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A novembre la produzione di Eurolandia scende ancora. La Germania chiude il 2023 con il Pil in calo dello 0,3%. E gli analisti non vedono segnali di ripresa. Male l’export dell’Italia, migliora il debito
Nonostante qualche piccolo miglioramento, la situazione di Eurolandia continua ad apparire grigia. La prima economia dell’Area, quella tedesca, è infatti riuscita per un pelo a salvarsi dalla recessione tecnica ma ha comunque chiuso il 2023 con il Pil in contrazione dello 0,3% e con prospettive per il 2024 ancora negative. Intanto la produzione industriale dell’intera Eurozona ha messo a segno un altro mese di flessione, seppure in linea con le stime e in lieve risalita rispetto a ottobre. Cattive notizie arrivano poi anche dall’Italia, dove l’export si è ridotto più delle attese.
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La Germania chiude il 2023 a -0,3%: recessione sfiorata
A preoccupare è soprattutto lo stato della locomotiva tedesca, che non accenna a ripartire. Il Pil teutonico si è contratto dello 0,3% nell’ultimo trimestre dell’anno scorso e ha chiuso i dodici mesi in calo dello 0,3%, in linea con le attese degli analisti. “Lo sviluppo economico complessivo della Germania nel 2023 ha vacillato in un contesto che continua a essere segnato da varie crisi”, ha detto la presidente dell’Ufficio di statistica Destatis, Ruth Brand. Per l’economista, nonostante il recente calo, i prezzi sono rimasti alti in tutte le fasi del processo economico e hanno frenato la crescita. “Le condizioni di finanziamento sfavorevoli dovute all’aumento dei tassi d’interesse e all’indebolimento della domanda interna ed estera hanno avuto il loro peso”, ha aggiunto.
Berlino ha comunque evitato di scivolare in recessione tecnica dal momento che, secondo la revisione dell’istituto di statistica, nel periodo luglio-settembre ha ristagnato rispetto ai tre mesi precedenti, salvandosi così dai due trimestri consecutivi di flessione. Per gli esperti, però, il 2024 non promette nulla di buono. “Purtroppo gli indicatori anticipatori non segnalano ancora una svolta in positivo”, sottolinea Joerg Kraemer, capo economista di Commerzbank, secondo cui il Pil continuerà a contrarsi nel primo trimestre e chiuderà l’anno con un ulteriore calo dello 0,3%. “Si tratta di un fenomeno raro, che ricorda gli anni successivi allo scoppio della bolla del mercato azionario di inizio millennio”, precisa. Pessimisti anche gli esperti di Ing, per i quali l’aspetto peggiore non è il segno meno del 2023 ma il fatto che non si intraveda una ripresa. “La Germania sembra destinata ad attraversare la prima recessione biennale dai primi anni duemila”, scrivono.
Produzione industriale giù nell’Eurozona
Prosegue intanto la flessione della produzione industriale in Europa. Dopo il calo dello 0,7% di ottobre, nell’Area Euro a novembre si è registrata una flessione dello 0,3%. Anche nell’insieme dell’Ue, la produzione industriale è scesa dello 0,2% dopo il -0,5% precedente. Su base annua, rispetto al novembre 2022, il calo è stato del 6,8% nell’Eurozona e del 5,8% nell’intera Unione. Tra i Paesi, secondo Eurostat, le prestazioni mensili peggiori sono state di Grecia (-4,1%), Slovacchia (-4%) e Belgio (-3,8%). Gli aumenti più elevati, invece, li hanno messi a segno Danimarca (+9,1%), Slovenia (+3,7%) e Portogallo (+3,4%). L’Italia ha fatto segnare -1,5%.
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Italia, export in calo. Migliorano le aspettative aziendali
Per quanto riguarda Roma, c’è da registrare un altro dato negativo. Sempre a novembre entrambi i flussi commerciali con l’estero hanno subito una riduzione. Il calo si è rivelato più marcato per le esportazioni (-2,4%) che per le importazioni (-0,6%), con la flessione dell’export che riguarda sia l’area della Unione europea (-2,0%) sia quella extra Ue (-2,9%). Secondo Istat, quindi, l’export su base annua si è ridotto del 4,4% in termini monetari (da +3,1% di ottobre) e del 6,4% in volume. L’import ha registrato invece un calo tendenziale dell’8,9% in valore e più contenuta in volume (-0,2%).
Da segnalare, però, che le aspettative delle imprese tricolori appaiono in risalita. Stando alla rilevazione di Bankitalia, le valutazioni sulla situazione economica generale del Paese, così come le attese sulle proprie condizioni operative nei successivi tre mesi, restano per le aziende sfavorevoli nel complesso ma in miglioramento rispetto all’indagine precedente. Al lieve recupero dei giudizi, sottolineano da via Nazionale, hanno contribuito una moderata ripresa della domanda interna e condizioni per investire meno negative, assieme alla tenuta della spesa attesa per investimenti. Si è poi attenuato anche il peggioramento dei giudizi sull’accesso al credito e appaiono in netto calo le aspettative di inflazione. Buone notizie, infine, sul fronte del debito pubblico: dopo il record storico di 2.867 miliardi registrato in ottobre, l’indebitamento registra un calo di 12,6 miliardi e chiude novembre a quota 2.855 miliardi.
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