Il filo rosso che unisce Reti, consulenti e clienti risiede nella formazione continua e nell’educazione finanziaria. Fattori indispensabili, spiega Paolo Molesini, presidente di Assoreti, per vincere le sfide dei mercati, della digitalizzazione e della sostenibilità
Paolo Molesini, presidente di Assoreti
“Crediamo che il servizio che offriamo, il ruolo che assolviamo, sia ricercato e considerato nella sua accezione più alta di utilità sociale. Questo ruolo è parte del dna della consulenza finanziaria”. FocusRisparmio affronta con Paolo Molesini, presidente di Assoreti, il tema del compito della consulenza finanziaria in un momento in cui i mercati sono sempre più sfidanti, tanto per questioni endogene, principalmente l’inflazione, che esogene, su tutte il conflitto in Ucraina. Una concomitanza di fattori che rende se possibile ancora più centrale il compito delle Reti e dei consulenti. Un presidio sul territorio che incontra cittadini e imprese con l’obiettivo di preservare e accrescere i frutti del lavoro del tessuto economico del Paese.
Presidente, come agire per migliorare ulteriormente la propensione degli italiani per una vera pianificazione finanziaria e patrimoniale?
Innanzitutto, con il lavoro quotidiano che le Reti svolgono con l’obiettivo di dare disciplina alla gestione degli investimenti del cliente nel tempo sulla base dei suoi obiettivi e del suo profilo di rischio. Questo processo, unito alla capacità relazionale che il consulente ha con i propri clienti, ha visto crescere la domanda di consulenza e la fiducia che gli italiani ripongono nella nostra industria; lo vediamo dai risultati che chiudono con record due anni particolarmente critici dovuti alla pandemia. E ciò porta con sé e rafforza la necessità che la traduzione del risparmio in investimenti sia correttamente pianificata: l’evoluzione delle dinamiche previdenziali, dell’istruzione e sanitarie lo imporranno sempre più. I nostri modelli lo prevedono e la migliore educazione finanziaria degli italiani aiuterà il processo di consapevolezza di questa necessità: non si improvvisa nulla.
Digitalizzazione e sostenibilità. Come si muove Assoreti e il settore della consulenza nel suo complesso per supportare questa necessaria transizione?
Sebbene questo scenario ci sottoponga oggi ad un nuovo “stress test”, non dobbiamo dimenticare che abbiamo delle sfide a livello globale che non possono più attendere. L’industria del risparmio ha già avviato un percorso interno per fortificare il modello e affrontare questi nuovi capitoli. Tra i quali la digitalizzazione e la sostenibilità. Le Reti hanno investito da tempo nell’ammodernamento di strumenti tecnologici da affiancare a un servizio di consulenza che mantenga inalterata la sua caratteristica unica di personalizzazione. In questa direzione la tecnologia ha un contributo portante e importante per lo sviluppo sostenibile. L’impegno di Assoreti nella direzione sostenibile nasce da tempo; già nel 2015 iniziammo con i primi corsi e percorsi di formazione dedicati al mondo ESG. Abbiamo da sempre avuto consapevolezza del ruolo che l’industria può giocare in questa sfida, del potere di indirizzare gli investimenti e più di ogni altra cosa della responsabilità che ci assumiamo, in specie nei confronti delle famiglie, ma anche del futuro del Paese. Abbiamo commissionato una importante ricerca indipendente in materia che presenteremo al Salone del Risparmio, utile per riflettere e incentivare l’adozione di modelli che inglobino questa profonda e complessa evoluzione; ma apriamo quest’universo ai giovani, che per loro indole hanno la giusta sensibilità per fare la differenza nel futuro del settore. Abbiamo creato un canale importante tra le Università, le Reti e gli studenti, perché questa connessione sia a valore aggiunto per accelerare con consapevolezza il ricambio generazionale e ciò insieme a grandi operatori del settore, come Enel Foundation, perché è nel sistema delle eccellenze e nella partecipazione di voci autorevoli che la formazione può tradursi concretamente in valore, per i giovani e per il mercato.
Il regolatore ha da poco abbassato la soglia per la sottoscrizione di FIA Riservati a 100mila euro per investitori non professionali a cui è fornito un servizio di consulenza. I mercati privati sono certamente una delle tendenze principali del settore. Fino a dove può spingersi la democratizzazione degli strumenti illiquidi dal vostro punto di vista?
La normativa, con l’obiettivo di aprire il mercato ad una platea più ampia di potenziali investitori, si affida di fatto ad un intermediario professionalmente qualificato che ha il compito di valutare se e in qual misura i prodotti di investimento alternativi possano essere adatti al profilo di un cliente retail. Non si tratta di una questione di maggiore democraticità, ma di valorizzazione del ruolo dell’intermediario nel processo di selezione e raccomandazione dei prodotti stessi. Solo dopo questo processo sarà possibile definire un percorso di investimento. La regola vale sempre e parte dall’interesse del cliente e dalla tutela del suo patrimonio.
Il passaggio generazionale è una questione sentita in tutte le professioni e quella del consulente finanziario non fa eccezione. Come si immagina le nuove leve della consulenza finanziaria e come avvicinarle alla professione?
La professione del consulente finanziario si configura oggi come un mestiere attrattivo anche per le nuove generazioni che hanno dimostrato una forte sensibilità verso le nuove sfide del mercato. Tra l’attrattività di un mestiere e la chiara indicazione di come raggiungerlo e fare carriera passa uno strumento fondamentale, la comunicazione. Saper comunicare bene le opportunità che un giovane ha oggi entrando nell’industria è quello su cui stiamo lavorando. Vediamo sempre più giovani accedere alle prove di iscrizioni all’albo. Parliamo con un pubblico interessato ma dobbiamo sapere raccontarci sempre meglio. Ma poi è fondamentale facilitare realmente l’ingresso nell’attività, garantire la giusta assistenza agli inizi ed evitare che passi molto o troppo tempo tra il desiderio di avvio della professione e l’esercizio concreto nei confronti dei clienti: pena, l’abbandono. Ecco perché stiamo organizzando l’attività in team, perché supportiamo anche economicamente i giovani che si appassionano e che vogliono lavorare per le famiglie, per il Paese in definitiva. Ne siamo consapevoli: il consulente finanziario è un professionista che svolge un’attività complessa, deve avere conoscenze (l’esame e l’iscrizione all’albo) e competenze (nove mesi di formazione in supervisione): un accesso lungo ma necessario, che richiede assistenza, per permettergli poi velocemente di poter essere inserito a pieno titolo nel circuito del lavoro.
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Per Casagrande di Generali AWM, carovita e stretta monetaria proseguiranno nel breve termine. Ma non mancheranno occasioni soprattutto nel reddito fisso. Cautela nel Vecchio Continente e più duration sui Treasury le sue strategie per sfruttarle. Cresce, invece, il rischio nell’azionario
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Il settore è solido ma occorrono approcci nuovi e più advisory. Per Passera (Illimity), “sarà l'innovazione a fare da spartiacque”. Geertman (Banca Ifis) “Superata la sfida del fintech”. E su quella delle big tech Belingheri (Bff) intravede un tema regolatorio. Credit crunch? “Non ci sarà”
La caccia al tesoro del consulente finanziario continua nel cuore della nostra penisola, alla scoperta del tessuto economico di Umbria e Marche per capire le nicchie migliori nelle quali individuare nuovi clienti
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