Nell’introduzione al suo ultimo libro, il governatore raccomanda di bilanciare i rischi dei prezzi e la stabilità. “Tassi reali fra 0,5-1%, picco forse vicino. Contro l’inflazione misure su redditi e bilancio”
Bilanciare i rischi di inflazione con la stabilità. All’indomani del settimo aumento dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea, il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, torna a raccomandare prudenza ai colleghi del board di Francoforte. E lo fa attraverso le pagine introduttive della suo ultimo libro ‘Inflazione e politica monetaria’ (edito da Laterza), utilizzando la celebre espressione manzoniana: “Il percorso della Bce è chiaro ma ‘adelante con juicio’”. Un giudizio che si aggiunge alla sottolineatura delle divergenti opinioni in seno all’Eurotower su “modi e tempi” per raggiungere l’obiettivo di inflazione.
Visco ripercorre l’operato del suo predecessore, Guido Carli. Nel 1947, l’allora numero uno di Via Nazionale si rifiutò infatti di attuare “l’atto sedizioso” di non rifinanziare il disavanzo pubblico, che avrebbe comportato il mancato pagamento degli stipendi pubblici e messo in crisi l’intera tenuta istituzionale e sociale del Paese. Un comportamento, osserva, che non era benigno verso l’inflazione, in decisa crescita in quegli anni in Italia, visto che lo stesso Carli la ricercava sotto altre forme, quali il contenimento del credito all’economia e la liberalizzazione dei depositi bancari.
“La politica monetaria, che conduciamo nell’ambito del Consiglio direttivo della Banca centrale europea con riferimento all’intera Area dell’euro, è indipendente e persegue l’obiettivo di inflazione con decisione ma anche nella piena consapevolezza degli effetti che le sue decisioni esercitano sull’attività produttiva, sull’occupazione e sul sistema finanziario, nonché delle ripercussioni che tali effetti hanno a loro volta per la stabilità dei prezzi”. Così mette in guardia il governatore, ammettendo chesi tratta di un compito non meno difficile di quanto fosse stato in passato.
Ma per l’economista, che a novembre lascerà la guida di Bankitalia dopo 12 anni, “oggi come allora occorre bilanciare due rischi: da un lato, quello che una politica monetaria troppo espansiva possa prolungare la fase di inflazione elevata, radicandola nelle aspettative e nei processi di fissazione di prezzi e salari; dall’altro, nel caso l’orientamento fosse invece troppo restrittivo, il rischio che l’inasprimento delle condizioni finanziarie risulti più forte del necessario, con effetti negativi per l’attività economica, l’occupazione e la stabilità finanziaria”.
“Contro l’inflazione misure su redditi e bilancio”
La ricetta, secondo Visco, la offre l’esperienza degli scorsi decenni in Italia: “Solo l’azione coerente e coesa delle politiche monetarie, del bilancio e, per usare un termine ormai alquanto desueto, dei redditi può contrastare con successo l’inflazione e riportare rapidamente il nostro Paese e l’Area dell’euro su un sentiero di sviluppo sostenuto ed equilibrato”, spiega.
“Tassi reali fra 0,5-1%, picco forse vicino”
Quanto ai tassi, Visco sottolinea che in termini realiquesti sono fra lo 0,5 e l’1% anche dopo gli ultimi rialzi della Bce, e invita a non fasciarsi la testa”. Il picco, a suo dire, “forse non è troppo lontano da dove siamo”. In ogni caso, però, pesa la grande incertezza geopolitica, come ad esempio sul conflitto in Ucraina. “Sicuramente abbiamo delle idee di dove arriveremo e come, ma sempre di idee si tratta”, precisa.
“Misure temporanee e riforme strutturali per i salari”
Sulla questione salari, Visco riconosce la necessità di un aumento ma senza mancare di sottolineare che la situazione può essere cambiata solo attraverso riforme strutturali. Chi è sotto il livello di povertà va aiutato, per il governatore, “ma occorre evitare una spirale salari-prezzi che farebbe perdurare l’inflazione con effetti negativi”. Così il banchiere centrale torna a ricordare come il punto centrale sia sempre l’incertezza, fra guerra in Ucraina, instabilità geopolitiche e tensioni sui prezzi. Un’incertezza che rende necessaria un’azione comune fra politica monetaria, di bilancio e responsabilità dei sindacati. In caso contrario, infatti, “l’obiettivo sarà raggiunto ugualmente ma con costi più elevati”.
Visco torna, insomma, a chiedere alle parti sociali europee di “continuare a mostrare responsabilità” sulle richieste di aumento dei salari di fronte all’inflazione, per fare così la loro parte assieme alla politica monetaria e di bilancio e suggerisce “interventi temporanei sul costo del lavoro e il parziale assorbimento, ove possibile, nei margini di profitto” .
“Come accaduto negli anni Settanta per la ‘tassa dello sceicco’ – ricorda il numero uno di Via Nazionale – lo shock energetico in corso costituisce un onere ineludibile per il Paese: non lo si può rinviare al mittente e l’obiettivo deve essere quello di assorbirlo il più in fretta possibile, anche ridistribuendone gli effetti con interventi a favore delle famiglie e delle imprese maggiormente colpite, riducendo al minimo gli oneri permanenti sui conti dello Stato”.
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