3 min
Articolo pubblicato su FR MAGAZINE | Gennaio – Febbraio 2021 |
La revisione allo studio delle istituzioni dell’Unione ha l’obiettivo di ricalibrare e semplificare alcune delle regole esistenti
Tre anni sono un periodo sufficientemente ampio per poter apprezzare pregi e difetti di una norma come MiFID 2. Così, il 2021si presenta come l’anno in cui l’industria del risparmio gestito affronterà, dopo aver preparato il terreno negli anni precedenti a suon di consultazioni, l’agognata riforma della Direttiva.
Le modifiche ‘Quick fix’ in via di approvazione definitiva a febbraio rappresentano solo l’antipasto di quello che potrebbe esser messo a punto nel corso del 2021. Il processo di revisione della Direttiva MiFID 2, infatti, dopo il ritocco ‘veloce’ resosi necessario per rispondere alla crisi generata dal Covid, assumerà maggiore rilievo nel corso dell’anno, secondo le tappe previste dal Piano d’Azione di supporto alla Capital Market Union (Cmu) approvato dalla Commissione nel settembre dell’anno scorso.
Risparmio gestito, cosa serve per migliorare
I temi su cui la Commissione è impegnata a proporre una revisione entro il 31 luglio di quest’anno riguardano prevalentemente le regole di trasparenza verso l’investitore finale, le modalità di remunerazione dei consulenti finanziari, la product governance, la categorizzazione dei clienti, il funzionamento della struttura dei mercati e la ricerca in materia di investimenti.
Se il cuore della direttiva, come nello spirito del regolatore e delle authority, è centrato sulla protezione dell’investitore finale, la revisione allo studio delle istituzioni dell’Unione ha il grande obiettivo di ricalibrare e semplificare alcune delle regole esistenti, bilanciando queste finalità con i costi di compliance sopportati dagli intermediari.
“Numerosi studi dimostrano che i prodotti di investimento europei sono purtroppo ancora caratterizzati da costi elevati”, commenta Matteo Rava, senior policy officer di Esma. L’autorità di vigilanza ritiene che le regole MiFID 2 sull’informativa dei costi siano un elemento chiave per garantire che gli investitori possano prendere decisioni informate. Rava, interpellato da FocusRisparmio, sottolinea l’importanza dei requisiti MiFID sulla product governance, su cui Esma recentemente pubblicato alcune Q&A sull’assessment di costi e oneri da parte dei produttori di strumenti finanziari e su cui verrà condotta nel corso dell’anno un’azione di supervisione coordinata con le autorità nazionali.
Gli intermediari ritengono necessari alcuni interventi sul fronte della categorizzazione dei clienti. “Quello che vorremmo venisse affrontato è una maggior flessibilità nella definizione degli investitori target. Riteniamo che oggi vi sia poca differenziazione fra clienti professionali e al dettaglio”, spiega Andreas Stepnitzka, senior regulatory policy advisor di Efama.
L’esperto sostiene la necessità di introdurre nel panorama MiFID una nuova figura di investitore, che viene indicato come semiprofessionale, con accesso a combinazioni più elevate di rischio-rendimento rispetto al tradizionale retail. Questo è un punto controverso poiché Esma lo scorso anno ha prodotto e inviato alla Commissione un Technical Advice dove viene sollevata qualche obiezione sul tema. “L’aggiunta di una nuova categoria aumenterebbe la complessità del framework normativo che già prevede quattro distinte categorie di clienti (controparti qualificate; professionali di diritto; professionali su richiesta; e clienti al dettaglio, ndr)”, dice Rava.
Gli effetti della revisione
Per Andrea Tonon, head of alternative funds per l’Italia dello studio legale Simmons & Simmons, l’introduzione della figura di una categoria semiprofessionale “contribuirebbe a calibrare meglio le posizioni delle diverse tipologie di operatori, migliorando le condizioni concorrenziali nell’industria e creando un campo da gioco uguale per tutti i player”.
Inoltre, pensa l’esperto, avrebbe un impatto significativo anche sui modelli di consulenza e sulle forme di remunerazione dei servizi. “La sensazione è che l’evoluzione della normativa nella direzione di questa una nuova categoria d’investitore a metà fra il professionale e il retail potrebbe creare una spinta alla consulenza, sia essa prestata su base autonoma o dalle reti (la cosiddetta consulenza evoluta)”, chiosa Tonon.
Obiettivi in comune
Fra le diverse visioni, non mancano i punti di contatto. Nello spirito della revisione c’è un obiettivo più ampio che va ad intersecarsi con il progetto di mercato dei capitali unico citato ad inizio articolo. “Il miglioramento della regolamentazione dei servizi di investimento può svolgere un ruolo chiave per la ricapitalizzazione delle aziende europee, ponendo le basi affinché le economie dei paesi dell’Unione possano riprendersi dalla pandemia. La maggiore partecipazione degli investitori retail nel mercato non può avvenire senza che vi sia fiducia nei mercati stessi e negli intermediari e MiFID con le sue regole di condotta rimane in tal senso in pilastro essenziale della Cmu”, conclude Rava.
Approfondisci nel numero di FocusRisparmio (Gennaio – Febbraio 2021). Accedi e scaricalo gratuitamente a questo link.
.
Vuoi ricevere ogni mattina le notizie di FocusRisparmio? Iscriviti alla newsletter!
Registrati sul sito, entra nell’area riservata e richiedila selezionando la voce “Voglio ricevere la newsletter” nella sezione “I MIEI SERVIZI”.