In assenza di altre notizie negative, la fiducia degli investitori e le condizioni di mercato potrebbero migliorare. Ma sia nell’azionario che nel reddito fisso servirà equilibrio. Le view di Ubp e Columbia Threadneedle
Equilibrio, prudenza, gestione attiva. È questa, a detta dei gestori, la ricetta per affrontare il 2023 dei mercati, ancora in balia di inflazione, stretta monetaria, probabili recessioni e tensioni geopolitiche. Ma il mercato ha già scontato una serie di sviluppi negativi e, in assenza di un netto aggravarsi della situazione e di nuove sorprese negative, per gli investitori lo scenario potrebbe farsi meno aspro.
Inflazione e tassi: c’è uno spiraglio di luce
“L’inflazione complessiva dovrebbe diminuire negli Stati Uniti a meno che i prezzi dell’energia non aumentino significativamente. L’inflazione core sarà probabilmente più persistente, ma dati stabili o in calo potrebbero indurre la Fed a interrompere i rialzi dei tassi agli inizi del 2023. Non ci attendiamo un contesto monetario più accomodante con tassi in calo, ma una certa stabilizzazione potrebbe fare del 2023 un anno diverso”, sostiene William Davies, global chief investment officer di Columbia Threadneedle Investments, nell’Outlook 2023.
Per Davies, la Bce ha invece più strada da percorrere e, sebbene sia improbabile che porti i tassi ai livelli Usa, potrebbe continuare a effettuare rialzi per un periodo più lungo, complice anche la guerra e la dipendenza energetica dell’Europa. “Non ci aspettiamo che i tassi d’interesse globali scendano nel 2023, ma la fine delle incertezze circa il picco a cui arriveranno potrebbe fungere da catalizzatore positivo”, afferma.
Sulla stessa linea gli esperti di Union Bancaire Privée, secondo cui ci sarà un graduale allentamento della morsa dei prezzi, soprattutto al di là dell’Oceano. “Nel 2023 potrebbe rimanere al di sopra del target del 2% stabilito dalle banche centrali dei Paesi sviluppati, sebbene si attenda un trend più favorevole. Anche nei Paesi emergenti l’inflazione dovrebbe diminuire, seppure continui a dipendere dai prezzi delle materie prime e dei generi alimentari”, si legge nell’Outlook del prossimo anno.
Recessione: occhio all’Europa
Per gli analisti svizzeri, l’economia globale crescerà con il freno tirato, tra il 2 e il 2,5%, con i Paesi sviluppati sull’orlo della recessione. Si dovrebbe invece confermare la ripresa in Asia ed è probabile che la Cina superi gli ostacoli emersi quest’anno. “In Europa – sottolineano – gli aumenti dei prezzi e il possibile razionamento del gas peseranno sui consumi e le misure di risparmio dell’energia avranno un impatto negativo sulla produzione manifatturiera. Negli Stati Uniti si attende una forte contrazione dei consumi e del settore immobiliare indotta dal rialzo dei tassi d’interesse, mentre l’industria manifatturiera dovrà affrontare il continuo aumento dei costi e potrebbe risentire della modesta crescita del commercio globale”.
Per il global chief investment officer di Columbia TI, non è detto che gli Usa vivranno una profonda e duratura recessione, e anzi, se la situazione non peggiora, la fiducia degli investitori e le condizioni del mercato potrebbero migliorare. “In Europa invece – avverte – la recessione sarà più profonda rispetto agli Stati Uniti, ma l’impossibilità di prevedere l’evolversi del conflitto tra Russia e Ucraina rende difficile integrare tali aspettative nel nostro scenario di riferimento. In ogni caso, l’assenza di ulteriori notizie negative potrebbe rivelarsi una notizia di per sé positiva per gli investitori”.
