Secondo gli analisti, l’attuale contesto richiede maggiore attenzione agli asset più difensivi. E il settore USA è particolarmente appetibile, anche in vista delle presidenziali. Ecco a cosa guardare
Da sempre le infrastrutture piacciono ai gestori per la loro capacità di difesa dall’inflazione e dalle fasi di ribasso. Al momento, dopo che nel mese di aprile si è interrotta la corsa dei listini messa a segno nel primo trimestre, maggio sembra aver riportato un po’ di vigore sui mercati. Ma la domanda che si pongono gli investitori è: quanto durerà? Al solito, tutto dipenderà dai dati e dal contesto geopolitico. In particolare, i riflettori sono puntati sull’andamento dei prezzi a stelle e strisce e sulle conseguenti mosse della Federal Reserve, ma sono pronti a spostarsi sull’appuntamento con le elezioni presidenziali USA. Ne consegue che, secondo alcuni gestori, le infrastrutture sono ora più che mai l’asset class giusta per proteggere il portafoglio, proprio perché non hanno nulla da temere.
Di questo parere è Saira Malik, chief investment officer di Nuveen, secondo cui il contesto USA, fra un’inflazione che arretra troppo lentamente, dati sul mercato del lavoro ancora tiepidi, un PIL debole e degli indici PMI a cavallo tra espansione e contrazione, richiede una maggiore attenzione agli asset più difensivi. “Le società di infrastrutture globali quotate tendono a beneficiare di una domanda anelastica per le funzioni o i servizi necessari che forniscono, nonché di quadri normativi che consentono loro di trasferire i costi più elevati derivanti dagli impatti dell’inflazione”, spiega. Sottolineando inoltre come si tratti di un’asset class storicamente in grado di offrire una copertura contro l’inflazione grazie ai cash flow contrattuali di lungo termine.
Riflettori sulle infrastrutture USA
Per la Malik, al momento gli investitori possono anche beneficiare di un buon punto d’ingresso, vista la recente sottoperformance rispetto al mercato azionario. “Nel settore delle infrastrutture statunitensi, ad esempio, suggeriamo di adottare un approccio barbell che bilanci i settori più ciclici e sensibili alle materie prime, come oleodotti e gasdotti, con quelli più difensivi, come le utility”, precisa. L’esperta fa infatti notare come i prezzi delle commodity rimangano elevati, il che è generalmente positivo per i gasdotti e oleodotti midstream. E parallelamente evidenzia che le valutazioni di queste società appaiono interessanti nel contesto dell’incertezza geopolitica.
Anche le utility, a suo parere, sono attualmente valutate in modo più interessante rispetto ai titoli azionari e offrono agli investitori l’opportunità di beneficiare di utili solidi. “Inoltre sono sostenute dal focus nazionale dei loro asset e dal loro ruolo crescente nella continua elettrificazione dell’economia attraverso l’onshoring/nearshoring e la proliferazione dei data center proposti”, rimarca la cio di Nuveen.
Altro motivo per puntare sulle infrastrutture USA, secondo Madeline Ruid, research analyst di Global X, è che l’asset class non dovrebbe risentire più di tanto del responso delle urne americane, perché gode di un supporto bipartisan. “A livello federale, gli sforzi dell’amministrazione Biden sono stati cementati dalla IIJA (Infrastructure Investment and Jobs Act), approvata nel 2021 con un sostegno trasversale relativamente forte. Visto questo appoggio bipartisan e i vasti benefici, prevediamo che dovrebbe essere al riparo da revoche, a prescindere dall’esito delle elezioni”, afferma.
Stesso discorso per il Chips Act, mirato a salvaguardare il vantaggio tecnologico degli Stati Uniti e a rafforzare la sicurezza nazionale. In prospettiva, secondo la Ruid, le società d’infrastrutture continueranno a beneficiare dell’espansione del panorama manifatturiero statunitense dei semiconduttori. “L’amministrazione Biden ha appena iniziato a distribuire i fondi dei 39 miliardi di dollari previsti da questa legge per gli incentivi alla produzione, e altri 24 miliardi sono destinati ai crediti d’imposta. A questi si aggiungono altri fondi destinati alla R&D dei semiconduttori e allo sviluppo della forza lavoro”, ricorda. Sottolineando come a livello d’investimenti privati, quelli nella produzione di semiconduttori ed elettronica ammontano già a 244 miliardi di dollari.
Per quanto riguarda l’IRA (Inflation Reduction Act), il futuro apre più incerto, con Donald Trump che ha definito una priorità il suo annullamento. “A nostro avviso, un’abrogazione completa sarebbe estremamente difficile anche nel caso in cui i repubblicani conquistassero la Casa Bianca, la Camera e il Senato”, spiega però l’analista di Global X. Finora, infatti, gli incentivi di questa legge hanno avvantaggiato in modo significativo gli Stati a guida repubblicana, con conseguente crescita dei posti di lavoro e degli investimenti privati. Detto questo, però, disposizioni specifiche come i crediti d’imposta per i veicoli elettrici nuovi e usati e per i sistemi di ricarica, secondo la Ruid potrebbero essere bersaglio di Trump. Stesso discorso per i crediti d’imposta per l’energia pulita. “Tuttavia, il credito d’imposta per gli investimenti nel solare e altri crediti per l’energia green sono stati in passato sostenuti da democratici e repubblicani, e alcuni sono stati persino introdotti da gruppi bipartisan”, precisa l’esperta.
Megatrend indipendenti dalla politica
Leggi a parte, per la Ruid c’è un altro aspetto da considerare: siamo di fronte a megatrend destinati a continuare indipendentemente dalla politica federale. “Anche durante l’amministrazione Trump, la transizione verso l’energia pulita ha guadagnato terreno, grazie alla maggiore competitività dell’eolico e del solare, unita a politiche di sostegno a livello comunale e statale e agli sforzi di sostenibilità delle aziende”, chiarisce. Basti pensare che nel 2019 i progetti eolici e solari hanno rappresentato complessivamente il 61% della nuova capacità elettrica USA, e che nel 2020 la loro quota combinata è salita al 77%.
Certo, il ciclo elettorale crea incertezza, ma per l’esperta le aziende della catena del valore delle infrastrutture stanno appena iniziando a vedere i benefici degli investimenti pubblici e privati confluiti nel settore. E questo slancio continuerà. “Dalle strade, agli aeroporti, ai ponti, agli impianti di produzione, a internet a banda larga e alle energie rinnovabili, riteniamo che l’ammodernamento delle infrastrutture statunitensi offra agli investitori tante opportunità diverse e interessanti per il lungo periodo”, conclude.
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