Mercati, come affrontare le tre incognite 2023
Le crisi, la riorganizzazione delle catene del valore e le banche centrali. Secondo Benetti di Gam (Italia) Sgr, per gli investitori si preannuncia un altro anno complicato
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I gestori non hanno dubbi: al centro della scena nel 2023 ci sarà ancora lei, l’inflazione. Dal suo andamento dipenderanno infatti le mosse delle banche centrali e, a cascata, l’intensità delle recessioni. Anche le tensioni geopolitiche, dalla guerra in Europa ai rapporti Usa-Cina, influenzeranno fortemente i mercati e potrebbero cambiare repentinamente le carte in tavola, ma a detta di molti potremmo essere vicini al punto in cui le cattive notizie per l’economia si trasformano in buone notizie per gli investitori. E i prossimi dodici mesi potrebbero offrire l’occasione di rientrare sui mercati obbligazionari e azionari.
Secondo Stefan Hofrichter, Cfa head of global economics & strategy di AllianzGi, gli investitori sottovalutano il livello terminale dei tassi. “Con ogni probabilità, per riequilibrare l’economia occorrerà un tasso sui federal funds ben superiore al livello ‘neutrale’ – sostiene nell’Outlook 2023 -. In base alle nostre stime di un tasso neutrale prossimo al 4%, ci attendiamo un tasso target pari o superiore al 5% per un periodo di tempo più lungo di quanto sinora prospettato dal mercato. Ci aspettiamo inoltre che altre importanti banche centrali alzeranno i tassi di interesse più di quanto atteso dai mercati”. Per l’esperto potremmo assistere ad un calo dell’inflazione nel corso del 2023, ma non basterà ad ammorbidire le autorità monetarie. “Le pressioni inflazionistiche sottostanti non verranno meno nel prossimo futuro”, avverte.
Stime il linea con quelle di Dws, che prevede un aumento dei tassi di interesse di riferimento tra il 5 e il 5,25% l’anno prossimo, mentre nell’Eurozona il tasso di riferimento dovrebbe salire al 3,0%. “Al momento non prevediamo un taglio dei tassi l’anno prossimo. I tassi d’inflazione dovrebbero scendere nel 2023, ma rimarranno comunque ad un livello elevato: 6,0% nell’Eurozona e 4,1% negli Stati Uniti”, spiega il global cio, Björn Jesch, nel Dws Market Outlook 2023.
Per gli esperti di AllianzGi, gli Usa, finora protetti dalla solidità del mercato del lavoro, entreranno in recessione nel 2023. E con ogni probabilità anche l’economia Europa si contrarrà presto, forse già nel quarto trimestre 2022, a causa della crisi energetica, mentre la Cina è già provata dai problemi del mercato residenziale e dalla politica zero Covid. “Al momento una recessione globale rappresenta un forte freno per i prezzi degli asset rischiosi. Se gli eventi del passato forniscono indicazioni importanti sugli sviluppi futuri, le quotazioni azionarie raggiungeranno i minimi nella prima metà della fase di recessione, invertendo quindi la rotta quando gli investitori inizieranno a vedere segnali di ripresa. Lo stesso vale per la performance relativa dei prodotti a spread rispetto ai bond sovrani”, osserva Hofrichter.
Per Jesh, l’incombente recessione negli Stati Uniti e nell’Eurozona sarà però molto diversa dalle precedenti. “Grazie al quadro demografico attuale, il mercato del lavoro resterà robusto”, afferma. Tuttavia, anche la ripresa successiva sarà modesta. Jesch prevede tassi di crescita dello 0,3% (2023) e dell’1,2% (2024) per l’Eurozona e dello 0,4% e dell’1,3% per gli Usa. Per quanto riguarda le imprese, gli utili saranno probabilmente sotto pressione, ma in misura molto minore rispetto alle contrazioni passate. “Considerato il livello più elevato dei tassi d’interesse, le obbligazioni sono decisamente più interessanti rispetto al passato, sia come generatore di rendimento che come strumento di diversificazione”, sostiene il global cio di Dws, secondo cui comunque in generale le prospettive di rendimento degli asset di rischio sono limitate ma sufficientemente elevate da battere l’inflazione.
