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Tra pandemia e inflazione, vietato abbassare la guardia. Ma trovare rendimento è possibile. Usa, sostenibilità, private equity: ecco dove
Se c’è una cosa che il 2022 certamente non riserverà agli investitori è la noia. Tra inflazione, banche centrali e pandemia, solo per citare le tre preoccupazioni principali, sia sui mercati azionari sia su quelli obbligazionari sarà necessario muoversi con attenzione e tenere sempre alto il livello di guardia. Ottenere rendimento però sarà possibile comunque, secondo i gestori, che guardano soprattutto all’azionario, agli Usa e alla svolta sostenibile.
I rischi: le tre “i”
Tra le tante fonti di incertezza, da tenere d’occhio, come sottolinea Richard Dunbar, responsabile multi-asset research di abrdn, saranno soprattutto le tre famigerate “i”: infezione, inflazione e tassi di interesse. Per quanto riguarda la pandemia, l’esperto è ottimista, alla luce dei progressi delle campagne vaccinali.
La corsa dei prezzi continua invece ad essere un tema chiave e per Dunbar i tassi rimarranno elevati nel prossimo anno. “Tuttavia – evidenzia -, ci sono segnali che negli Stati Uniti, in particolare, la disponibilità di materie prime stia migliorando, che i colli di bottiglia nei trasporti si stiano allentando dal momento che i porti marittimi funzionano 24 ore su 24, 7 giorni su 7. In base alle statistiche sull’inflazione, è molto probabile che questa raggiunga il picco nel primo o nel secondo trimestre dell’anno prossimo. Attualmente le previsioni indicano anche un ‘down-draft’ leggermente maggiore, dato che le materie prime e i problemi della catena di approvvigionamento si attenuano”.
La terza ‘i’, quella dei tassi di interesse, è strettamente connessa all’indice dei prezzi, con le principali banche centrali, Fed in testa, che hanno già adottato una linea più hawkish. “Mentre alcune di questi interventi sui tassi d’interesse si riflettono già nelle aspettative del mercato, non è difficile vedere scenari in cui le banche centrali potrebbero dover perseguire una politica meno favorevole al mercato”, avverte l’esperto abrdn, che segnala anche altri tre fronti da seguire con attenzione.
Il primo è la Cina, tra novità normative e crisi dell’immobiliare. Per Dunbar la crescita economica di Pechino continuerà a superare la media globale, anche se non al ritmo a cui ci ha abituato. “Rimane anche la patria di molte aziende di alta qualità e di un mercato obbligazionario ampio e profondo, che continuano ad offrire delle opportunità”, aggiunge. Gli altri due riguardano gli investimenti aziendali, con il settore privato che dovrà raccogliere il testimone della crescita post-stimoli, e gli emergenti, che per l’esperto offrono valore rispetto a molti mercati sviluppati.
L’asset allocation secondo i gestori
Come muoversi dunque in questo campo minato? Per Laurent Denize, global cio di Oddo Bhf Am, al momento gli investitori preferiscono ancora la tesi di un’inflazione transitoria o piuttosto di un ritorno alla stagnazione secolare. “Il tasso delle obbligazioni americane a 30 anni all’1,70% con un’inflazione annua al 6,2% e una crescita del Pil al 5,5% per il 2021 rispecchiano perfettamente la repressione finanziaria portata avanti dalle banche centrali, ma anche una crescita che tornerebbe verso un potenziale in fin dei conti limitato. Se così fosse, occorrerà continuare a privilegiare le azioni di qualità e growth”, osserva.
“Se dovessimo classificare i rischi in ordine decrescente per l’insieme delle classi d’attivi, i tassi lunghi americani sarebbero in cima – prosegue -. In effetti, in caso di ripresa dei tassi dei Treasury americani a 30 anni al 2,50% (contro l’attuale 1,70%), ovvero ai livelli di marzo 2021, e considerando una duration di 22,8, la performance sarebbe di -18% qualora tutto il resto rimanesse invariato. In un simile contesto, trainato da una crescita robusta, occorre preferire le classi d’attivi in grado di limitare l’erosione del capitale causata dall’inflazione, come le azioni quotate e il private equity”.
D’altro canto, per il cio di Oddo Bhf Am la traiettoria del biglietto verde darà una buona idea della performance degli attivi regionali. “Se il dollaro dovesse calare, sarà necessario guardare all’Europa e ai mercati emergenti. Se continuerà ad apprezzarsi, gli Stati Uniti offriranno certamente ancora una volta le performance migliori”, consiglia.
