Il manager racconta le strategie che hanno portato la casa d’investimenti ginevrina ad essere il primo gestore estero non captive per masse in fondi sostenibili e responsabili in Italia
Paolo Paschetta, Country head per l’Italia di Pictet Asset Management
Il biennio 2020-2021 segna un momento di svolta storico per il mondo degli investimenti, che si muove sempre più verso obiettivi comuni di sostenibilità, in linea con le agende dei policy maker e delle istituzioni.
Fra gli asset manager cresce il bisogno di sensibilizzare i consulenti finanziari nei confronti di questo nuovo paradigma, poiché mai come oggi la domanda di strategie Esg è forte e si rivela un’efficace leva su cui incardinare le strategie commerciali dei propri prodotti.
Ne parliamo in questa intervista con Paolo Paschetta, Country Head per l’Italia di Pictet Asset Management.
Il 2020 si chiude con ottimi risultati per Pictet sia in termini assoluti che di riconoscimenti per la famiglia dei fondi dedicati Esg. Quali sono i punti di forza che vi hanno portato qui?
Il 2020 è stato un anno straordinario per Pictet AM in Italia, il migliore nella sua storia più che ventennale, sia in termini di flussi dagli investitori che di risultati della nostra gamma. La combinazione di soluzioni prudenti, come il nostro fondo multi-asset Pictet-Mago, e strategie azionarie tematiche si è dimostrata estremamente efficace nel limitare gli effetti della forte volatilità di mercato durante il primo lockdown di marzo scorso e nell’approfittare del successivo poderoso rimbalzo dei mercati azionari. Un altro fattore che ha contribuito sicuramente agli ottimi risultati dell’anno passato è stata la velocità con cui ci siamo saputi adattare ai nuovi canali di comunicazione digitale: la prima conferenza in remoto è stata organizzata il 27 febbraio, solamente 6 giorni dopo il primo caso di Covid in Italia. Da allora, con frequenza settimanale abbiamo tenuto sempre aggiornati i consulenti sull’evoluzione del contesto economico dei mercati. Di fatto, abbiamo affrontato quel periodo complicato, non solo dal punto di vista umano, ma anche da quello professionale con i mercati che registravano la discesa più ripida della storia, al fianco dei consulenti. Questo è, in fin dei conti, come interpretiamo il nostro lavoro.
Un ultimo elemento che mi sento di evidenziare, correttamente evidenziato sopra, è quello relativo agli investimenti responsabili. Essendo partiti tanti anni fa con gli investimenti dedicati alla tutela dell’ambiente, anche grazie alla lettura del mondo attraverso la lente dei Megatrend (penso per esempio alla strategia Pictet-Water lanciata nel 2000 quando tutti parlavano di titoli tecnologici in piena bolla dot-com), possiamo dire che la sostenibilità è ormai una parte imprescindibile di Pictet AM, fa parte del nostro Dna aziendale. Non a caso, essendo stati pure tra i primi firmatari dei Principi per l’Investimento Responsabile dell’Onu nel 2007, siamo oggi considerati l’asset manager più credibile sugli investimenti Esg e responsabili dai private banker e dai consulenti finanziari italiani.
In che modo riuscite a veicolare il messaggio della sostenibilità ai consulenti e – attraverso questi ultimi – all’investitore finale?
Sui temi legati alla sostenibilità bisogna porre molta attenzione a comunicarli nel modo più corretto e trasparente possibile sia a consulenti che a privati. È diventato, infatti, un tema talmente d’attualità da generare una molteplicità di informazioni ma non sempre del tutto chiare. Noi cerchiamo, quindi, di mantenere la massima trasparenza con gli investitori, in modo tale da permettere loro di valutare consapevolmente l’impatto dei loro investimenti su ambiente e società. Ad esempio, tra le altre cose, per le nostre strategie tematiche ogni anno produciamo degli Impact Report dove riportiamo i dati numerici dell’impatto del fondo su diverse metriche ambientali e sociali (comunicando chiaramente anche le metodologie di calcolo). Andando oltre alla pratica di settore, calcoliamo persino l’esposizione delle strategie agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Onu, in modo tale che consulenti e investitori possano farsi un’idea precisa di come contribuiscono al raggiungimento di tali obiettivi tramite i loro investimenti. A questa fondamentale reportistica affianchiamo poi delle iniziative di stampo educational, sia tramite il nostro portale di educazione finanziaria Pictet per Te che tramite progetti ad hoc, come il ciclo di video Focus Pictet che stiamo realizzando in questi mesi (disponibili sui profili social di Pictet AM Italia e sul nostro canale YouTube, oltre che sullo stesso sito di Pictet per Te). Sempre in ottica di formazione, abbiamo recentemente sponsorizzato anche il master Esg Analysis & Investing, organizzato dal Mip (Politecnico di Milano) in collaborazione con CFA Society Italy. Si tratta di un corso sull’integrazione delle tematiche Esg nell’analisi e negli investimenti finanziari, che prevede la partecipazione anche di figure di spicco delle realtà aziendali.
