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Anna Paola Marchi, distribution director della società, nominata a settembre 2023 in occasione dell’avvio della branch nel nostro Paese, spiega la proposizione di valore di una casa di gestione su cui “i clienti italiani hanno ancora tanto da scoprire”
Federated Hermes nasce nel 2018 dall’unione della statunitense Federated e della britannica Hermes Investment Management. “Alla base dell’operazione”, spiega Anna Paola Marchi, distribution director per l’Italia della società, “una condivisione di valori e una serie di complementarità, tra cui quella di capabilities e quella geografica”. “Il mercato dell’Europa continentale”, assicura, “è strategico per i piani di sviluppo della compagnia, come testimonia l’apertura di numerosi uffici nazionali, tra cui quello italiano a settembre 2023”.

Anna Paola Marchi, distribution director per l’Italia di Federated Hermes
L’asset manager, indipendente e quotato, ha sede centrale a Pittsburgh, e gestisce 700 miliardi di dollari in strategie attive e responsabili. A questi si aggiungono 1.300 miliardi di dollari in consulenza di engagement tramite la controllata EOS.
EOS, rappresentazione della peculiarità del posizionamento di Federated Hermes nel panorama finanziario, ha un team di oltre 40 esperti di sostenibilità con competenze specialistiche su macro-settori è una portata d’azione che spazia su 1.800 emittenti nel mondo ingaggiati ogni anno per un totale di 3.000 obiettivi ESG perseguiti
“Il mercato italiano è presidiato da Federated Hermes fin dal 2016 e in questi anni si sono attivate importanti relazioni con investitori istituzionali e wholesales”, spiega Marchi con riferimento all’opera di Angelo Natale, head of business developement dell’area CEMEA, che fino all’arrivo della professionista proveniente da Credit Suisse Asset Management ha seguito con responsabilità diretta l’Italia.
Che ruolo ha l’esperienza in materia di engagement nella proposta di valore di Federated Hermes? Quanto è tenuta in considerazione dai clienti?
Sempre di più la specificità della nostra natura è considerata distintiva dal mercato. Oltre ad apprezzare l’offerta di servizio in capo a Eos, i clienti sanno che il patrimonio di conoscenze e dati in materia Esg accumulato fin dagli anni ’80 è utilizzato per affinare i modelli di valutazione delle opportunità di investimento su tutte le asset class. Dal 2007 questo insieme di saperi è completamente integrato in tutte le strategie grazie a modelli proprietari che hanno permesso ad analisti e gestori di creare un solido modello di rating interno.
Il ruolo della sostenibilità nella costruzione di portafoglio è stato però in vario modo messo in discussione negli ultimi anni contrassegnati da crisi geopolitiche con al centro un tema sensibile come quello dell’energia. Come vede il futuro una società specialista nell’investimento ESG?
Come un percorso iniziato da poco per la maggior parte dei clienti. Veniamo da 70 anni di utilizzo di modelli finanziari classici che sono messi in discussione da un cambiamento molto profondo che però è ancora giovane. La rilevanza dei criteri di sostenibilità nella definizione del rapporto tra rischio e rendimento è ora sempre più percepita, ma difficilmente approcciabile senza l’aiuto di specialisti di grande esperienza. Ed è proprio questo che i clienti stanno cercando sempre di più.
Su quali asset class si concentrano le competenze distintive di Federated Hermes?
Sull’azionario Asia e small cap, mentre sull’obbligazionario abbiamo una forte expertise lato total return. Non possiamo poi non citare i fondi SDG engagement sia sull’azionario che sull’obbligazionario. Si tratta di una serie di strumenti a impatto che investono in società con cui abbiamo in corso un dialogo diretto finalizzato a ottenere risultati concreti e misurabili sui 17 obiettivi di sviluppo sostenibile definiti dalle Nazioni Unite. Abbiamo, infine, una piattaforma di illiquidi con 20 miliardi di dollari di masse gestite fra strategie private equity e private debt, real estate e infrastrutture
A livello di capabilities il marchio Federated Hermes è sinonimo di fondi monetari e reddito fisso negli Stati Uniti e questo è poco noto nel nostro Paese, nonostante il nostro ruolo di player sistemico in un mercato enorme come quello statunitense. Tali capabilities sono oggi disponibili sia in formato Ucits che per specifici mandati rivolti ad investitori istituzionali.
Per quanto riguarda la gestione della liquidità, questo è un tema che è destinato a restare anche considerando una previsione di inizio di tagli dei tassi da parte di Fed e Bce. Costo del denaro e inflazione rimarranno a livelli tali da rendere necessaria una gestione attiva delle riserve. Proprio il riconoscimento sul mercato globale di questa nostra eccellenza gestionale ci ha permesso di attrarre flussi nel corso di tutto il 2023, anno molto difficile per i gestori attivi, e di toccare nel quarto trimestre il massimo assoluto dei nostri asset under management.
Quali sono gli obiettivi del 2024 per il mercato italiano?
Innanzitutto, guadagnare una piena riconoscibilità del brand e delle sue caratteristiche e contestualmente aumentare il numero dei clienti e delle tipologie di strategie investite da controparti italiane. Importante sarà, inoltre, sfruttare le strette relazioni che intratteniamo a livello centrale con grandi banche private internazionali per cercare di declinarle a livello locale. Il nostro mix di capacità gestionali ci fornisce in questa fase una stabilità e una proiezione verso il futuro che ci permette di avere risorse da investire sulla crescita. Ovviamente anche su quella in Italia.
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