Tre i possibili scenari, due dei quali caratterizzati da una forte inflazione che potrebbe mettere a dura prova l’utilizzo da parte degli investitori di soluzioni tradizionali. La grande sfida sarà riuscire a diversificare
La Bce sarà pronta a fare qualsiasi cosa sia necessaria per normalizzare i livelli di inflazione in Europa, cercando di raggiungere l’obiettivo del 2%. Un nuovo “Whatever It Takes” che arriva però da Luis de Guindo, vicepresidente della Banca Centrale Europa al Forum Economico di El Norte de Castilla. Dall’altra parte dell’atlantico, intanto, la Fed prosegue nel percorso di rialzo sui tassi.
Proprio le banche centrali sono uno dei fattori determinanti nelle previsioni per il prossimo quinquennio di Robeco, così come riportate nell’outlook dal titolo “L’era della confusione”. Le previsioni dell’asset manager coprono un arco temporale che va dal 2023 al 2027, descrivendo tre possibili scenari “con la medesima percentuale di realizzazione”, specifica Peter van der Welle, strategist Multi Asset di Robeco, “con la medesima percentuale di realizzazione”.
Tempi confusi
Lo scenario attuale è tanto chiaro, quanto complesso. “Nessuno aveva previsto una sanguinosa guerra in Europa, capace di scatenare una crisi energetica e alimentare, né un’inflazione in doppia cifra nelle economie sviluppate”, si legge nel report. La “confusione” a cui fa riferimento il titolo, secondo il team di ricerca di Robeco, è riconducibile “alle numerose variabili che gli operatori di mercato sono costretti a gestire, con divergenze di opinione sempre maggiori tra gli analisti su temi fondamentali come l’efficacia della politica monetaria e fiscale, il cambiamento climatico, l’impatto di energia e prezzo degli alimenti, la traiettoria di crescita cinese, l’eccesso del debito e la geopolitica”.
L’impatto del climate change
Se è vero che immaginare il futuro è diventato ancor meno prevedibile, altrettanto vero è che, specifica Laurens Swinkels, ricercatore di Robeco, il cambiamento climatico sarà centrale nei prossimi anni. E per questo, afferma, “gli asset allocator dovranno prendere in seria considerazione l’impatto di lungo termine del cambiamento climatico sul rendimento delle varie asset class.”
L’indagine prevede un impatto minimo del climate change sui titoli di Stato e sulle obbligazioni investment graded dei Paesi sviluppati. Per l’azionario di quest’ultimi il segnale è leggermente negativo, fanno sapere da Robeco, “a causa della riduzione sia della crescita economica, sia del rischio fisico”. “Le commodity” si legge nel report, “sono l’unica asset class a ricevere segnali climatici positivi, principalmente perché la transizione energetica e il rischio climatico produrranno pressioni al rialzo per i prezzi delle materie prime”.
I tre scenari
L’indagine ipotizza tre possibili scenari che potranno realizzarsi nel quinquennio 2023-2007, a partire dalle tre motivazioni che gli analisti di Robeco pongono alla base dell’Era della Confusione, ovvero “la scarsa conoscenza dell’inflazione, la svolta in termini di politica monetaria e il dibattito in corso sull’eventuale fine della Grande Moderazione”, afferma Swinkels. “Prevediamo un’economia globale dalla ripresa incerta e lunga” afferma.
Il titolo della ricerca fa diretto riferimento ad una certa confusione sull’origine dell’inflazione e sulla sua traiettoria futura. “Le valutazioni fatte lo scorso anno dai banchieri centrali sulla sua natura ‘transitoria’ si sono scontrate con la dura realtà”, si legge. Tale mancanza di visione, porta, secondo la società a un primo scenario “base” caratterizzato da: inflazione in zona grigia (2,6% di media tra il 2023 e il 2027), da investimenti mirati al ripristino delle catene di fornitura (che genereranno resilienza, ma ridurranno l’efficienza) e i “tre motori storici (tassi di interesse reali bassi, livelli dei volumi di risparmio in eccesso e accessibilità degli immobili)” depotenziati. “Pertanto, per i prossimi cinque anni, abbiamo rivisto al ribasso la traiettoria di crescita annualizzata del Pil reale Usa, passando dal 2,3% a un 1,75% inferiore al trend”. E un peggioramento della situazione demografica in Cina, con una crescita reale al di sotto del 5%.
“Il secondo motivo per cui stiamo entrando nell’era della confusione è che la transizione dal Qe al Qt delle banche centrali sta favorendo un importante cambiamento di regime sui mercati finanziari”, continua l’indagine, ipotizzando un secondo scenario, di tipo rialzista. In tale previsione, la società ipotizza “che il Pil reale Usa risalga a quota 3,75% nel 2024 e che il tasso geometrico annuo di crescita raggiunga un valore salutare e superiore al trend (2,75% per il periodo 2023-2027)”. Tale scenario ottimista si basa “sulla convinzione che l’innovazione legata agli investimenti verdi e il boom di investimenti post-Covid inizieranno a incidere sui dati riferiti alla produttività”. Nella stessa ipotesi, l’Europa potrebbe avere una maggiore posizione strategica nei confronti della Russia e la Cina potrebbe ottenere l’immunità di gregge già nel 2023.
Infine, in relazione alla terza ipotesi che caratterizza l’era della confusione (cioè, la fine della Grande Moderazione), Robeco ha delineato un terzo e ultimo scenario, di tipo ribassista, caratterizzato da un’accelerata dell’inflazione al 4,75% entro il 2025 e nel quale “si verificherà una nuova inversione delle curve dei rendimenti e una seconda, più profonda recessione si dispiegherà nel 2026/2027”.
Cosa può fare l’investitore
Per l’investitore la vera sfida sarà “mantenere il potere di acquisto reale di un portafoglio diversificato a livello globale”, sottolinea il report. “Un portafoglio diversificato di azioni e obbligazioni ha un rendimento reale (ovvero rettificato in base all’inflazione) del 2,9% annuo, mentre l’inflazione supera il 4%”. “Riteniamo che gli standard di vischiosità dell’inflazione siano decisamente elevati” dice Peter van der Welle, strategist Multi Asset di Robeco, “e che le recessioni – che presto o tardi prevediamo in entrambi gli scenari – siano altamente disinflazionistiche”.
Se si esclude il secondo scenario, quello rialzista, nei restanti due le previsioni della società indicano un’inflazione che si aggirerebbe “tra il 2,5% e il 5% per le economie sviluppate, creando evidenti difficoltà sul fronte della diversificazione del portafoglio, con il rapporto azioni/obbligazioni che, in una simile gamma di valori, tende a favorire i mercati sviluppati”. Ciò significa che la ricerca, da parte dell’investitore, di asset alternativi a copertura del rischio azionario continuerà. “A questo proposito, notiamo che le nostre stime per il mercato immobiliare non sono state riviste al ribasso, così come continuiamo a prevedere solidi rendimenti steady-state per le commodity, nonostante i dati da superciclo registrati nell’ultimo biennio” aggiunge il report.
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