Secondo Greg Peters, co-cio di PGIM Fixed Income, non mancano gli ingredienti per ottenere rendimenti favorevoli positivi dall’asset class. Merito di tassi in calo e del quadro macro. Investment grade e credito di qualità i segmenti su cui puntare
Gregory Peters, co-cio di Pgim Fixed Income
Non solo un mercato caratterizzato da solidi andamenti di bilancio tra gli emittenti. Con il 2025 che si avvicina, gli amanti dei bond hanno tanto altro di che sorridere. A partire dalla possibilità che i tassi scendano ulteriormente rispetto a livelli attuali e la recessione si allontani dall’orizzonte degli eventi. È quanto sostiene Gregory Peters, che vanta un osservatorio privilegiato sull’asset class dalla sua posizione di co-cio in PGIM Fixed Income. Secondo l’esperto, ci sono infatti prospettive incoraggianti per gli investitori che si concentrano sui fondamentali e hanno la flessibilità di adeguarsi al mutare delle condizioni. La redazione di FocusRisparmio lo ha raggiunto capire quali.
La persistente inversione della curva dei rendimenti mostra che una notevole quantità di ottimismo degli investitori sulla moderazione economica e sui tagli al costo del denaro è già stata presa in considerazione nei rendimenti a lungo termine, limitandone potenzialmente la capacità di un imminente calo. È ragionevole attendersi che i tassi a scadenza estesa si consolidino attorno ai livelli attuali fino a quando non migliorerà la visibilità dei rates terminali per i cicli delle banche centrali nei mercati sviluppati. Con la politica monetaria che pesa sui tassi a breve, sussistono quindi le condizioni per un ulteriore irripidimento della curva.
Cosa aspettarsi allora sui mercati?
Poiché i rendimenti in contanti perdono il fascino che avevano in precedenza, i già robusti afflussi di fondi obbligazionari dovrebbero rafforzarsi in un contesto che vede l’intensificazione della ricerca di rendimento. Questo cambiamento promette a sua volta di esercitare una pressione al ribasso sui rendimenti e contribuire alle opportunità di vantaggio in un contesto di tassi in calo.
Considerando che l’andamento dei ricavi e degli utili aziendali è positivo, con le precedenti previsioni per le emissioni lorde del 2024 già superate, non saremmo sorpresi se il conteggio per l’intero anno arrivasse a un terzo in più delle aspettative. Ciò ci induce a essere moderatamente costruttivi sui titoli societari e in particolare sul segmento investment grade, sia pur a condizione di mantenere una certa cautela. Non solo gli spread restano vicini all’estremità inferiore dell’intervallo storico, infatti, ma le attese del mercato per un ulteriore allentamento della politica monetaria hanno fatto scendere i rendimenti dai picchi di inizio anno. E un mix di ritorni più bassi, differenziali ridotti e forti collocamenti non può che rappresentare un limite.
E l’high yield? Il rischio di default può penalizzarlo?
Il nostro scenario di base prevede un calo delle insolvenze Oltreoceano nel prossimo anno e, anche se l’economia si dovesse rivelare al di sotto delle aspettative, riteniamo che qualsiasi aumento sarebbe comunque gestibile. Scenario che, unito ai bilanci positivi delle aziende, dovrebbe contribuire a mantenere gli spread USA limitati e la domanda di nuove emissioni robusta. Stesso discorso per l’Europa, dove ci aspettiamo che le obbligazioni e i prestiti high yield generino extra rendimenti positivi a fronte di default stabili. In generale, anche in questo caso, un’attenta selezione si impone però come prerogativa indispensabile: in un contesto a elevato rischio geopolitico come quello attuale, l’attenzione ai fondamentali e la propensione per una duration breve hanno infatti ancora senso mentre la via migliore per perseguire la sovraperformance consiste nell’attenta scelta del credito per individuare opportunità di valore relativo.
Vede opportunità anche fuori dai mercati principali?
La dispersione della performance tra i settori dei mercati emergenti e all’interno di essi continua a svelare opportunità di alfa, sottolineando la complessità del settore. Sebbene persistano le incertezze geopolitiche, in particolare per quanto riguarda i rischi legati alla politica commerciale statunitense, queste geografie sembrano ancora destinate a beneficiare dei previsti tagli dei tassi dell’economia sviluppata e di un contesto macroeconomico favorevole. Senza contare che il premio di crescita rispetto al resto del mondo potrebbe aumentare nel medio termine, poiché le preoccupazioni fiscali e altri vincoli pesano sugli Stati avanzati. Dovendo indicare specifici segmenti, vediamo il valore maggiore nelle obbligazioni societarie locali e in alcuni emittenti BBB a più lunga scadenza. Continuiamo inoltre a privilegiare l’esposizione alla duration di queste latitudini, anche se non tanto quanto prima dei recenti rally. È probabile che i fattori top-down rimangano chiave nel breve termine, guidando le opportunità tattiche fino a quando il panorama non potrà essere rivalutato dopo l’esito delle elezioni statunitensi.
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