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A 12 mesi dallo scoppio del conflitto, che ha prodotto un calo di tutte le asset class nel 2022, i mercati hanno imparato a fare i conti con il nuovo status quo. Ma la situazione geopolitica resta un’incognita
Il conflitto in Ucraina compie un anno. Era il 24 febbraio del 2022 quando la Russia entrava con i carri armati in Ucraina, e dando il via al maggiore conflitto visto in Europa dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Quella che per alcuni sarebbe dovuta essere un’offensiva lampo si è protratta fino a oggi, e nell’arco di 12 mesi ha ridisegnato gli equilibri geopolitici e stravolto economia e mercati. Al bilancio delle sofferenze umane si sono aggiunte conseguenze economiche globali, l’esplosione della crisi energetica e la fiammata dell’inflazione, con la conseguente corsa delle banche centrali al rialzo dei tassi.
Un anno di tassi BCE

Fonte: Elaborazione Tradingeconomics.com su dati Eurostat
Un anno di Euro Stoxx 50

Fonte: Qontigo
La guerra in corso ha accelerato l’affrancamento dell’Europa dalle forniture di combustibili fossili della Russia, ha ridato slancio all’energia nucleare, ha isolato la Russia sulla scena mondiale e ha dato vita a una intensa attività di esportazione per le compagnie del gas statunitensi. Allo stesso tempo, il nuovo status quo ha generato enormi profitti per le compagnie petrolifere, aumentando al contempo il costo del carburante e lasciando esplodere l’inflazione. In parallelo, i mercati hanno visto una forma di “sciopero dei compratori”, con volatilità elevata e perdite su tutte le asset class, criptovalute comprese.
L’azionario mondiale ha polverizzato trilioni di dollari nei primi mesi del conflitto, con una volatilità elevata (l’indice Vix ha chiuso a 30 punto il 25 febbraio, un giorno dopo l’inizio della guerra, ben al di sopra della media di 19 punti registrata dal 1990 in poi), l’obbligazionario ha patito a causa del rialzo dei tassi, senza fare sconti nemmeno a titoli “safe haven” come i Treasury e in Bund tedeschi.
Un anno di inflazione in Europa

Fonte: Elaborazione Tradingeconomics.com su dati Eurostat
Negli Usa, l’azionario è rimasto sotto pressione, ma più per l’effetto indiretto del conflitto, cioè in virtù della stretta monetaria della Fed. Il brusco rialzo dei tassi di interesse, messo in atto per raffreddare l’inflazione, ha messo sotto pressione perfino i giganti del tech: titoli come Facebook/Meta, Tesla, Amazon, Microsoft sono tutti ancora in calo rispetto ai livelli pre-conflitto. Le Ipo hanno frenato ovunque, salvo che in Medio Oriente, grazie al fatto che le commodity sono state le uniche vere vincitrici di un periodo decisamente turbolento. Il dollaro ha vissuto un anno particolarmente forte, rafforzando un trend già avviato in precedenza in virtù del rialzo dei tassi e della sua posizione di valuta-rifugio.
Un anno di S&P 500
Fonte: S&P Global
Anche i mercati finanziari europei, per effetto della vicinanza e del più intenso impatto del conflitto, hanno logicamente patito le conseguenze del conflitto, con l’azionario del Vecchio continente che dalle prime battute del conflitto fino a settembre ha perso molto terreno, prima di recuperare parte delle perdite entro fine anno (-13%) grazie a prospettive più favorevoli sull’inflazione e iniziare la risalita nel 2023. Inoltre, le azioni europee appaiono ancora a sconto rispetto a quelle Usa.
Razan Nasser, Credit Analyst di T. Rowe Price, fa notare comunque che l’economia dell’Eurozona si è indebolita, ma non così profondamente come si temeva subito dopo l’invasione dell’Ucraina. “La crisi energetica è stata finora evitata perché i Paesi europei sono riusciti in gran parte a riempire i loro depositi di gas prima dell’inverno”. Ma sicuramente per affrancarsi dalla Russia sul gas e riorganizzare le infrastrutture o puntare più decisamente sulle rinnovabili ci vorrà tempo, probabilmente alcuni anni, e questo metterà in difficoltà alcuni Paesi europei, secondo T. Rowe Price, innescando rischi di recessione nel corso dell’anno.
In generale, anche se il conflitto resta la grande incognita del 2023, gli osservatori di mercato non appaiono eccessivamente preoccupati: la crescita rallenterà, la volatilità continuerà a tenere banco, ma un buon livello di fondamentali, un quadro macro meno fosco delle attese e una prevista frenata dell’inflazione dovrebbero permettere agli investitori più attenti di muoversi agevolmente nel nuovo contesto di mercato “bellico” e trovare anche opportunità interessanti.
Un anno di prezzo del Gas
Fonte: Elaborazione FocusRisparmio
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