Come si traduce l’impegno nella sostenibilità nel rapporto con le società emittenti?
Da anni ci impegniamo nella gestione attiva delle partecipazioni, ossia nel cosiddetto azionariato attivo. Seguendo un approccio olistico agli investimenti responsabili, quindi, non ci limitiamo a integrare i fattori Esg all’interno dei nostri processi di investimento e di gestione del rischio, ma ci impegniamo a collaborare attivamente con gli emittenti su delicate questioni legate ad ambiente, società e governance (“engagement”) e a esercitare attivamente il diritto di voto per le partecipazioni che deteniamo (“proxy voting”), oltre a dare informativa in modo trasparente agli investitori su tali attività. Per esempio, nel 2020 abbiamo collaborato con le aziende su cui investiamo su quasi 300 iniziative e votato in circa 5’000 delibere su cui avevamo diritto di voto (1’500 in più rispetto all’anno precedente). Facendo ciò, miriamo a favorire la diffusione di solide prassi di corporate governance e una gestione efficace delle questioni di carattere sociale e ambientale, nell’interesse nostro, dei nostri investitori e delle comunità in cui operiamo.
Quali sono i prossimi obiettivi per il futuro in termini di sostenibilità?
Negli ultimi mesi abbiamo lanciato alcune nuove interessanti strategie di investimento. Ad esempio, a gennaio abbiamo autorizzato il Pictet-Human, l’ultimo fondo nato all’interno della nostra gamma tematica, che conta oggi 15 diverse strategie e quasi 70 miliardi di dollari di masse in gestione, maturati in quasi 30 anni di pionieristica esperienza. Il Pictet-Human va ad investire in tutti quei servizi che permettono agli individui di trarre il massimo dalla propria vita, sia nella sfera professionale che in quella familiare che in quella sociale, aiutandoli a raggiungere quell’autorealizzazione che lo psicologo Maslow ha posto al vertice della propria piramide dei bisogni umani. Si tratta di una strategia a cui pensavamo da tempo, il cui lancio è caduto proprio in un momento in cui tutti noi percepiamo la grande importanza di riuscire a sentirci pienamente realizzati nelle nostre vite, oggi mutilate dalla pandemia. Tra l’altro, Pictet-Human produce un impatto sociale positivo, anche investendo in ambiti quali l’istruzione e i servizi assistenziali, e risulta quindi particolarmente legato alla S della sigla Esg. Stiamo pensando anche a nuove strategie focalizzate sui mercati emergenti. Le considerazioni alla base sono che i Paesi emergenti pesano per il 50% del pil mondiale, ma rappresentano solamente il 12% degli indici azionari globali e il 4% di quelli obbligazionari. È indubbio che il peso di questi mercati all’interno dei portafogli internazionali è destinato ad aumentare significativamente nei prossimi anni. Per quanto riguarda le strategie di investimento responsabile, detto che il nuovo tematico Pictet-Human ha un legame particolare con gli aspetti sociali, siamo molto selettivi nel qualificare una strategia come sostenibile o responsabile.
