Consulenza antidoto alla crisi per sei risparmiatori su dieci (Assoreti)
11 dicembre 2020
di REDAZIONE
3 min
La ricerca Assoreti-Eumetra attesta la fiducia delle famiglie nella consulenza finanziaria
La preoccupazione economica per la situazione del Paese affligge gli italiani (50%) più di quella sanitaria (31%) o delle conseguenze sui propri redditi (32%). E la pandemia Covid-19 mette d’accordo tutti (99%) sulla necessità di investire maggiormente sul futuro del Paese.
È il quadro di sintesi che emerge dalla ricerca ‘Risparmio e consulenza, insieme per il rilancio del Paese’ realizzata da Eumetra per Assoreti, che delinea una chiara disponibilità al coinvolgimento del risparmio degli italiani nell’operazione di rilancio del Paese.
Sette italiani su dieci si dicono infatti pronti a investire per rilanciare l’economia e, in particolare, più della metà (54%) investirebbe i propri risparmi per migliorare il sistema sanitario e circa il 45% per la crescita del lavoro e delle industrie innovative.
L’importanza della consulenza
Il 93% degli italiani vede nella nella finanza la soluzione al problema e il 63% degli investitori ritiene che la consulenza finanziaria sia in grado di aiutare il Paese e il sistema produttivo.
Paolo Molesini, presidente di Assoreti
La consulenza finanziaria è considerata quindi come un antidoto all’incertezza e ci si aspetta dagli operatori finanziari un ruolo maggiormente attivo, centrato più sugli investimenti che sul mero sussidio.
“Gestire il patrimonio significa pianificare i bisogni delle famiglie italiane e noi questa responsabilità la sentiamo molto”, osserva Paolo Molesini, presidente di Assoreti.
“Siamo consapevoli di avere in mano il futuro di molti italiani. La consulenza è un bene e un valore per tutti, anzi è ancora più importante per chi lavora e risparmia, perché risorse gestite male, al di là delle tecnicalità del prodotto in cui si investe, sono opportunità che vanno perdute, e possono costare molto nel lungo periodo”.
Il ruolo dei consulenti finanziari
La ricerca attesta che la richiesta e il bisogno di una consulenza di qualità cresce ed è anzi considerata un bene sociale, utile per tutti (85%), non solo per i grandi patrimoni.
“Il ‘fai da te”, aggiunge Molesini, “brucia una quantità di ricchezza enorme. Il valore della consulenza che credo determinante è soprattutto nella capacità di visione e gestione del patrimonio nel lungo periodo ed è questo il compito fondamentale di un consulente: assistere le famiglie aiutandole ad allungare l’orizzonte temporale in una gestione del patrimonio sempre più scientifica e sempre meno dettata dall’emotività”.
La lista dei bisogni di supporto che le famiglie compilano riguarda molti campi della gestione del denaro, tipici un tempo della clientela private: l’immobile, il credito, l’età post lavorativa, la stessa progettazione del risparmio e la protezione che per il 76% degli italiani risulta fondamentale.
Valore che non solo viene confermato ma aumenta per chi ha già avuto modo di entrare in contatto con un consulente finanziario (89%), il cui ruolo percepito si incrementa in virtù del contributo in grado di offrire, durante la pandemia, a favore del Paese e dell’economia reale.
I rendimenti dei prodotti di previdenza complementare sono stati negativi nel 2022, per effetto delle forti turbolenze dei mercati finanziari. Quali sono i fondi pensione aperti che più hanno contenuto le perdite e quali i migliori per perfomance a 5 anni
I dati diffusi oggi da Assogestioni hanno confermato l’impatto delle continue turbolenze di mercato sull’andamento di patrimonio e flussi nel secondo trimestre. Tuttavia, al giro di boa di metà anno il bilancio sulla raccolta resta positivo, a dimostrazione della resilienza dell’industria. Pir e fondi sostenibili poco mossi. Le gestioni di portafoglio arrancano.
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Nel 3° Rapporto Assogestioni-Censis (maggio 2022) emerge che più della metà dei risparmiatori vorrebbe investire in prodotti come fondi comuni, gestioni patrimoniali, fondi pensione
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Per tutti i cluster di età, genere e residenza e tipologie di fondi, gli investitori non amano posizionarsi nelle fasce di rischio più estreme. Generazione Z e Millenials sono portati a rischiare rispetto agli investitori più maturi. Le donne più prudenti.
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