Passando all’asset allocation, per Franck Dixmier, global cio fixed income di AllianzGi, le prospettive per le obbligazioni appaiono complicate: i parametri della volatilità obbligazionaria implicita e realizzata sono tuttora troppo alti e instabili per assumere rischi assoluti e monodirezionali eccessivi. “Potrebbe essere il momento sbagliato per un incremento aggressivo dei rischi di duration o di credito – avverte -. A nostro avviso gli investitori dovrebbero valutare un mix di ‘cash bond’ a breve scadenza e strategie di copertura basate su derivati al fine di minimizzare la volatilità di tassi, spread e valute. Sottolineiamo che tali strategie di copertura potrebbero comportare esborsi e costi in termini di performance”.
Per Dixmier le obbligazioni a tasso variabile sono un altro strumento per incrementare l’esposizione al debito corporate con duration breve assumendo un rischio di tasso di interesse inferiore. Mentre tra le altre potenziali fonti di opportunità da monitorare rientrano i rendimenti offerti dal debito sostenibile, come i green bond emessi soprattutto da aziende con rating investment grade, e le obbligazioni societarie high-yield e il debito emergente, che hanno riguadagnato valore e ora offrono flussi di reddito e rendimenti a lungo termine potenzialmente attraenti.
Per Dws stiamo assistendo al ritorno in auge di una classe di attivi: “Le obbligazioni societarie europee con un buon rating (investment grade) offrono attualmente rendimenti di poco inferiori al 4%, un livello visto l’ultima volta più di dieci anni fa”, fa notare Thomas Höfer, head investment grade credit. “L’imminente recessione è già prezzata nei premi sui tassi d’interesse. I bilanci della maggior parte delle società sono molto più solidi di quanto non fossero in passato in tempi di recessione economica – prosegue -. Sul fronte del credito, non ci sono rischi eccessivi in vista”. Secondo Höfer, le obbligazioni bancarie senior e quelle societarie ibride con rendimenti del 6-7% sono particolarmente promettenti. Interessanti anche i bond high yield in euro.
Per quanto riguarda l’azionario, a detta di Virginie Maisonneuve, global cio equity di AllianzGi, il 2023 potrebbe offrire un’opportunità per posizionare i portafogli in un’ottica di lungo periodo. Per questo suggerisce di posizionarsi in vista di una potenziale inversione di rotta sul mercato azionario, di prospettare un adeguamento degli utili e di guardare alla volatilità come a una potenziale opportunità.
“I cambi di regime si accompagnano di norma a volatilità e disruption, creando un contesto favorevole agli stock picker attivi – argomenta -. In primo luogo, gli investitori dovrebbero valutare di ancorare i portafogli tramite strategie multi fattoriali a bassa volatilità che offrono fondamenta stabili su cui costruire. Poi, dovrebbero esplorare le occasioni nei titoli value e growth di qualità, nonché negli asset che generano reddito. Infine, dovrebbero prendere in considerazione gli investimenti tematici high-conviction in aree esposte a temi strategici quali sicurezza nazionale (p.e. alimentari, energia, acqua, cybersecurity), resilienza al cambiamento climatico e innovazione (p.e. intelligenza artificiale) e sostenibilità”.
Per Marcus Poppe, portfolio manager global equities di Dws, i mercati azionari dovranno affrontare la prova dell’andamento degli utili societari. In generale, però, le aziende sono posizionate molto meglio per affrontare la lieve recessione in arrivo rispetto a quanto non lo fossero, ad esempio, durante la crisi finanziaria del 2008. “Dal punto di vista tattico, siamo piuttosto rialzisti sulle azioni europee – afferma -. Il ‘valuation discount’ rispetto ai titoli Usa, pari al 31%, è più che doppio rispetto alla media degli ultimi 20 anni (14%). Le prospettive per i titoli value, che hanno un peso maggiore negli indici europei rispetto a quelli statunitensi, restano positive”.
“I giorni in cui si acquistavano titoli growth a qualsiasi prezzo sono finiti per il momento – conclude l’esperto Dws -. Le opportunità di prezzo sono moderate, è probabile che i prezzi subiscano forti oscillazioni. Non ci aspettiamo una ripresa pronunciata su tutta la linea. È decisiva la selezione dei settori giusti e, all’interno di questi, dei singoli titoli più promettenti. Particolarmente promettenti sono i titoli del settore sanitario e le aziende del settore industriale, i cui modelli di business si basano sul progresso dell’efficienza energetica”.
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