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I gestori delle riserve prevedono un mondo valutario multipolare. E sono pronti ad aumentare le posizioni su yen, renminbi ed euro. L’Annual Reserve Manager Survey 2023 di Ubs Am
I gestori delle riserve delle banche centrali si aspettano un mondo più multipolare nei prossimi anni, che si tradurrà in un universo valutario altrettanto variegato, incentrato su dollaro, euro e yuan. È quanto emerge dall’Annual Reserve Manager Survey 2023 di Ubs Asset Management, che ha raccolto la view di 40 istituti centrali a livello globale, mostrando come i reserve manager stanno modificando le loro modalità di gestione rendendole sempre più simili a quelle degli altri investitori istituzionali.
Atterraggio morbido e cicli economici più volatili
Per quanto riguarda l’economia globale, la maggioranza dei partecipanti alla survey, il 64%, ritiene che lo scenario più probabile nei prossimi cinque anni preveda un atterraggio morbido, con un ritorno a una crescita contenuta e a un’inflazione moderata del 2-3%. Il 61% stima poi che a un anno l’indice dei prezzi headline degli Stati Uniti si collocherà tra il 3-4%. Nessuno lo vede oltre il 5% o sotto lo zero. “Quasi tre quarti (72%) dei partecipanti ritiene che l’era della ‘Grande Moderazione’ sia finita e pensa che in futuro sperimenteremo cicli economici più volatili”, sottolinea Max Castelli, head of strategy and advice sovereign institutions di Ubs Am.
Tensioni geopolitiche in cima alle preoccupazioni
Per quanto riguarda i rischi, secondo il 75% dei gestori delle riserve delle banche centrali in cima alla lista c’è un’ulteriore escalation dei conflitti geopolitici. Seguono l’inflazione e/o un aumento incontrollato dei rendimenti a lungo termine. Per l’89%, poi, ci stiamo muovendo verso un mondo multipolare, con blocchi guidati da Stati Uniti, Europa e Cina. In caso di un’escalation delle tensioni tra Washington e Pechino, la stragrande maggioranza dei partecipanti (89%) si aspetta una maggiore frammentazione e polarizzazione, ma solo il 22% pensa che le sanzioni sulle riserve valutarie cinesi siano un rischio. “Le preoccupazioni geopolitiche non stanno cambiando sostanzialmente l’atteggiamento degli investitori: oltre il 70% degli intervistati non ha ancora preso provvedimenti per affrontare una potenziale escalation del confronto Usa-Cina”, sottolinea Castelli.
Più titoli di Stato, titoli sovranazionali e green bond
Passando agli investimenti, le principali preoccupazioni nella gestione delle riserve in valuta estera sono la volatilità dei prezzi degli asset (74% degli intervistati), l’aumento dei tassi di interesse statunitensi (63%) e la diminuzione della liquidità sui mercati (51%). La diversificazione delle riserve in valuta estera dai titoli di Stato continua, ma a un ritmo più lento rispetto agli anni precedenti. I reserve manager prevedono infatti di aumentare le partecipazioni in strumenti a reddito fisso più conservativi, tra cui bond governativi, titoli sovranazionali e, in particolare, i green bond. Cala sensibilmente invece l’appetito per i prodotti a spread. Continua anche la diversificazione nell’azionario quotato, anche questa però a un ritmo più lento rispetto agli anni precedenti.
Come fa notare Castelli, con la correlazione tra azioni e obbligazioni che è diventata positiva, nel 2022 la diversificazione non ha funzionato molto bene per le banche centrali. E la maggior parte degli istituti ha registrato ritorni negativi a causa dell’aumento dei rendimenti e del calo dei prezzi delle obbligazioni. Prova ne è il calo delle riserve registrato l’anno scorso, pari a circa un miliardo di dollari. “Il fatto che la diversificazione delle riserve dai titoli di Stato abbia subito un rallentamento, ma non un’inversione di tendenza, testimonia l’evoluzione delle modalità di gestione delle riserve da parte delle banche centrali, meno procicliche e più simili a quelle di altri investitori istituzionali”, evidenzia l’esperto.
Verso un mondo valutario multipolare
Sul fronte valutario, dollaro Usa e yuan sono le valute che sono state più spesso menzionate come aggiunte su base netta nell’ultimo anno. I reserve manager sono pronti a incrementare ulteriormente le proprie posizioni sullo yen e sul renminbi, nonché sulle valute legate alle materie prime. Il 47% ritiene tuttavia che il confronto Usa-Cina abbia rallentato la tendenza all’internazionalizzazione della moneta di Pechino. Decisamente migliorato poi il sentiment nei confronti dell’euro: per la prima volta da anni i partecipanti al sondaggio hanno una previsione nettamente positiva di ulteriori allocazioni nella moneta unica.
“È in corso un dibattito sul fatto se si stia iniziando ad assistere a un calo significativo del ruolo dominante del dollaro Usa nella gestione delle riserve a seguito dell’introduzione di sanzioni sulle riserve delle banche centrali della Russia. Le banche centrali accelereranno l’abbandono del dollaro Usa per timore di sanzioni in caso di escalation delle tensioni geopolitiche? Il leggero declino del dollaro Usa come principale deposito di ricchezza per i principali gestori di riserve mondiali continua, con il graduale movimento pluridecennale verso un mondo valutario multipolare. Non si tratta di un allontanamento dal dollaro, ma piuttosto di una lenta diversificazione verso altre valute”, chiarisce Castelli.
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