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Il “Piano” punto politico più delicato del nuovo Esecutivo. “Con il venir meno delle politiche fiscali è probabile che in Europa si andrà incontro a un rallentamento più forte rispetto agli Stati Uniti”, afferma l’economista.
“L’Italia fino a oggi ha beneficiato di un mix di fattori che hanno instradato il Paese su un sentiero di crescita elevata. Il primo driver è stata la flessibilità della struttura industriale e manifatturiera, che ha permesso all’Italia di adattarsi alle incertezze legate al conflitto in Ucraina. Poi va considerato che veniamo da un calo più marcato e che rispetto a Paesi come Francia e Germania e stiamo beneficiando di un settore turistico che quest’anno è andato molto bene. Inoltre, rispetto al resto d’Europa, in Italia il governo ha finora protetto di più famiglie e imprese dal caro energia. Complessivamente sono stati stanziati circa 40 miliardi di euro. Tutto questo ha favorito una più alta velocità di crociera del Pil”. Carlo Altomonte, professore associato di Politica economica europea all’Università Bocconi di Milano, guarda ai mesi trascorsi rimarcando come ora il contesto sia significativamente mutato.

L’Italia è destinata a ridimensionarsi?
Ora, molto dipenderà da cosa succederà con il nuovo governo e che tipo di politica economica riuscirà a portare avanti. Ma è difficile che si riuscirà a tenere questi ritmi. D’altronde gli spazi dell’attuale politica fiscale espansiva si vanno restringendo e quando l’Europa rallenterà in maniera decisa, per effetto dell’aumento dell’energia e della crescita dei tassi, l’Italia ne risentirà e l’attuale contesto si invertirà. Proprio per questo penso che non si possa parlare di modifica strutturale dell’economia italiana. Andare avanti con lo standard di riforme e investimenti previsti dal Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza, ndr), però, ci potrebbe garantire dei decimali di crescita in più che saranno molto importanti.
La continuità del Pnrr è proprio il punto politico più delicato del nuovo governo. E già si ipotizzano possibili modifiche agli impegni presi. Con che rischi?
È proprio così, il Pnrr è il punto politico più delicato. Ma bisogna andare avanti e chiudere le milestone di dicembre, che contengono molto più riforme che investimenti. Dopo si potrà accelerare sugli investimenti e ragionare su un possibile aggiornamento degli investimenti stessi, valutando in che misura il nuovo quadro geopolitico globale possa portare a una rivisitazione del piano. Insomma, le riforme devono andare avanti, altrimenti rimetteremmo in discussione tutto.

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