Mentre il sell-off sulle valute digitali appare senza fine, c’è chi guarda a nuove opportunità. E un’accelerazione sulle cripto sovrane appare ormai inevitabile, anche se non facile
Il crollo delle criptovalute prosegue senza freni, con il Bitcoin sul punto di scendere sotto i 20.000 dollari per la prima volta dal dicembre 2020. In particolare, stando a CoinDesk, la regina delle monete digitali ha lasciato sul terreno il 70% rispetto al massimo di 68.990,90 dollari raggiunto nel novembre 2021. Un sell-off senza fine che riguarda tutto il comparto, nessuno escluso, e ha azzerato circa un anno e mezzo di guadagni.
Dietro la fuga degli investitori ci sono non solo l’abbandono generale degli asset di rischio dovuto alla fine delle condizioni di mercato accomodanti, ma anche una serie di eventi che ha acuito il panico. A maggio, il crollo della stablecoin TerraUsd e del suo token gemello Luna ha provocato una caduta di tutte le cripto. Poi, lunedì scorso, Celsius Network, il più grande conto di deposito di monete digitali al mondo, ha reso noto di voler sospendere tutti i prelievi, gli swap e i trasferimenti a causa di “condizioni di mercato estreme”, scatenando ulteriore panico. Il giorno successivo è stata la volta di Coinbase, che ha annunciato un maxi piano di ristrutturazione aziendale con un taglio del 18% del personale. Tanto che perfino Elon Musk in serata ha twittato: “È la notte delle cripto”.
Benjamin Dean, director digital assets di WisdomTree
“L’ecosistema degli asset digitali si trova oggi ad affrontare indiscutibilmente un nuovo ‘inverno delle criptovalute’: un lungo periodo di prezzi depressi. Allo stesso tempo, nel settore affluiscono quantità abnormi di capitale di rischio. Conciliare queste due realtà è difficile”, spiega Benjamin Dean, director digital assets di WisdomTree, che sottolinea come l’ecosistema degli asset digitali in generale è passato da un picco di oltre 3 trilioni di dollari a meno di 1 trilione di dollari oggi, ma che nel 2021 si sono verificati più investimenti di capitale di rischio nello spazio cripto/blockchain rispetto a tutti i sei anni precedenti messi insieme: 21 miliardi di dollari in totale. E nel primo trimestre del 2022 gli investimenti sono aumentati ancora, di altri 10 miliardi di dollari.
Per Dean è significativa la destinazione di cui è oggetto questo flusso di capitali. Nell’ultimo semestre, una media di circa il 36% dei flussi ha interessato i token non fungibili (Nft) e il gaming. Al secondo posto, in termini percentuali, si colloca la finanza decentralizzata (DeFi), che ha attirato circa il 16% dei flussi. “Dall’analisi di tali sviluppi emerge una dissonanza – fa notare -. Da un lato, l’outlook macroeconomico non potrebbe essere più pessimistico. Dall’altro, prima d’ora non sono mai stati previsti dei progetti su asset digitali con finanziamenti di simile portata. La strada potrebbe allungarsi di 12-18 mesi”.
“Chi riuscirà a trovare modelli di business in grado di generare entrate, e attrarre utenti, creerà la prossima ondata di opportunità nello spazio degli asset digitali. Tuttavia, saranno molte le vittime lungo la strada, come già avvenuto in questo decennio di evoluzione degli asset digitali”, avverte dunque l’esperto WisdomTree.
Quattro sfide per le Cbdc
Adriano Gerardelli, responsabile financial services di Minsait in Italia
La crisi del mondo cripto ha riportato l’attenzione sulla necessità da parte delle banche centrali di emettere strumenti finanziari digitali, ma sottoposti a norme e vigilanza. Per Adriano Gerardelli, responsabile financial services di Minsait in Italia, in questo scenario, diventa sempre più necessario un intervento normativo su diversi fronti: dalla regolamentazione degli operatori del settore (cosa che sta già avvenendo in Italia con l’iscrizione all’Organismo degli Agenti e Mediatori delle principali società di scambio di criptovalute), alla definizione di un chiaro quadro normativo sulla dichiarazione e tassazione degli asset digitali, passando per l’introduzione di asset finanziari digitali sottoposti a norme e vigilanza come le cosiddette criptovalute sovrane.
“In questa fase le istituzioni stanno ancora attraversando un periodo di studio e progettazione, ma questa rappresenta una fase cruciale – osserva Gerardelli -. Si tratta del momento decisivo che determinerà quale sarà il volto dell’euro digitale, su quale tecnologia sarà basato e come sarà integrato nella vita di tutti i giorni. Le Cbdc, infatti, rappresentano una tendenza inevitabile, sono destinate a diffondersi su scala globale, a rivoluzionare il modo di fare pagamenti e, probabilmente, di intendere il denaro”.
Ma per l’esperto ci sono quattro sfide chiave sulla strada delle criptovalute sovrane: la scalabilità delle infrastrutture necessarie alle valute digitali, la capacità tecnologica di gestire un numero ingente di transazioni in tempi ridotti, la resilienza ad attacchi informatici e disastri naturali e la sostenibilità energetica. Per superarle sarà necessaria la collaborazione di tutti i soggetti coinvolti nello sviluppo e nell’implementazione: regolatori, settore finanziario e aziende tecnologiche.
Per Gerardelli bisogna inoltre fare attenzione ad alcuni aspetti critici ai quali le valute digitali centrali possono andare incontro. Infatti, non tutte le Cbdc avranno lo stesso successo e grado di adozione, ma ci saranno valute digitali più utilizzate rispetto ad altre, in base a come queste saranno progettate. “Fattori tecnologici come semplicità di utilizzo, velocità, fees per le transazioni, sicurezza, privacy, sostenibilità energetica, numero di ‘token’ disponibili, tra gli altri, saranno fondamentali nel decretare quali Cbdc avranno la meglio rispetto alle altre”, conclude l’esperto.
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