Inflazione, l’Ocse segnala una risalita dei prezzi
Ad agosto i prezzi dell’Area sono aumentati dal 5,9% al 6,4%. Colpa dell’energia. In crescita anche l’indice del G7, stabile il dato core. Segnali di schiarita in Uk
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Mentre arrivano buone notizie sul fronte inflazione, con Italia, Spagna e Francia che a maggio hanno visto i prezzi rallentare oltre le attese, la Banca centrale europea alza il livello d’allerta sulla fragile stabilità finanziaria dell’Eurozona. Colpa della crescita incerta, del carovita e di una stretta al credito che continua a pesare su imprese, famiglie e governi. Ma anche dell’aumento dei tassi, che può creare pericolosi effetti collaterali. Lo spiega lo stesso istituto centrale nella Financial Stability Review, in cui avverte che un inaspettato deterioramento delle condizioni economiche o una stretta finanziaria potrebbero causare “un aggiustamento disordinato dei prezzi sui mercati finanziari o su quello immobiliare”.
“La stabilità dei prezzi è fondamentale per una stabilità duratura”, ha avvertito il vicepresidente dell’Eurotower Luis de Guindos. Ma gli aumenti dei tassi di interesse per contrastare l’inflazione, ha aggiunto, possono far emergere vulnerabilità nel sistema finanziario. Da qui, l’ovvia conclusione del suo ragionamento: “È quindi fondamentale monitorare vulnerabilità di questo tipo e implementare pienamente l’unione bancaria nell’ottica di tenerle constamene sotto controllo”.
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Benché le condizioni economiche siano leggermente migliorate, gli economisti di Francoforte ritengono che le imprese dell’Eurozona si trovino ad affrontare condizioni di finanziamento più rigide e prospettive di affari incerte. Un contesto che potrebbe rivelarsi particolarmente difficile per quelle realtà uscite dalla pandemia con un debito maggiore e guadagni più deboli. Allo stesso tempo, l’elevata inflazione sta colpendo le famiglie, in particolare quelle a basso reddito, riducendone il potere d’acquisto e compromettendone la capacità di rimborsare i finanziamenti. “La domanda di nuovi prestiti, specie quella di mutui, è diminuita drasticamente nel primo trimestre 2023 in scia alla stretta monetaria”, viene sottolineato.
Intanto, prosegue il report, se è vero che il calo dei prezzi energetici negli ultimi mesi ha ridotto le pressioni sui governi, le autorità pubbliche si trovano ad affrontare costi di finanziamento in aumento. Ulteriori rischi arrivano poi dal mercato immobiliare: finora gli aggiustamenti delle quotazioni sono stati ordinati ma squilibri potrebbero materializzarsi se mutui più elevati dovessero far ridurre la domanda sempre di più.
Per Francoforte, anche i mercati finanziari e i fondi di investimento rimangono vulnerabili agli aggiustamenti dei prezzi delle attività. Valutazioni eccessive, condizioni di finanziamento più restrittive e minore liquidità del mercato potrebbero infatti accrescere il rischio che eventuali aggiustamenti diventino disordinati, specie in caso di rinnovati timori di recessione. “Finora i fondi non sono stati particolarmente influenzati dalle tensioni nei settori bancari statunitense e svizzero. Ciò potrebbe cambiare, tuttavia, se questi soggetti richiedessero improvvisamente liquidità, costringendo a rapide vendite di attività”, si legge.
Quanto alle banche, la Bce conferma ancora la solidità degli istituti dell’Eurozona di fronte alle recenti turbolenze ma avverte che i costi più alti della raccolta e una qualità degli asset peggiore potrebbero pesare sulla redditività. Questo secondo aspetto, segnala in particolare l’Eurotower, “si sta già manifestando nei portafogli di prestiti esposti all’immobiliare commerciale, alle aziende piccole e ai prestiti ai consumatori”. Quindi “le banche potrebbero dover accantonare più fondi per coprire le perdite e gestire i loro rischi di credito”.
Nello specifico delle tensioni provocate dalle banche regionali Usa e dal caso Credit Suisse, per Francoforte resta “possibile che questi eventi portino a una nuova valutazione della redditività e delle prospettive di liquidità”. Le previsioni macrofinanziarie restano “altamente incerte, data la presenza di rischi al ribasso per la crescita, accompagnati da persistenti pressioni inflazionistiche”. Senza contare che “gli indicatori a breve termine dello stress finanziario sono risaliti di nuovo nel contesto di stress del settore bancario di alcune economie mature, sebbene restino al di sotto” dei livelli raggiunti durante la pandemia o nei momenti più acuti della guerra.
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Continua a complicarsi il quadro in base al quale il Consiglio direttivo dell’Eurotower dovrà, tra due settimane, decidere di nuovo del costo del denaro. L’indice dei prezzi di aprile sotto le attese per Francia (+5,1%), Spagna (+3,2%) e Italia (+7,6%) fa ben sperare sul dato in arrivo dell’intera Eurolandia e fornisce argomenti ai membri più accomodanti del board. “Il calo dell’inflazione nei dati regionali è stato maggiore del previsto e indica un continuo rallentamento della crescita dei prezzi”, ha commentato de Guindos, chiarendo però che non è ancora decisivo. “Vedremo volatilità nel carovita complessivo e sarà il dato core a fornire il segnale corretto”, ha avvisato.
Intanto, la stessa Bce ha segnalato un nuovo rallentamento in aprile dei prestiti bancari alle imprese e alle famiglie della zona euro. Una frenata ormai ininterrotta dall’autunno scorso, a causa della stagnazione dell’economia e dei rapidi aumenti dei tassi. Sulla questione è intervenuto anche il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, che è tornato a raccomandare prudenza nelle sue Considerazioni finali. “Dopo aver portato i tassi di riferimento in territorio restrittivo, occorre ora procedere con la necessaria gradualità”, ha detto.
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