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Il futuro del comparto degli indicizzati nella view della head of ETF EMEA di Franklin Templeton. “In un mercato europeo ancora popolato principalmente da investitori professionali arriverà presto il retail”, assicura la manager
Recentemente Borsa Italiana ha visto la quotazione di un ETF dalle caratteristiche molto particolari. Il Franklin Catholic Principles Emerging Markets Sovereign Debt UCITS ETF è, infatti, uno strumento passivo Smart Beta che si basa sull’ICE BofA Diversified Emerging Markets External Debt Sovereign Bond Index ed investe in debito sovrano denominato in Euro e Dollari USA emesso dai Paesi dei mercati emergenti.
Fino a qui nulla di estremamente innovativo. La particolarità risiede nell’escludere le obbligazioni emesse da Paesi che ottengano un punteggio scarso in base ai criteri identificati come principi Cattolici Romani: integrità morale dei governi, giustizia sociale, abolizione della pena di morte e cura per il pianeta sulla base di dati ambientali, sociali e di governance. Il nuovo ETF adegua, inoltre, il peso dei titoli in portafoglio per ridurre le sue emissioni di carbonio complessive rispetto all’indice.
“Un lancio che dimostra la capacità della gestione passiva di sviluppare soluzioni sempre più specifiche per dare la possibilità agli investitori di costruire un’esposizione altamente personalizzata ai mercati”, spiega Caroline Baron, head of ETF EMEA di Franklin Templeton, incontrata da FocusRisparmio per comprendere in quale percorso di crescita della gamma passiva dell’asset manager si inserisca questa novità.

La customizzazione rappresenta effettivamente uno dei trend fondamentali dell’industria? Quali sono le altre tendenze che osservate nell’universo dei fondi indicizzati??
Prima di tutto dobbiamo specificare che la costruzione di prodotti sempre più puntuali in base alle esigenze dei clienti non è una vera novità, ma una strada ben nota. Ai provider spetta decidere come e con quale forza seguirla. Dal nostro punto di vista è estremamente importante, perché nonostante la grande crescita nel numero e nella tipologia degli Etf disponibili sul mercato i clienti non trovano risposta a tutte e loro esigenze e questo rappresenta una grande opportunità. Prendendo l’esempio del Franklin Catholic Principles Emerging Markets Sovereign Debt UCITS ETF abbiamo avuto la possibilità di fare un lavoro estremamente interessante per arrivare ad un prodotto che ha potenzialità che vanno ben oltre i confini italiani o di chi ricerca specificamente un’esposizione in linea con principi religiosi. Spendere del tempo con i clienti per conoscere nel dettaglio cosa pensano, quali sono le loro esigenze e come stanno pensando alla propria asset allocation, oltre a rafforzare la relazione, ha sempre una molteplicità di risvolti positivi.
La tendenza fondamentale che osserviamo sul mercato è quella che riguarda gli Etf stessi, con ogni probabilità il segmento dell’industria dell’asset management con il più alto tasso di crescita in questo momento, con un CAGR annuo di oltre il 20%. All’interno di questa crescita vediamo affacciarsi con sempre maggiore decisione il segmento della clientela retail.
Ad oggi nel mercato europeo l’utilizzo degli Etf è ancora nettamente dominato dagli investitori professionali che detengono una quota tra l’80% e il 90% del totale. Questo ci sprona ancora di più a lavorare sull’educazione finanziaria per far comprendere al grande pubblico i vantaggi che questi strumenti possono fornire per le loro caratteristiche strutturali di basso costo, trasparenza, liquidità e assenza di una quota minima di investimento.
Quali sono le resistenze e gli ambiti su cui lavorare oltre all’educazione finanziaria?
Certamente ci sono alcuni aspetti della struttura del mercato che sono in parte un ostacolo, pensiamo alla necessità di una parziale revisione di modelli distributivi molto basati sulle retrocessioni.
Inoltre, le novità incontrano sempre delle resistenze. Investitori da sempre abituati ad altre tipologie di prodotto hanno bisogno di essere accompagnati nella conoscenza delle opportunità offerte dagli Etf.
Le attuali condizioni di mercato credo che favoriranno una maggiore diffusione grazie, ad esempio, alla qualità della trasparenza che dà la possibilità di conoscere in maniere immediata e di verificare la propria posizione in termini di rischio, cosa che non necessariamente accade con altre tipologie di investimento. In tempi di alta volatilità è necessario avere la libertà di liquidare le posizioni in maniera rapida o svolgere un assessment per verificare la rispondenza con le condizioni di mercato.
Quali sono i miglioramenti più importanti portati dalla diffusione degli Etf, ad oggi ma anche guardando al futuro?
In linea generale, sicuramente la possibilità per gli investitori di accedere ad un set più ampio di strumenti che consentono di costruire portafogli migliori. Questo non significa in senso assoluto che non ci sia spazio per la gestione attiva o per altre modalità di investimento, ma che strumenti con caratteristiche differenti permettono di rispondere a differenti esigenze, generando con il loro mix una maggiore efficienza a fronte di un corretto utilizzo.
Sono certa che l’industria sia impegnata in una evoluzione migliorativa che ha come meta mettere a disposizione degli investitori un set di soluzioni tale da garantire in ogni momento un posizionamento in linea con i propri obiettivi in qualsiasi condizione di mercato.
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