Reddito fisso
Detto questo, Davies non ha dubbi: “Per ottenere buoni risultati sarà essenziale focalizzarsi sulla qualità in tutte le asset class e le regioni, in quanto alcune società saranno in grado di superare una recessione molto meglio di altre – scandisce -. In particolare, nel reddito fisso, la qualità creditizia sarà molto più determinante ai fini del successo rispetto al 2022, anno in cui il principale driver è stato la duration. Molte società sono riuscite a costituire bilanci solidi durante i periodi di tassi d’interesse bassi, ma il calo quasi indiscriminato delle valutazioni ha creato diverse opportunità nei mercati”.
Per gli esperti Ubp, i maggiori rischi saranno rappresentati dal deterioramento della qualità creditizia e dall’ampliamento degli spread. “Tuttavia – evidenziano – il calo delle aspettative di inflazione e le cedole elevate in termini assoluti offrono agli investitori obbligazionari una base favorevole per ottenere discreti rendimenti nel reddito fisso nel 2023, mentre l’accelerazione del ciclo di default dovrebbe creare opportunità per il debito distressed. Una selezione proattiva dei titoli obbligazionari, fattore chiave della performance nei normali rallentamenti ciclici, sarà ancora più importante nel 2023 per l’Eurozona che sta vivendo una fase di trasformazione”.
Azionario
Anche in ambito azionario per l’esperto di Columbia TI, la qualità degli utili e dei bilanci rappresenterà il requisito essenziale per il successo. “Solitamente durante una recessione è bene evitare i settori più ciclici e gli investitori dovrebbero esercitare maggiore cautela, ma questo ‘ritorno alla normalità’ crea opportunità malgrado le prospettive di recessione”, puntualizza, aggiungendo che sia in ambito azionario che obbligazionario a fare la differenza sarà sempre la capacità di analisi, l’unica in grado di individuare le società vincenti con bilanci solidi capaci di sopravvivere a una recessione.
E la stessa enfasi sulla qualità si applica anche alle opportunità relative alle varie regioni. “L’Europa presenta valutazioni convenienti rispetto agli Stati Uniti ma anche sfide più ardue – prosegue -. I mercati emergenti, dominati dalla Cina, appaiono anch’essi relativamente convenienti ma devono fare i conti con relazioni geopolitiche tese e restrizioni commerciali. Gli Usa presentano invece valutazioni piuttosto ragionevoli e rappresentano il mercato più ampio. Come detto, la ricerca e l’analisi svolgeranno un ruolo cruciale nell’individuare le giuste opportunità”.
Per gli esperti svizzeri, le lezioni tratte dagli eventi passati hanno mostrato che le strategie d’investimento volte a sfruttare i picchi ciclici dell’inflazione, mirate alla riallocazione della spesa all’interno dell’economia e orientate al reddito, hanno sostenuto i rendimenti totali. “Gli investitori possono guardare al passato per integrare diverse strategie d’investimento che consentano di fare fronte al nuovo regime di prezzi elevati – spiegano -. Queste strategie implicano la considerazione un’inflazione elevata, ma in calo, come opportunità tattica, focalizzandosi sugli utili risultanti dalla riallocazione forzata della spesa e orientandosi verso i dividendi e il reddito come fattori chiave dei rendimenti totali”.
Transizione energetica
Altro tema caldo dei prossimi 12 mesi (e non solo) sarà quello della transizione energetica. Ubp fa notare che, vista la situazione in Europa, al momento il carbone e il petrolio stanno vivendo un revival, a favore dei Paesi e delle società che esportano e a scapito dei consumatori di energia. “In un’ottica strategica, ciò sta portando a risposte politiche importanti per guidare la transizione energetica, persino negli Stati Uniti, che sono sempre stati il fanalino di coda sulle rinnovabili. Nel breve termine l’energia scarseggia nel mondo e l’esposizione alle forniture di energia risulta importante in termini strutturali”, affermano gli analisti.
“Siamo convinti che l’ulteriore produzione di energia da carburanti fossili non ridurrà le opportunità in ambito Esg, ma piuttosto questi recenti sviluppi aumenteranno le opportunità delle rinnovabili in quanto l’incremento degli investimenti dovrebbe accelerarne la crescita futura”, conclude Davies.
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