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Il valore delle criptoattività giù del 50% in un anno. “Volatilità strutturale, sicure solo 14 piattaforme su 188”. Europa e Italia promosse dal Sustainalytics ESG Risk Score
Tra volatilità elevata e attacchi hacker, il livello di allerta per le criptovalute resta alto. Mentre sul fronte della finanza etica, la gestione dei rischi ESG da parte delle imprese dell’Eurozona appare migliorata. È il responso che emerge dal rapporto della Consob intitolato “Principali tendenze in tema di investimenti sostenibili e criptoattività”, che presenta ombre e luci perfettamente divisi tra i due tipi di asset.
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Per le criptovalute la volatilità è un dato strutturale
Secondo l’analisi dell’Authority, l’elevata volatilità appare sempre più come un dato strutturale di Bitcoin & Co: lo dimostra il fatto che a settembre il loro valore comprensivo di mercato sia risultato inferiore del 50% a quello di due anni prima. Queste attività virtuali si caratterizzano inoltre per l’alta vulnerabilità agli attacchi cibernetici, con il bottino degli hacker che è salito globalmente da 3,3 a 3,8 miliardi di dollari nel giro di 12 mesi.
Anche dal punto di vista della rischiosità, Consob ritiene che il gioco non valga la candela. A settembre, infatti, il rendimento annualizzato del Bitcoin (che assieme ad Ether rappresenta oltre il 60% del valore di mercato delle monete virtuali) risultava solo lievemente superiore a quello di altre categorie di asset non digitali. A fronte però di un’assunzione di rischio ben maggiore, dovuta all’estrema instabilità dei prezzi. Stessa volatilità che si ritrova anche nelle criptovalute inattive, quelle che cioè non sono state oggetto di transazioni nell’ultimo anno, su valori prossimi al 60% e 70% rispettivamente per Bitcoin ed Ether. Resta poi da considerare, secondo gli analisti dell’Authority, anche la criticità dovuta alla sicurezza cibernetica: solo una netta minoranza delle piattaforme di scambio, precisamente 14 su 188, può infatti ritenersi “molto sicura”, mentre è aumentata la quota di quelle che presentano valutazioni di affidabilità scarse.
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Migliora la gestione dei rischi Esg nell’Eurozona
Per quanto riguarda la sostenibilità, il report certifica un miglioramento della gestione dei rischi Esg da parte delle imprese dell’Eurozona. Consob ha analizzato l’andamento del Sustainalytics Esg risk score, l’indice che aiuta gli investitori a identificare i rischi ambientali, sociali e di governance delle aziende, rilevando che a livello settoriale l’esposizione a tali criticità è più elevata per le utility e per i produttori di energia rispetto alle imprese del manifatturiero o dei servizi.
L’Italia presenta valori in linea con quelli degli altri Paesi. Salvo che per un dato: nel nostro territorio, si registra un’esposizione delle aziende finanziarie ai rischi Esg in media più elevata rispetto a quelle non finanziarie. Il rapporto 2023 include anche un focus sulle quotate tricolore, che ha verificato se l’Esg risk score e l’Esg Refinitiv rating siano correlati con alcune delle principali caratteristiche delle imprese. I risultati evidenziano come il gruppo di aziende con il punteggio di sostenibilità più elevato sia formato dalle aziende a maggiore liquidità e capitalizzazione. Non si registrano, invece, differenze significative in termini di performance, volatilità e valutazioni di mercato.
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