Hamaui (Cattolica): “Per fronteggiare un’inflazione a due cifre, Fed e Bce sono state costrette ad azzerare la politica ultra-espansiva, e molto velocemente. Ma continuando al alzare i tassi metteranno a repentaglio la stabilità economica”
Rony Hamaui, professore di Economia monetaria all’Università Cattolica di Milano
Dall’inflazione italiana arrivano segnali di speranza, con l’indice per l’intera collettività (il Nic) che a marzo fa segnare, al lordo dei tabacchi, una contrazione dello 0,3% su base mensile (+7,7% su base annua, contro il +9,1% di febbraio), ma è ancora presto per abbassare la guardia. Lo scenario rimane altamente incerto e, con la stabilità finanziaria che è stata messa in discussione al di là e al di qua dell’Atlantico, il rischio che si venga a creare una tempesta perfetta non può essere ignorato. Colpa dell’eccessiva aggressività delle banche centrali, che, proprio per fronteggiare la crescita dell’inflazione, hanno azzerato in meno di un anno un decennio di politiche monetarie espansive (con il meeting di marzo, i tassi Fed sono saliti al 5% e quelli Bce al 3,5%).
Ma se in America la Federal Reserve può essere giustificata, non si può dire la stessa cosa della Banca centrale europea, visto che il rialzo dei tassi ha una ridotta efficacia contro un’inflazione che in Europa è stata alimentata, almeno inizialmente, dall’offerta. In questo avvicendarsi di eccessi, “le banche centrali non ne escono benissimo. Non sanno più cosa fare e se continueranno ad alzare i tassi metteranno in serio rischio la stabilità economica”, avverte Rony Hamaui, professore di Economia monetaria all’Università Cattolica di Milano.
Qual è stata la colpa più grave delle banche centrali?
L’aver seguito una politica ultra-espansiva per molti anni, con effetti negativi di varia natura. Ci hanno abituato a vivere in un mondo a tassi zero e poi, per fronteggiare un’inflazione a due cifre, sono state costrette …
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