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Nata nel 2022 per esplorare nuove frontiere della finanza green, la startup vuole diventare una boutique di venture capital a impatto di rilievo globale. E per farlo punta forte anche sull’Italia. Dalla partnership con Mirabaud AM ai nuovi fondi in cantiere, i piani del fondatore Fabio Sofia
“Quando ho iniziato non c’era quasi nulla. E non c’era neppure una definizione specifica di cosa facessimo: si parlava solo di ‘finanza dello sviluppo’. Sono serviti dieci anni per mostrare che si poteva ottenere rendimento in Paesi come Bolivia o Ghana, ma alla fine ci siamo riusciti e abbiamo portato il mercato fuori dalla nicchia”. In queste parole è condensata la sintesi di due parabole: quella di un intero settore, l’impact investing, e quella di un singolo manager, Fabio Sofia. Una circostanza tutt’altro che figlia del caso. Grazie alla sua lunga esperienza tra le fila di Sfg, oggi leader globale nel brokerage di microfinanza con investimenti in 50 Paesi e ricavi miliardari, l’uomo d’affari svizzero ha infatti esplorato a 360° il mondo della finanza sostenibile e lo ha accompagnato tutte le sue tappe. Ecco perché ora punta a trasformarlo con la sua nuova avventura imprenditoriale: Zebra Impact Ventures. E conta di farlo puntando forte sulle opportunità offerte dall’Italia.
Fabio Sofia, co-fondatore e managing partner di Zebra Impact Ventures
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Nata con l’aiuto di Lionel Artusio, l’azienda fondata da Sofia ha sede a Ginevra e si presenta come una boutique di venture capital ad impatto. Ma con una particolarità: il suo focus è l’agritech. In altre parole, i due soci si sono convinti che il futuro del settore non stia tanto in segmenti come infrastrutture o transizione energetica quanto piuttosto nel suolo e nell’ottimizzazione del suo utilizzo. Sia perché non è stato ancora sdoganato, e quindi risulta meno popolato, sia perché è lì che si nascondono i maggiori benefici per l’ambiente così come le maggiori opportunità di ritorno per gli investitori. Tre dati a riprova di ciò: il segmento promette di raggiungere 700 miliardi di dollari entro il 2030, con un tasso annuo di crescita composto del 29,1%, il tutto mentre i sistemi agroalimentari causano il 31% delle emissioni serra ma anche l’80% della deforestazione e il 70% del consumo di acque dolci. Da queste e altre evidenze, la scelta di focalizzarsi su tre temi fondamentali: agricoltura di precisione, con applicazioni che vanno dal novel farming alla cattura della CO2; alimentazione alternativa, intesa come sostituzione delle proteine animali con altre sostanze naturali; riciclo e circolarità, dalla riduzione degli sprechi alla distribuzione di prodotti più duraturi.
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Un mercato in ascesa
Il tasso di crescita del mercato dell’agritech. Dati in miliardi di dollari. Fonte: Global AgriFoodTech Report, Agrifunder 2023
“Questi sviluppi offrono opportunità d’investimento senza precedenti lungo l’intera catena del valore alimentare globale”, spiega Sofia. Che precisa come, nonostante la profonda correzione subita l’anno scorso, l’innovazione dei sistemi alimentari presenti prospettive di crescita a lungo termine e valutazioni interessanti: “Nel 2022 sono stati investiti in agricoltura di precisione 10,2 miliardi di dollari e dal 2019 si è registrato un CAGR del 30%. Il mercato europeo delle proteine alternative è stato invece valutato a 1,9 miliardi nel 2021 e promette una crescita al 2028 del 20%, mentre l’economia circolare dovrebbe valere 238 miliardi a breve”. E, a chi mette in dubbio che numeri del genere possano conciliarsi con il corporate venture capital, il founder risponde dati alla mano: “Secondo AgFunder, questa modalità rappresenta ad oggi la forma di investimento preferita per accedere alle occasioni disponibili nel settore”.