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La presidente e head of Global Distribution della casa di gestione mette l’accento sull’importanza dell’active management in una fase di mercato in cui “sarà centrale il ritorno ai fondamentali”. “Educazione e empowerment dei consulenti imprescindibile per centrare l’obiettivo di una crescita economico-finanziaria di lungo termine”
Carol Geremia ha oltre 40 di esperienza nel mondo dell’asset management. Un arco di tempo in cui è entrata in relazione con tutte le tipologie di clienti. Dai più grandi fondi pensione, alle istituzioni bancarie più prestigiose fino ad arrivare ai fondi soglobal head of Distributionvrani. Ciò che meglio racconta della base di una carriera di indubitabile successo è, però, più delle grandi operazioni, il chiaro fondamento che, nelle parole di Geremia, deve sempre restare nella mente di chi si occupa di gestione del risparmio.
“Il nostro compito è rendere evidente che il modo per costruire un futuro economico e finanziario prospero per individui e collettività è stare sui mercati fornendo il capitale responsabilmente a quelle aziende che danno le migliori prospettive di crescita nel medio e lungo periodo”. “In fondo”, prosegue, “questo è il centro del nostro dovere fiduciario nei confronti dei clienti e ciò che guida la nostra attività di allocazione”.
Carol Geremia, presidente e global head of Distribution di MFS IM
Nel panorama dell’asset management globale oggi si osservano un trend di crescita di gestione passiva e uno di investimento nei mercati privati. Due tendenze che contribuiscono alla diminuzione dello spazio della gestione attiva tradizionale. Quali sono le strategie che state mettendo in atto come asset manager genuinamente attivo per continuare a crescere?
Analizzando i movimenti nello scenario dell’asset management possiamo dire che il più importante fenomeno degli ultimi 30 anni è l’innalzamento del livello di rischio medio. Per avere uno stesso rendimento serve oggi moltiplicare per cinque la quota di rischio rispetto a tre decenni fa. Il mondo è oggi molto più complicato e tutti devono lottare per rimanere agli stessi livelli di ritorno del passato.
Stringendo un po’ la finestra temporale dobbiamo anche considerare che lo scenario post grande crisi finanziaria è stato difficile da affrontare alla luce di tassi di interesse tenuti artificialmente bassi per un periodo di tempo molto prolungato.
Se pensiamo al futuro, siamo entrati in un nuovo regime in cui il reperimento del capitale non sarà più così semplice e il suo costo non sarà più così basso. Anche l’inizio del percorso di abbassamento dei tassi da parte delle banche centrali non cambierà le cose perché il punto di arrivo non sarà quello di un passato che non è destinato a ritornare. Tutte le aziende saranno quindi fortemente sotto pressione.
Il fenomeno ESG è, inoltre, diventato sistemico e la sua gestione come fattore di rischio è un altro terreno di competizione fra le aziende.
Il risultato di tutti questi fattori strutturali di complessità è che approcciare il mercato in modo passivo non sarà più così efficacie come in passato.
Quali sono i punti di forza della gestione attiva che i clienti dovrebbero tenere particolarmente in considerazione in questa fase di mercato?
La forbice tra winners e losers si allargherà perché quello in cui siamo entrati è uno scenario più classico per i mercati, in cui è necessario davvero comprendere a fondo ciò che si seleziona per un portafoglio, conoscere il business e fare engagement con le società per garantire una data disponibilità di capitale per un periodo sufficiente a permettere una crescita solida e duratura.
A livello sistemico, inoltre, dobbiamo tenere in considerazione un avvertimento che arrivava direttamente dal fondatore di Vanguard John Bogle. Bogle sosteneva che, qualora i mercati pubblici avessero superato il 50% di investimento tramite passivi, questo avrebbe determinato degli squilibri.
I passivi hanno certamente avuto un grande merito nel fornire liquidità e nello stimolare una competizione sull’efficienza, ma a livello di sistema può essere molto pericoloso rinunciare al potere di correzione delle distorsioni della gestione attiva che consiste in una sistematica opera di price discovery e di approfondita valutazione dei fondamentali societari e della propensione del management alla creazione di valore nel lungo periodo per tutti gli stakeholder, e non solo nel breve per gli azionisti.
Il contesto di mercato è caratterizzato dall’attenzione alle mosse delle banche centrali. Quali sono le strategie di MFS che in questo momento rispondono meglio al posizionamento che dovrebbe essere ricercato dagli investitori?
La premessa generale è che, come MFS IM, non facciamo mai market calls ma ci concentriamo sulle esigenze dei clienti per offrire le migliori opportunità nell’esposizione continuativa ai mercati, essenziale per ottenere risultati nel periodo.
In questi termini, ciò che possiamo notare è che l’attrattività relativa del reddito fisso è ai massimi rispetto ad un periodo di tempo lungo più di dieci anni e questo è un fattore che non può essere ignorato.
Dal punto di vista di un asset manager globale come MFS IM quali sono le tendenze osservabili nel mondo della distribuzione che accomunano i diversi mercati e quali quelle più specifiche e differenzianti delle varie macro-aree geografiche?
Qualsiasi strategia di distribuzione parte sempre e in ogni geografia da un principio immodificabile e cioè che il cliente è la cosa più importante e che, a prescindere dalla sua natura, istituzionale, professionale o privata, investe per le stesse motivazioni.
In 100 anni di relazioni con gli investitori quello che abbiamo imparato in MFS IM è l’importanza della formazione e dell’empowerment dei consulenti. Questo perché la consulenza è un aspetto fondamentale del processo di investimento che non può essere disintermediata senza conseguenze per la qualità dell’esperienza complessiva offerta al cliente, prima di tutto in termini di consapevolezza dei propri obiettivi e delle strategie di investimento più utili per raggiungerli.
In questo senso è assolutamente chiaro che l’era della vendita di prodotti di investimento sia finita da tempo. Una consulenza che guardi al futuro del patrimonio del cliente in un’ottica intergenerazionale affrontando le sfide che si presentano inserendolo in un orizzonte di lungo periodo è il solo modo per costruire risultati nel tempo. Il nostro impegno, anche in Italia, si fonda su questo approccio.
Quali sono, quindi, le attese e le strategie per il nostro Paese?
Nel momento in cui entriamo in un mercato il nostro focus è sempre quello della costruzione di fiducia e reputazione intorno alla nostra offerta. Un elemento fondamentale per il successo di questa operazione è la presenza locale e la conoscenza della specificità della realtà in cui ci si trova. L’Italia in questo senso non fa eccezione. La nostra priorità è concorrere ad un processo di consapevolezza della potenzialità dell’allocazione responsabile del capitale nel lungo periodo. Un obiettivo che richiede tempo ma su cui stiamo procedendo con ottimi risultati.
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