Il 2022 ha segnato secondo Amadeo Alentorn, portfolio manager del Jupiter Global Equity Absolute Return Fund, un netto cambio di regime. “Restare ancorati a modelli di portafoglio ormai sorpassati non farà recuperare dalle perdite”, sottolinea
“Nel 2022 abbiamo assistito al fallimento dei tradizionali portafogli 60/40 e al mancato funzionamento della diversificazione tra bond ed equity. Questa situazione però non può essere definita come straordinaria poiché negli ultimi cento anni si è verificata una volta ogni cinque. Negli ultimi decenni è accaduto meno frequentemente, ma dobbiamo tenere conto che questo lasso di tempo non può essere ritenuto significativo data la straordinaria e prolungata assenza di qualsiasi tipo di inflazione. Per capire il contesto di oggi dobbiamo necessariamente adottare una prospettiva più ampia”.
Il bisogno di uscire da quello che il recente passato ha portato a considerare l’unico e immutabile contesto di investimento è la lezione che secondo Amadeo Alentorn, portfolio manager del Jupiter Global Equity Absolute Return Fund, è necessario trarre dai 12 mesi appena conclusi. Un periodo in cui molto è cambiato, qualsiasi sia l’asset class presa in considerazione.
“Se consideriamo l’azionario, veniamo da un periodo molto lungo di preminenza dello stile growth, in cui la crescita è stata acquistata a qualunque prezzo da parte del mercato. Questo mondo non tornerà né nel breve né nel medio periodo perché quello che abbiamo vissuto è un mutamento strutturale del contesto di investimento con il ritorno dei tassi e dell’inflazione”.
Non c’è motivo, in sintesi, per Alantorn di insistere su un’allocazione di portafoglio pensata per uno scenario che non esiste più. Sarebbe infatti solo la manifestazione di un bias comportamentale dettato dall’abitudine al passato e dalla speranza, mal riposta, di poter recuperare con metodi non più efficaci le perdite subite nel corso di un complicato 2022.
“È molto difficile per un investitore accettare di incamerare minusvalenze che possono essere superiori al 10% per un eccesso di esposizione ad asset di tipo growth, in alcuni casi acquistati a valutazioni molto costose. Si tratta di una reazione psicologica normale che vediamo nei nostri rapporti con i clienti. In molti casi, però, inizia a farsi largo l’idea di riconsiderare in maniera generalizzata l’esposizione con un ritorno dell’interesse per le strategie absolute return e più in generale per uno stile di gestione altamente attivo in grado di generare potenzialmente un reale alpha rispetto all’andamento dei mercati”, spiega il portfolio manager del Jupiter Global Equity Absolute Return Fund.
Tempo di dispersione
Ci avviamo, secondo Alentorn, verso un contesto azionario in cui non saranno più le mega-cap a determinare gli andamenti grazie a enormi utili concentrati. Il mercato sarà al contrario caratterizzato da sacche di valore distribuite in maniera più diffusa su differenti capitalizzazioni e settori. “È una dinamica consolidata quella che vede all’indomani di ogni grande correzione strutturale un periodo nettamente favorevole alla gestione attiva”, puntualizza prima di entrare nel dettaglio della strategia del Jupiter Global Equity Absolute Return Fund e di come un approccio sistematico e altamente dinamico sia necessario per navigare un momento di grande cambiamento dello scenario di investimento.
“Molto del processo che adottiamo per arrivare alla costruzione del nostro portafoglio riguarda l’analisi di come gli investitori reagiscono ai cambiamenti in atto. Da questo punto di vista il 2022 è stato un anno nettamente diviso in due, con i primi cinque mesi in cui gli investitori si sono concentrati sul ritorno dell’inflazione con una grande preoccupazione sugli impatti per gli utili del settore tecnologico che ha portato ad un netto rally dei titoli value. A partire da giugno il grande tema è diventato, invece, la possibile recessione globale con un’attenzione molto netta per tutti quei settori e asset più difensivi”, analizza Alentorn.
Affrontare una volatilità strutturale
“La probabilità che nel prossimo futuro un singolo stile di investimento performi nettamente meglio di un altro è molto bassa”, secondo il portfolio manager, che sottolinea la necessità di un approccio dinamico e flessibile per navigare un contesto che assomiglierà nel prossimo futuro in modo strutturale a quanto vissuto negli ultimi dodici mesi.
“Le variabili macroeconomiche e geopolitiche che abbiamo di fronte avranno bisogno di tempo per prendere una direzione precisa e nel frattempo la volatilità continuerà ad essere fortemente presente con rotazioni continue”, spiega, facendo notare come la fase attuale sia particolarmente favorevole per un aumento dell’allocazione a strategie market neutral che, sempre di più, devono essere interpretate dagli investitori come un’assicurazione da detenere in modo continuativo in portafoglio per contrastare gli effetti di correzioni del mercato destinate a ripetersi in modo costante nei prossimi anni.
“Strategie in grado di diversificare il portafoglio rispetto agli andamenti direzionali del mercato sono oggi più che mai una rete di sicurezza necessaria per ogni investitore”, afferma il portfolio manager, identificando una quota consistente, tra il 20% e il 30% del portafoglio, come allocazione necessaria a questa tipologia di strumenti.
Navigare la complessità grazie alla diversificazione
Il Jupiter Global Equity Absolute Return Fund rientra tra questa categoria di prodotti e Alentorn ne spiega il funzionamento a partire dalla differenza con i tradizionali portafogli long/short. “Nella nostra strategia”, afferma, “il book long ha lo stesso identico valore del book short in modo da neutralizzare completamente la direzionalità del mercato, obiettivo che, dal lancio, abbiamo raggiunto ogni anno”. “Analizziamo ogni giorno i 7.000 titoli azionari più liquidi al mondo”, prosegue entrando nel dettaglio della metodologia, “attraverso un processo sistematico che tiene conto di oltre 40 milioni di data point per arrivare ad una selezione di circa 400 titoli per il book long e circa 400 titoli per il book short”.
“La diversificazione”, sottolinea, “è alla base di ciò che facciamo e viene ottenuta grazie ad una combinazione di criteri tradizionali dell’attività di portfolio management come l’analisi fondamentale e criteri più innovativi come l’analisi del sentiment di mercato, anche di breve periodo, grazie a sistemi automatizzati di analisi, ad esempio, dei flussi e del linguaggio naturale”.
“Il nostro lavoro”, conclude, “consiste nel presidio di questo processo e nel suo miglioramento costante, con ogni aggiunta al sistema che viene testata lungamente prima di essere implementata. Questo garantisce la scientificità e sistematicità del sistema che sta alla base del suo funzionamento e che ci permette di perseguire l’obiettivo di neutralità rispetto all’andamento complessivo del mercato”.
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