SFDR: è aperto il dibattito sul futuro quadro normativo
Nell'attesa della piena ripresa dei lavori della nuova Commissione Europea, continuano le riflessioni sulla revisione del framework normativo che disciplina la finanza sostenibile
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Non solo più accessibilità delle comunicazioni ma anche importanti progressi sulla qualità delle informazioni rendicontate. Sono questi i risultati principali che emergono dal terzo rapporto annuale sulle divulgazioni dei Principali Impatti Negativi (PAI) da parte delle autorità di vigilanza europee (EBA, Eiopa e Esma), il cui scopo è raccogliere input dalle autorità nazionali competenti sullo stato delle dichiarazioni volontarie a livello di entità e di prodotto ai sensi del Regolamento sulla divulgazione della finanza sostenibile (Sfdr). Un passo positivo per il settore degli investimenti ESG ma che non ha dissuaso gli enti dal fornire raccomandazioni e buone prassi applicative per i diversi attori del mercato.
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Il rapporto ha valutato le divulgazioni riguardanti i PAI a livello sia di ente che di prodotto. Si tratta di comunicazioni che mirano a mostrare l’impatto negativo degli investimenti delle istituzioni finanziarie sull’ambiente e sulle persone, così come le azioni per mitigarle intraprese dai player del settore: gestori di fondi, assicuratori, società di investimento, banche e fondi pensione. Tra i maggiori progressi rispetto agli anni precedenti si rilevano in particolare quelli sulla posizione delle divulgazioni, che stanno diventando sempre più accessibili al pubblico retail, ma anche sul livello e la qualità delle informazioni divulgate. Sebbene sottolinei come il livello di conformità alle disposizioni Sfdr possa essere ulteriormente migliorato, il documento ESA riporta quanto sia importante riconoscere che sia le autorità nazionali competenti sia i financial markets partecipants (FMP) hanno fatto “significativi progressi”.
Il documento sottolinea quanto le ESAs apprezzino l’impegno delle autorità nazionali competenti a seguire le raccomandazioni dei rapporti 2022 e 2023, ad esempio ampliando il campione e includendo cifre esatte o anche prevedendo ripartizioni settoriali e percentuali del mercato analizzato. “Hanno proseguito con gli sforzi di supervisione per verificare la conformità degli FMP nelle dichiarazioni volontarie a livello di entità e di prodotto”, viene detto, ponendo l’accento su iniziative come questionari e incontri con associazioni di settore. Ciononostante, il report non manca di fornire indicazioni per supportare questi soggetti nelle azioni di supervisione e di promuovere la convergenza. Le più significative riguardano lo sviluppo di strumenti Sup Tech, la comunicazione delle aspettative di supervisione, messaggi esterni come le lettere ai ceo o le linee guida, il ricorso a sondaggi e workshop. Tra i suggerimenti figurano anche quello di ribadire l’importanza della finanza sostenibile internamente, l’inclusione della valutazione delle dichiarazioni PAI (quando possibile, con un approccio basato sul rischio) nei piani di supervisione e il controllo della composizione degli investimenti: in caso di discrepanze nelle dichiarazioni rispetto alle allocazioni sottostanti, le ESAs invitano cioè le NCA a sollecitare i player e le dichiarazioni PAI dei prodotti finanziari affinché le si confronti con le informazioni sugli impatti negativi degli investimenti effettivi.
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La relazione contiene altresì raccomandazioni per la Commissione europea. Come prima cosa, si consiglia all’organo esecutivo UE di tenere in conto l’elevato valore dell’informativa sulle PAI e di ridurre la frequenza dei rapporti forniti dalle ESA stesse a ogni due o tre anni per permettere tanto alle autorità quanto ai partecipanti al mercato di concentrare maggiori risorse su un’analisi più significativa delle dichiarazioni. Viene poi ri-evidenziata la possibilità che Bruxelles introduca modalità di proporzionalità diverse per i player, poiché il criterio di “oltre 500 dipendenti” rischia di non rappresentare in modo adeguato l’impatto degli investimenti sui fattori ESG. Un approccio alternativo, recita a proposito il testo, potrebbe essere basato sulla “dimensione degli investimenti”.
Tra le buone pratiche individuate dall’Esma vi è la stipula di un impegno per la decarbonizzazione degli investimenti, da tradursi nella fissazione di un obiettivo intermedio come potrebbe essere la riduzione minima del 25% per il portafoglio aziendale entro il 2025. Importante anche la descrizione della quota di patrimonio allineata all’Accordo di Parigi, quindi la divulgazione della quota di asset investiti in ossequio agli obiettivi dell’intesa e la spiegazione di quanto effettivamente li rispettano. Il documento menziona inoltre la comunicazione delle azioni di engagement, che deve essere effettuata indicando non solo il numero di iniziative intraprese ma anche quello delle aziende coinvolte e la loro distribuzione geografico-settoriale. Infine, vanno ricordati la descrizione della politica di escalation e l’impegno a fornire l’elenco dei criteri utilizzati dal partecipante al mercato finanziario per attuarla.
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