Michael Grady, head of investment strategy and chief economist di Aviva Investors, vede rischi di ribasso derivanti dalle nuove varianti di Covid, ma li considera temporanei, tali da rinviare la crescita nel tempo, piuttosto che creare perdite permanenti. Anche l’inflazione rappresenta una sfida per le banche centrali, ma l’anno prossimo dovrebbe subire una riduzione consistente, suggerendo che sia persistente piuttosto che permanente. Ciononostante, è stata abbastanza alta e abbastanza a lungo da avere un impatto sia sul sentiment che sui comportamenti.
“Manteniamo una posizione moderatamente positiva sull’azionario, sostenuta da una sottoesposizione al credito, dato che il primo performa generalmente meglio del secondo nelle fasi centrali del ciclo economico. Anche la prospettiva di un aumento della volatilità dei tassi favorisce questa allocation”, spiega dunque Grady, che mantiene una stance negativa sui titoli di stato a causa dei rischi di rialzo dell’inflazione e della tendenza delle banche centrali globali ad adottare politiche maggiormente restrittive. “I rialzi dei tassi potrebbero verificarsi più velocemente di quanto i mercati credano attualmente e i tassi terminali attesi sembrano potenzialmente sottovalutati”, avverte.

Quanto agli emergenti, questi per Grady dovrebbero sottoperformare i mercati sviluppati sia rispetto alle valute che alle azioni. “I venti contrari per gli EM includono una crescita più lenta, la normalizzazione della politica monetaria e il rischio di tassi reali più elevati, nonché rischi di carattere idiosincratico derivanti dalla politica e dalla regolamentazione”, fa notare.
La sostenibilità detta il ritmo
Altra certezza del 2022 (e non solo) è che la sostenibilità sarà uno dei temi centrali. Le soluzioni a tutela dell’ambiente stanno infatti già segnando il passo per la politica e la regolamentazione, e le aspettative per la Cop27 del prossimo anno sono molto alte. Secondo Jon Wallace e Rhys Petheram, rispettivamente fund manager environmental solutions e head of environmental solutions di Jupiter Am, dipendono soprattutto dagli Usa. “In parole povere, gli Stati Uniti sono uno dei maggiori emittenti di gas serra e quindi le opportunità disponibili in settori come l’energia pulita e la de-carbonizzazione sono altrettanto grandi. Se la legge ‘Build Back Better’ venisse approvata, non solo porterebbe a migliaia di miliardi di dollari di investimenti in infrastrutture sostenibili, ma segnalerebbe al resto del mondo che affrontare il cambiamento climatico è una priorità per una delle più grandi economie del mondo e un paese che è stato notoriamente lento ad agire”.
Altro tema fondamentale sarà poi lo sviluppo del mercato obbligazionario sostenibile. Il 2021 è stato infatti un anno da record per la finanza green, con le emissione che si prevede raggiungeranno i mille miliardi di dollari. Dal momento che molto di questo debito è stato emesso subito prima della Cop26, il mercato avrà bisogno di una nuova spinta nel 2022 per eguagliare lʼemissione del 2021, secondo i due esperti, per i quali anche qui gli Usa avranno un ruolo decisivo.
“Se gli Usa riuscissero a prendere la guida e a impegnarsi pienamente e in maniera più incisiva nel mercato delle obbligazioni sostenibili, questo aiuterebbe a ridurre di molto il gap del capitale climatico e ad accelerare le opportunità nellʼintera industria. Il vero problema che viene ignorato è il mercato dei titoli del Tesoro statunitensi, i cui sviluppi relativi allʼemissione di debito green probabilmente stimolerebbero una più ampia accettazione dello strumento”, argomentano.
Infine, sono sei in particolare i temi chiave per il futuro, secondo Wallace e Rhys Petheram: mobilità verde, energia pulita, edifici e industria green, agricoltura sostenibile ed ecosistemi terrestri, economia circolare, sistemi sostenibili per oceani e acque dolci. “Questi temi rappresentano una gamma diversificata di argomenti che vanno oltre quelli tradizionali associati agli investimenti ambientali e coprono questioni come la perdita di biodiversità e forme più ampie di degrado del mondo naturale. Ci aspettiamo che questa tendenza incoraggiante continui, fornendo un sano panorama di stock-picking di aziende focalizzate sulle soluzioni ambientali”, concludono.
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