Mercati, occhi sull’inflazione Usa e i verbali Fed: il calendario della settimana
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Con l’inizio del 2022 prende maggior corpo l’eterna disputa fra gli stili d’investimento. A prevalere, in questa prima fase dell’anno che vede i listini azionari in difficoltà, sembrano i titoli orientati al valore. Da gennaio l’S&P 500 Growth segna -10,6% mentre l’S&P 500 Value perde meno del 2% (valori al 24 marzo 2022) mostrando maggior resilienza anche rispetto all’indice generale S&P 500.
Una parabola discendente che per alcuni è destinata a proseguire. “Abbiamo visto molti titoli growth correggere significativamente anche a fronte di risultati societari non particolarmente brillanti”, osserva Giovanni Brambilla, direttore investimenti di AcomeA Sgr, che si aspetta ulteriori ribassi soprattutto fra i tecnologici. “L’indice Nasdaq si trova ancora molto lontano dai minimi toccati con il Covid e altrettanto distante dai precedenti massimi pre-pandemia, con valutazioni ancora elevate in un contesto di tassi decisamente diverso”, afferma, sostenendo che c’è “ancora spazio per ulteriori correzioni”.
Dopo circa un decennio di politiche monetarie accomodanti e inflazione inesistente lo scenario sta per cambiare. Molte banche centrali nei paesi sviluppati, con la Federal Reserve in testa, sono pronte a ridurre gli stimoli monetari e riportare i tassi d’interesse su livelli ben superiori allo zero per evitare un eccessivo surriscaldamento dell’inflazione.
“Un quadro che pone diverse sfide per gli investitori”, commenta l’esperto di AcomeA. “Ci aspettiamo – aggiunge – che questo cambiamento di atteggiamento delle Banche Centrali possa facilitare la rotazione dei portafogli già in atto verso i titoli con valutazioni e prospettive di crescita oggi più contenute. A discapito dei cosiddetti titoli growth che nei loro prezzi scontano flussi di crescita futuri molto importanti e che verranno penalizzati dal dover essere attualizzati a tassi di interesse più elevati. Le nostre preferenze oggi vanno a settori e segmenti che possono addirittura beneficiare di un ambiente con tassi d’interesse più alti: quindi spazio a servizi finanziari, beni di consumo, materie prime”.
Settori di cui peraltro l’Italia è ricca. “Con riferimento al nostro paese – spiega il direttore degli investimenti della Sgr – individuiamo opportunità nel segmento delle piccole e medie imprese che abbinano, oltre ad elementi di eccellenza nei rispettivi business, un buon potenziale di sviluppo e crescita a valutazioni molto ragionevoli”.
La view contrarian, in genere, combina in modo dinamico le due visioni macro (top down) e bottom up, operando una sintesi che trova il suo punto di equilibrio nei fondamentali aziendali.
“A prevalere nelle analisi è l’una o l’altra a seconda degli specifici casi, paesi o settori che ci troviamo a valutare”, spiega Brambilla. “In generale nei mercati più sviluppati lo studio dei fondamentali delle singole aziende risulta più determinante dell’analisi macro, anche se l’attuale contesto sembra suggerire il contrario, vista la grande influenza che le Banche Centrali hanno avuto nell’espansione dei corsi azionari. Viceversa, in ambito emergente un approccio più top down sembra guidare in modo più significativo la scelta degli investimenti azionari”.
Un caso particolare è rappresentato dal mercato cinese. “Pur trovandosi in una fase di rallentamento del ciclo economico, principalmente per ciò che sta accadendo nel settore delle costruzioni, abbiamo una view positiva su alcune aziende legate all’economia domestica: recentemente abbiamo deciso di investire in Alibaba sulla base del fatto che agli attuali prezzi il titolo presenta dei fondamentali ancora interessanti ma con valutazioni decisamente molto più attrattive”.
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