. Da lì siamo cresciuti attraverso un modello ibrido che unisce il prodotto semplice ma efficace della piattaforma fino ad arrivare lo scorso anno all’acquisizione del consulente previdenziale leader Profile Pensions. Si tratta di un business capace di intercettare un’esigenza molto pressante per i risparmiatori britannici: integrare, gestire e consolidare in un’unica piattaforma gli accantonamenti previdenziali per massimizzarne il rendimento, dato che nel Paese non esiste un’unica pensione statale ma molti employee pension privati in conseguenza dell’alto turnover occupazionale.
Quello del wealth management è un settore molto grande ma molto segmentato, dove quindi buona parte dell’utenza finale tende a restare legata al proprio distributore di riferimento e non può essere conquistata. Per questo, nonostante fossimo partiti con un business puramente direct to consumer, ci siamo presto resi conto di dover agire anche in tandem con altri soggetti per poter massimizzare gli sforzi in termini di investimento tecnologico, livello di servizio, innovazione di prodotto, engagement. E lo abbiamo fatto scegliendo di mettere la nostra la nostra piattaforma e le nostre competenze di wealth manager a disposizione di realtà che avessero bisogno di sviluppare servizi di gestione degli investimenti innovativi. Il punto di partenza è stata Banca Sella, poi nel 2018 è arrivata la collaborazione con Poste Italiane (con cui abbiamo tre linee verticali per le parti premium, affluent e digitale), più tardi Buddybank di Unicredit e, infine, recentemente c’è stata M&G, con cui abbiamo lanciato ′&me’, soluzione di investimento digitale sviluppata in soli nove mesi in esclusiva per i clienti di M&G plc nel Regno Unito.
Avendo partnership consolidate con realtà come Banca Sella, Poste, M&G e Unicredit tramite Buddybank, il B2B rappresenta ormai una parte rilevante e ineliminabile del nostro lavoro. Quello che conferisce davvero valore a questa doppia anima è però la possibilità di sfruttare il business-to-business per avere più scala, investire più risorse nella piattaforma e quindi migliorare anche l’offerta direct to consumer.
Il marchio va esposto solo nei casi in cui è utile farlo, mentre ci sono contesti distributivi in cui fare co-branding non aggiunge alcun valore. Un esempio interessante viene dalla collaborazione con Poste, nell’ambito della quale la nostra label compare in alcuni canali ma è totalmente assente in altri. Nel caso di M&G, si è addirittura sviluppato un brand ad hoc per il segmento di offerta interessato. Molto dipende poi anche dalle esigenze del cliente B2B, a cui lasciamo ampio margine discrezionale visto l’ottimo grado di modularità del nostro servizio, che passa dalla soluzione di investimento alla tecnologia fino al modello operativo.
Credo che Moneyfarm abbia aiutato il sistema italiano a modernizzarsi. Il grosso della crescita l’abbiamo registrato negli ultimi 3-4 anni ma c’è ancora molto margine di espansione. Gli investitori stanno maturando e uno dei valori che possiamo portare è l’educazione su alcuni temi cardine come costi, trasparenza, diversificazione, nonché sull’attenzione al portafoglio complessivo e non al singolo prodotto. Tutti aspetti che sono alla radice di una strategia di investimento di successo nel lungo periodo ma che ancora in Italia non vengono abbracciati da tutti i risparmiatori.
Dobbiamo innanzitutto dire che il 2022 è stato un anno straordinariamente negativo anche perché, come ben sappiamo, i mercati esagerano sempre. Ci sarà un naturale riequilibrio: basti pensare che i classici portafogli 60/40 sono oggi molto più interessanti di un anno e mezzo fa. Il nostro impegno per sviluppare la gamma prodotto, sempre tenendo fede alle caratteristiche di semplicità, trasparenza, diversificazione e orientamento al lungo periodo che ci contraddistinguono, è massimo: per esempio abbiamo lanciato da pochissimo la nostra nuova gamma di portafogli tematici. Il repricing del 2022 ha portato molti comparti di azionario e obbligazionario ad avere ritorni attesi a 5-10 anni molto interessanti e il momento è propizio per un arricchimento dell’offerta con questo tipo di soluzioni. Si tratta di quattro portafogli 100% azionari con sottostante in Etf attentamente selezionati grazie all’utilizzo di tecnologie di machine learning e costruiti intorno ai principali megatrend destinati ad avere un impatto duraturo su società ed economia: tecnologia e innovazione, demografia e cambiamenti sociali, sostenibilità.
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