Già oggi siamo la prima casa estera non captive per masse in fondi sostenibili e responsabili in Italia, con quasi 7 miliardi del nostro patrimonio allocati su strategie di questo tipo. La cosa da sottolineare è che questi 7 miliardi sono spalmati solamente su 12 strategie. Questo perché, pur integrando i fattori Esg in tutti i nostri fondi azionari e obbligazionari long-only attivi, siamo molto puntuali nel definire una strategia come sostenibile o responsabile (anticipando di fatto la nuova normativa Sfdr): deve avere un impatto positivo misurabile su ambiente o società, oppure deve selezionare solo le aziende con i migliori punteggi Esg (secondo l’approccio best in class). Quindi, più che aumentare la quantità di strategie responsabili, il nostro obiettivo è sempre quello di individuare in anticipo nuovi settori e tecnologie in grado di produrre un impatto positivo su ambiente e società, cercando di contribuire al benessere del pianeta e dei suoi abitanti con i nostri investimenti.
Il 2021 è l’anno della conferenza COP26 di Glasgow. Che impatto avrà questo evento sull’agenda dei privati e quale sarà il ruolo giocato dall’Italia alla luce della costituzione del neonato Ministero della Transizione Ecologica in seno al Governo Draghi?
Negli ultimi 12 mesi abbiamo assistito ad una forte convergenza su alcune iniziative dei governi di tutto il mondo. Oltre ad aver dovuto tutti quanti adottare misure di contenimento dei contagi per fronteggiare l’emergenza sanitaria e sostenere le economie domestiche tramite pacchetti fiscali di stimolo, i governi dei vari Paesi al mondo si sono allineati in modo molto netto su una tematica: incrementare gli sforzi per la tutela dell’ambiente. In tal senso, sarà molto importante quest’anno assistere alla riunione di Glasgow tra i Paesi aderenti all’Accordo di Parigi, la prima dopo la firma dell’Accordo di Parigi. Non solo perché il meeting vedrà il ritorno della delegazione Usa dopo che il Presidente neoeletto Joe Biden ha deciso di rientrare negli Accordi con una delle prime mosse del suo mandato, ma anche perché, come detto, si inserisce in un contesto politico globale in cui l’ambiente ha scalato la classifica delle priorità politiche di molti Paesi al mondo. Infatti, dopo alcuni anni di isolamento nella lotta al cambiamento climatico, caratterizzati da un lato da una Cina restia a sacrificare la propria crescita e dall’altro dalla scarsa sensibilità ambientale dell’amministrazione Trump, l’Europa pare finalmente in buona compagnia in questa decisiva battaglia. A ottobre 2020 il Presidente cinese Xi Jinping si è impegnato a raggiungere la neutralità a livello di emissioni entro il 2060, seguito poco dopo dagli annunci di Giappone e Corea del Sud, e un altro punto di svolta c’è stato con l’ingresso in campo di Joe Biden che, oltre a essere rientrato negli Accordi di Parigi, ha previsto anche un piano green da circa 2.000 miliardi di dollari in 4 anni. A oggi oltre 60 Paesi, che rappresentano quasi il 65% delle emissioni globali totali, hanno definito un obiettivo per il clima. Sembrerebbe che il mondo abbia finalmente accolto la sfida ambientale. E in questo impegno collettivo, come giustamente ricordavi, l’Italia con il nuovo governo Draghi non sembra intenzionata a restare nelle retrovie.
Il 10 marzo 2021 entra in vigore il regolamento Sfdr: che impatto vi aspettate alla luce dei nuovi obblighi e della nuova tassonomia?
Come detto in precedenza, l’impostazione del regolamento Sfdr si sposa perfettamente con il nostro approccio agli investimenti responsabili, per i quali abbiniamo un elevato grado di trasparenza sull’impatto che abbiamo su società e ambiente a una rigida classificazione delle strategie Esg/responsabili. Accogliamo, quindi, con favore questa nuova normativa che richiede una trasparenza maggiore in tema di investimenti sostenibili, andando assolutamente nella direzione di tutelare gli investitori e indirizzare gli investimenti verso le aziende realmente virtuose. Il successo riscontrato da tale tipologia di strategie, infatti, ha alimentato ultimamente il cosiddetto fenomeno del greenwashing. Basti pensare che solo nel 2020 in Europa oltre 250 fondi hanno cambiato filosofia di investimento integrando i criteri Esg, e di questi quasi il 90% ha inserito qualche sigla Esg/sostenibile/responsabile nelle denominazione. Questa nuova regolamentazione, quindi, subentra al momento opportuno per aiutare gli investitori a orientarsi in questo vasto universo e a individuare le soluzioni che meglio rispecchiano i loro obiettivi legati alla sostenibilità.
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