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Il framework normativo europeo è pensato per le grandi aziende. L’amministratore delegato della società auspica un ripensamento dello stesso in ottica di sostenibilità anche per le piccole e medie imprese che al momento, nonostante siano in possesso di risorse minori rispetto alle società più strutturate, sono costrette a seguire le direttive con affanno
Per la serie Big Talk, nella quale FR|Vision ospita le “punte di diamante” dell’industria del risparmio gestito, ritorna Gabriele Tavazzani, amministratore delegato e direttore generale di Amundi SGR. In questo nuovo episodio il numero uno della società si è soffermato sulla particolarità del framework europeo, inteso come l’insieme delle iniziative europee destinato alle transizioni gemelle, ovvero quella sostenibile e quella digitale. Tavazzani propone un ripensamento dello stesso che al momento coinvolge soprattutto le grandi aziende che “scaricano a terra” sulle piccole e medie imprese. Quali caratteristiche, allora, dovrebbe avere il framework affinché possa essere funzionale per la complessità del tessuto imprenditoriale europeo?
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Nell’ultimo Advisory board della società tenutosi lo scorso 3 ottobre avete dichiarato che il framework generale in Europa, cioè l’insieme degli strumenti finanziari e anche normativi per le transizioni gemelle, è disegnato per le grandi aziende. Cosa significa?
Mi lasci ricordare l’obiettivo dell’Advisory Board. L’European Ambrosetti Forum e Amundi si sono dati l’obiettivo di svolgere una ricerca per colmare il gap informativo che c’è sulle piccole e medie imprese italiane, soprattutto di fronte alle sfide e alle transizioni digitali, sostenibili e sociali che richiederanno un ingente quantità di finanziamento. L’idea dell’indice [Tavazzani si riferisce all’Amundi SMEs Twin Transition di cui parlerà di seguito, ndr] è stata quella di identificare, per ciascuna delle transizioni che le nostre piccole e medie imprese si troveranno ad affrontare, degli indicatori e delle variabili che fossero misurabili ma che fossero anche in qualche modo standard a livello di disponibilità di dati in Europa. In questo modo è stato possibile costruire un ranking dove effettivamente si vede come il posizionamento delle nostre piccole e medie imprese ha ancora un ritardo rispetto alle analoghe imprese di altri Paesi.
Gap causato dal framework di cui sopra.
Sì, perché è stato definito a livello di strategia dal Green Deal e dal Digital Compass dell’Unione Europea e ha previsto tutta una serie di obblighi informativi e chiaramente anche di investimenti trasformativi per le grandi imprese, che però si è subito scaricato indirettamente sulle piccole e medie imprese, che rappresentano poi la filiera delle imprese di medie e grandi dimensioni. Questo ha creato una sorta di gap di risorse anche tra grandi imprese che chiaramente devono e sono obbligate immediatamente ad adeguarsi e tra le piccole imprese che pur non avendo un obbligo normativo si trovano comunque forzate a seguire le aziende più strutturate ma con meno risorse.
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