Tra inflazione e recessione, la seconda metà dell’anno si preannuncia più complessa della prima. Ecco come si stanno orientando i gestori
L’inflazione resta il nemico numero uno del 2022, ma con l’inizio del secondo semestre il focus (e i timori) dei mercati stanno iniziando a spostarsi sempre di più su una possibile recessione globale. L’economia mondiale sta infatti innegabilmente rallentando e, anche se molto è già scontato, le prospettive economiche rimangono fortemente incerte. Prova ne è che gli analisti prevedono tutto e il contrario di tutto, dagli atterraggi morbidi fino alle recessioni profonde.
Meglio le soluzioni flessibili
Come orientarsi quindi? “In un mondo così complesso con gap di valutazione e con rischi economici elevati, le soluzioni flessibili con i loro molteplici premi di rischio dovrebbero aiutare”, afferma Sebastien Galy, senior macro strategist di Nordea Asset Management, nel suo outlook per il secondo semestre.
“I titoli di aziende operanti nelle infrastrutture e nel real estate dovrebbero continuare a contribuire alla copertura contro l’inflazione, nonché le caratteristiche difensive e le potenzialità di generazione di alfa delle strategie dedicate ai covered bond possono essere un valido aiuto al portafoglio. Infine uno scenario così complesso rimarca il valore a lungo termine dell’integrazione Esg”, aggiunge.
Un portafoglio a due facce
Per Ugo Montrucchio, multi-asset fund manager di Schroders, è probabile che nel prossimo futuro l’inflazione rimanga superiore al livello target, mentre i rischi di transizione verso un contesto di stagflazione sono aumentati in modo significativo. “Detto questo – osserva -, è possibile che le banche centrali riescano a controllare il problema, rallentando lo slancio economico e riducendo la domanda aggregata. D’altra parte, il rallentamento della crescita causato sia dalle tensioni geopolitiche sia dalle restrizioni sul lato dell’offerta è molto più difficile da controllare per i policymaker”.
Intanto lo strategist si aspetta che le proprietà di diversificazione delle obbligazioni rimangano più limitate in un mondo in cui i rischi inflazionistici prevalgono sulle preoccupazioni per la crescita, mentre guarda con favore all’oro, per la sua risposta convessa ai rischi geopolitici, per la sua tipica sottorappresentazione all’interno di portafogli diversificati e per il suo ruolo di diversificatore nelle riserve concentrate delle banche centrali. Anche le materie prime, a suo dire, probabilmente resteranno un’importante fonte di diversificazione nei prossimi mesi, mentre la liquidità sta riemergendo come possibile diversificatore dei rischi a breve termine.
Visto il contesto, secondo Montrucchio, posizionare un portafoglio in modo troppo aggressivo verso uno scenario di inflazione oppure di rallentamento è probabilmente un errore. “Continuiamo a ritenere che la migliore linea d’azione per i prossimi mesi sia un portafoglio ben diversificato che incorpori due tipi di asset. Da un lato, gli asset che dovrebbero proteggere da scenari di un’inflazione sostenuta, come le materie prime, i metalli preziosi e i settori azionari più orientati agli asset reali. Dall’altro lato, gli asset che possono rispondere positivamente a un rapido calo dello slancio economico (obbligazioni nominali e inflation linked)”, afferma.
Opportunità nel debito investment grade
Ed Farley, managing director e head of the european investment grade corporate bond team di Pgim Fixed Income, vede invece buone opportunità nel debito investment grade. “Adottiamo un approccio cauto verso il mercato e il nostro scenario di base prevede un aumento degli spread di 30-40 punti base nei prossimi mesi. In questo contesto – sottolinea -, cerchiamo di approfittare di interessanti offerte pubbliche di acquisto, quando possibile, e di vendere in momenti di forza per ridurre il rischio o creare spazio per investire in nuove emissioni con compensazioni interessanti”.
Da un punto di vista settoriale, per Farley i prezzi elevati dei fattori produttivi potrebbero comprimere i margini nei settori alimentare e delle bevande, dei prodotti di consumo, dei trasporti e della sanità, mentre le incertezze nei settori dei semiconduttori e dell’auto potrebbero protrarsi più a lungo di quanto inizialmente previsto. “Al contrario – evidenzia -, riteniamo che le banche offrano un buon valore nel lungo periodo, grazie a fondamentali solidi e a spread più ampi rispetto agli emittenti industriali con rating simile. Tuttavia, gli spread delle banche potrebbero essere soggetti a volatilità nel breve termine, poiché la liquidità del settore amplifica i movimenti del mercato. Infine, i settori dell’energia, dei metalli e della chimica dovrebbero beneficiare dell’aumento dei prezzi delle materie prime”.
Dal punto di vista della strategia, Farley mantiene un leggero sottopeso sulla duration degli spread e si aspetta una compressione degli spread finanziari a favore di quelli societari. “Riteniamo inoltre che il rialzo degli spread delle obbligazioni BB rispetto alle BBB sia interessante, laddove applicabile, e vediamo valore in alcune obbligazioni societarie ibride”, osserva. E aggiunge: “I portafogli globali sono inoltre leggermente sottopesati nella duration degli spread e sovrappesati nel rischio. Sebbene gli spread in dollari abbiano finora superato quelli in euro nel 2022, riteniamo che il differenziale tra i due possa ridursi nel corso dell’anno”.
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