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Jonathan Baltora, Head of Sovereign, Inflation and FX – AXA IM Core, commenta le scelte di investimento utili a immunizzare il portafoglio contro l’impennata dei prezzi
L’intervista a Jonathan Baltora è pubblicata su FocusRisparmio Magazine di maggio-giugno 2022. Disponibile in versione digitale al seguente link e in distribuzione al prossimo Salone del Risparmio (10-12 maggio).
Quali sono gli elementi che guidano le vostre aspettative sull’inflazione, sia nel breve che nel lungo termine?
La gran parte dell’impatto della guerra in Ucraina si sta facendo sentire attraverso l’aumento dei prezzi energetici, ma i suoi effetti avranno carattere duraturo anche in altri settori. A breve termine ci aspettiamo un impatto importante sui prezzi dei generi alimentari, mentre nel lungo periodo la conseguenza più significativa sarà il rallentamento del processo di globalizzazione. Questa tendenza è già iniziata diversi anni fa con l’elezione di Donald Trump negli Usa e l’inizio della guerra commerciale con la Cina. La crisi sanitaria Covid-19 ha mostrato l’importanza di alcune risorse strategiche come le forniture mediche e più recentemente, durante la fase di ripresa, il mondo ha dovuto affrontare la carenza di semiconduttori; ora la guerra in Ucraina sta sconvolgendo ulteriormente le catene di approvvigionamento. Per quanto riguarda le previsioni di inflazione sono già state riviste al rialzo dall’1% al 2% nei paesi maturi. La zona euro dovrebbe ora raggiungere il 7% in primavera e scendere lentamente verso il 5,5% verso fine anno.
Perché in questa fase è più conveniente concentrarsi su titoli liquidi e con bassa duration?
Le nostre analisi mostrano che la performance degli inflation linked bonds è sensibile sia all’inflazione che ai tassi d’interesse. Ciò significa che anche per le obbligazioni legate all’inflazione tanto più lunga è la scadenza, tanto maggiore è la sensibilità alle oscillazioni dei tassi d’interesse. Nell’attuale scenario stiamo assistendo a un’inflazione storicamente elevata, che fornisce un’interessante fonte di rendimento per questo tipo di obbligazioni, in quanto indicizzate all’inflazione core, che include i prezzi dei generi alimentari e dell’energia. Tuttavia, poiché le banche centrali hanno iniziato ad affrontare lo shock inflazionistico con una politica monetaria più restrittiva (alzando i tassi d’interesse, ndr), vediamo il rischio che le obbligazioni legate all’inflazione a lungo termine possano soffrire di tassi d’interesse più elevati. Per questo motivo, in questo contesto desideriamo catturare l’indicizzazione dell’inflazione limitando l’esposizione ai titoli con bassa duration. Inoltre, nel nostro processo di costruzione del portafoglio ci concentriamo solo sui titoli che offrono la migliore liquidità tra i diversi mercati. Non utilizziamo credito o Mbs come diversificazione e non abbiamo mai investito in collocamenti privati. Il motivo è che le obbligazioni legate all’inflazione, in quanto emesse da soggetti sovrani, offrono un solido profilo di liquidità che consente agli investitori di utilizzarle come un modo per proteggere i loro risparmi dall’inflazione in attesa di punti di ingresso migliori su altre asset class con rendimenti più elevati. Per dare la possibilità di effettuare questi cambi tattici ai nostri clienti, dobbiamo offrire la migliore liquidità possibile in tutte le condizioni di mercato. Oltre a questo, abbiamo un solido track record e un alpha positivo anche in condizioni di stress dei mercati.
Il maggior contributo alla performance del portafoglio deriva dai titoli indicizzati statunitensi. Quali sono le ragioni della scelta?
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E’ possibile leggere l’articolo completo su FocusRisparmio Magazine di maggio-giugno 2022 disponibile in versione digitale al seguente link.
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Alla ricerca di Alpha è la rubrica di FocusRisparmio.com dedicata ai fund manager. Ogni lunedì, con l’aiuto degli esperti del settore, vengono messi sotto la lente i fatti recenti più significativi e gli impatti sui portafogli da essi gestiti con una visione impostata sul medio e lungo termine.
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