MiFID 2, dopo sette anni il Rendiconto costi e oneri resta semisconosciuto
Oltre un investitore su tre non sa cosa sia e il 60% fa fatica a reperirlo o dice di non averlo mai ricevuto. L’indagine Moneyfarm
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La volatilità dei mercati non scoraggia gli investitori italiani in fondi azionari che, come rilevato dall’ultima Mappa mensile di Assogestioni, continuano a credere nell’azionario. I motivi? “Più che per una reale convinzione, in questo momento vediamo l’effetto di una riallocazione degli investimenti dal reddito fisso all’equity” spiega Antonio Amendola, portfolio manager di AcomeA Sgr per la quale gestisce il fondo azionario PMItalia Esg.
“Con il recente rialzo dei tassi e le prospettive di un’inflazione duratura il reddito fisso perde appeal come asset class – afferma l’esperto – riteniamo quindi fisiologici questi movimenti di assestamento”. Per cui, spiega il manager, siamo ancora lontani da una vera inversione di tendenza dei listini: “lo scenario rimane imperniato su un’incertezza macroeconomica e geopolitica di fondo che ci potrebbe accompagnare almeno fino a fine anno. La volatilità, però, se ben gestita non è un male assoluto ma una variabile fondamentale che favorisce la gestione attiva e moltiplica le possibilità di creare alpha nei portafogli gestiti attivamente”, afferma.
Oltre al fisiologico travaso obbligazionario-azionario, il gestore evidenzia un’altra grande rotazione che interessa internamente la componente equity dei portafogli, vale a dire quella dai titoli growth ai titoli value.
Con l’eccezione di alcuni titoli nei settori energy (i cui corsi vengono sostenuti dallo scoppio della guerra in Ucraina, ndr), per Amendola “ci sono società sul mercato italiano che quotano a multipli dimezzati rispetto a un anno”. Il gestore cita ad esempio Leonardo (+55% da inizio anno) che nonostante il forte repricing dovuto alla guerra quota ancora a multipli giudicati “interessanti”.
Ma in questa fase, suggerisce l’asset manager di AcomeA, la gestione del fondo PMItalia Esg rimane agnostica rispetto a settori o tematiche: “L’attuale momentum di mercato fa emergere il vero valore dello stock picking – prosegue – si selezione una singola storia aziendale e non un intero settore”.
Per portare avanti una politica d’investimento così ferrea, servono criteri rigidi. “Abbiamo bene in mente l’identikit dell’azienda che a nostro avviso può oltrepassare i periodi incerti e volatili e tornare a crescere”, spiega Amendola. “Poco o zero debito; marginalità sostenibile e vantaggi competitivi chiari (ad esempio brevetti industriali); pieno controllo delle catene di fornitura, che devono essere corte; avere un prodotto riconosciuto con un pricing power che consenta di scaricare sul cliente finale gli effetti inflattivi sulle materie prime”.
Le opportunità su Borsa Italiana – sostiene – oggi non mancano, sia sul listino principale MTA che sull’EGM (ex Aim Italia) dove continuiamo a vedere multipli interessanti”.
Fra le peculiarità delle strategie proposta da AcomeA Sgr c’è anche un engagement attivo le società in portafoglio. Incontri costanti durante l’anno, che permettono al gestore di portafoglio di essere costantemente aggiornato sul sentiment dominante fra i top manager delle quotate a Piazza Affari.
“Imprenditori e manager di queste società non sono spaventati dallo scenario attuale”, racconta, “questa è una delle grandi differenze che notiamo fra le PMI e le Large cap del FTSE Mib”. “Queste ultime sono più preoccupate perché per loro è più difficile ribaltare l’aumento dei prezzi sul costo del prodotto finale, molto spesso una vera e propria ‘commodity’” commenta Amendola.
“Le PMI con cui parliamo sono più agili e flessibili, per loro è più semplice gestire filiere produttive e hanno prodotti con una maggior riconoscibilità sul mercato. In generale, poi, gli ordinativi delle piccole e media imprese sono a livelli record, quindi, sono preparate ad affrontare ulteriori mesi di incertezza dal punto di vista internazionale”, conclude.
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