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In uno scenario di rallentamento della globalizzazione “rimane critico per l’investitore individuare quelle società che hanno le capacità e il know-how per far rientrare segmenti della filiera produttiva dall’estero mantenendo costi del venduto contenuti”, dice il fund manager
Marco Corradini, Equity Portfolio Manager del fondo Arca Europa ESG Leaders di Arca Fondi SGR, risponde alle domande di FocusRisparmio sugli impatti che la pandemia ha avuto nella gestione del portafoglio.
“Nel medio e lungo termine la nostra allocazione non si concentra solamente sui titoli più blasonati del settore tecnologico o su nomi che sono correntemente associati a fonti energetiche alternative, ma guarda anche a società di settori più tradizionali e che riusciranno a trasformare il proprio business in modo da soddisfare i nuovi requirements della Commissione Europea”, spiega.
Facciamo luce sugli impatti della pandemia sui modelli di gestione: quali sono gli adattamenti di portafoglio che avete messo in atto nell’ultimo anno?
La crisi generata dal Covid19 ha causato una combinazione di eventi senza precedente, conseguentemente ai quali abbiamo avuto modo di assistere ad una accelerazione di megatrends come la digitalizzazione, ma non solo: l’attenzione è ricaduta sul rilevante impatto che l’azione umana può avere sull’ambiente in cui viviamo e sul maggiore rilievo acquisito dalle tematiche sociali. A livello di gestione di portafogli, questo si è tradotto in un sovrappeso dei titoli growth-oriented, in particolare del comparto tecnologico e delle società operanti nel campo delle green energy, e dei settori più difensivi come Healthcare e Telecommunication; dall’altra parte c’è stata un’uscita dai settori più ciclici, impattati dallo stop alle economie, come l’Energy, i settori legati al turismo come alberghi e ristoranti, o l’industria dell’aviazione. Durante l’autunno 2020 e successivamente all’arrivo del vaccino, la preferenza si è spostata dai settori più difensivi a quelli più ciclici e value oriented, come Materie prime, Industriali, ed Energy.
Quali interventi sul portafoglio ritiene necessari nel prossimo futuro per cavalcare la ripresa e i piani di stimolo fiscale che saranno attuati nel Vecchio continente?
Il piano Next Generation EU, che prevede 750 miliardi di euro stanziati in forma di sovvenzioni e prestiti, la Commissione Europea ha voluto porsi come obiettivo una crescita produttiva caratterizzata dalla coniugazione della digitalizzazione con una maggiore sostenibilità ambientale. In questo particolare frangente, è utile ricercare quei titoli per cui il rischio di transizione è minimizzato, ossia quelle società che hanno le capacità e il potenziale di sfruttare efficientemente gli investimenti provenienti dall’Unione Europea per transitare verso business con una marcata impronta digitale e a zero emissioni nocive. Nel medio e lungo termine questo si traduce in una allocazione che non si concentra solamente sui titoli più blasonati del settore tecnologico o su nomi che sono correntemente associati a fonti energetiche alternative, ma guarda anche a società di settori più tradizionali e che riusciranno a trasformare il proprio business in modo da soddisfare i nuovi requirements della Commissione Europea.
Quali sono i rischi all’orizzonte e le prossime sfide, dall’inflazione alla deglobalizzazione etc.?
Una delle sfide più importanti che dovranno affrontare le società nel prossimo futuro è sicuramente la riduzione delle emissioni per il passaggio ad una economia carbon neutral entro il 2050: la strada da fare è ancora lunga e ci sono ancora molti temi che devono essere approfonditi, come ad esempio lo smaltimento delle batterie utilizzate per i dispositivi elettrici. Se da una parte abbiamo un reale rischio di transizione, dall’altra si aprono nuove opportunità per i players che sapranno adattarsi e anticipare i cambiamenti in questo senso. Un altro tema non finanziario che però sta acquisendo forte rilievo, quando si guarda ai rendimenti futuri delle società, è la diversity di genere, etnia e background e la capacità della società di saperla sfruttare come fonte di innovazione. A queste sfide si aggiunge anche un rallentamento della globalizzazione, soprattutto in seguito ai forti shock delle catene di fornitura causati dalla pandemia. A questo proposito rimane critico per l’investitore individuare quelle società che hanno le capacità e il know-how per far rientrare segmenti della filiera produttiva dall’estero mantenendo costi del venduto contenuti.
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Alla ricerca di Alpha è la rubrica di FocusRisparmio.com dedicata ai fund manager. Ogni lunedì, con l’aiuto degli esperti del settore, vengono messi sotto la lente i fatti recenti più significativi e gli impatti sui portafogli da essi gestiti con una visione impostata sul medio e lungo termine.
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