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Nei prossimi 24 mesi la metà dei distributori del Regno Unito incrementerà la presenza dei portafogli preconfezionati nella propria offerta. Ma c’è un limite: non sono direttamente investibili
Nel mondo della consulenza finanziaria, soprattutto quella prestata da professionisti autonomi, cresce il ricorso a portafogli modello, vale a dire pacchetti preconfezionati di etf o fondi costruiti sulla base di metodologie quantitative e distribuiti tramite piattaforme digitali.
Una recente survey condotta dalla società di consulenza Cerulli Associates nel Regno Unito (dove il servizio di consulenza autonoma è l’unico vigente, ndr) fa emergere che nei prossimi 12-24 mesi quasi la metà dei distributori interpellati prevede di incrementare l’utilizzo dei portafogli modello nella propria offerta. Solo il 14% degli intervistati non propone portafogli modello ai propri clienti e una percentuale minima (vicina al 2%) prevede di ridurne l’utilizzo nel periodo.
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Vantaggi e limiti dei portafogli modello
A differenza delle soluzioni tradizionali proposte dalle case di gestione, come i prodotti multi-manager o i fondi di fondi, i portafogli modello non sono direttamente investibili: si tratta di cornici offerte ai consulenti per l’asset allocation, suscettibili di modifiche a discrezione del professionista.
“Storicamente – spiega Fabrizio Zumbo, director, european asset and wealth management research di Cerulli Associates – le proposte multi-manager comportano commissioni più elevate. I gestori hanno iniziato a costruire portafogli modello con etf che riescono a dare agli investitori un accesso più diversificato e competitivo dal punto di vista dei costi”.
Etf o fondi?
Lo schema di implementazione che va per la maggiore è quello che utilizza etf, suscitando un dibattito sul fatto che un maggiore uso dei portafogli modello potesse segnare un arresto per i fondi comuni tradizionali. Un punto di vista alternativo, invece, vede i portafogli modello come strumenti complementari ai fondi comuni; “l’asset allocation e la selezione dei gestori sono caratteristiche chiave dei servizi di portafoglio modello – analizza Zumbo – e continueranno a guidare i flussi anche verso i fondi attivi tradizionali”.
Nella ricerca di Cerulli viene spiegato che la diffusione dei portafogli modello, dal punto di vista dei consulenti, ha portato una maggiore efficienza e scalabilità del business verso la clientela. In definitiva, si legge, permette di ridurre i costi e semplificare la proposta commerciale.
Per i consulenti è un importante vantaggio poiché consente loro di concentrarsi sull’attività core di pianificazione finanziaria piuttosto che su aspetti diversi come il marketing, la comunicazione e più in generale lo sviluppo del business. “I consulenti possono anche verificare che i loro clienti siano investiti in linea con la visione della casa, creando una maggiore coerenza nei risultati conseguiti”, conclude Zumbo.
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