Secondo l’investment manager, il consensus che vede una netta riduzione del costo del denaro da parte di Fed e Bce nel 2024 non tiene conto di un contesto macro che resta fitto di incognite da valutare, in particolare, in ottica di investimento obbligazionario
La propensione delle principali banche centrali a tagliare i tassi nel breve periodo potrebbe non essere così forte come crede il mercato, anche se i segnali accomodanti non mancano. Mark Nash, investment manager Fixed Income Absolute Return di Jupiter AM, ricorda che c’è una differenza tra dichiarare di “essere vicini al picco”, parole di Jerome Powell in occasione dell’ultima riunione Fed di metà dicembre, e tagliare di 100 punti base il costo del denaro in un anno, come si attende attualmente il consensus.
Soprattutto in presenza di uno scenario macroeconomico ancora contrassegnato da un alto livello di incertezza. “Le banche centrali ci sembrano poco propense a tagliare i tassi a breve”, afferma Nash, “a meno che non si verifichi un significativo deterioramento del mercato del lavoro o uno shock esterno imprevisto”. “Non ci aspettiamo di assistere a un’imminente recessione, come è avvenuto nell’ultimo anno o poco più. A nostro avviso, sebbene le famiglie siano state messe a dura prova dall’aumento dei tassi, anche i redditi reali stanno aumentando”, aggiunge.
La leva che non si allenterà nel 2024 sarà, secondo l’investment manager, quella fiscale e non quella monetaria, con le economie occidentali che proseguiranno nel sostegno all’economia in un anno che sarà caratterizzato da importanti elezioni politiche, con Stati Uniti e Regno Unito a spiccare in una nutrita serie di competizioni elettorali.
“Di fatto”, spiega l’esperto, “due terzi del mondo democratico andrà alle urne nel 2024, e non sarà un periodo in cui i governi stringeranno la cinghia o le banche centrali inaspriranno la politica fiscale. Ciò rende più problematica la lotta all’inflazione nel lungo periodo”. Per l’obiettivo primario degli istituti di politica monetaria, ovvero l’avvicinamento della dinamica di rialzo dei prezzi al 2%, la chiave è, secondo Nash, il mercato del lavoro.
“I dati recenti che mostrano un certo allentamento ma non sono sufficienti a far credere alle banche centrali che l’inflazione sia sconfitta”, afferma. “Riteniamo che a un certo punto occorrerà affrontare la questione delle previsioni irrealistiche dei tagli dei tassi”, completa sul punto.
Puntare ancora sui bond?
In questo scenario, il fondamentale quesito in ottica di investimento riguarda l’evoluzione del mercato obbligazionario dopo un 2023 annunciato come l’anno del grande ritorno dei bond, avvenuto solo in parte.
“I recenti segnali accomodanti delle principali banche centrali e l’indebolimento del dollaro USA hanno contribuito a ridurre le tensioni sul mercato obbligazionario, soprattutto nella parte lunga della curva dei rendimenti, ma anche su tutte le scadenze, dato che le aspettative di inflazione continuano a ridursi”. Questa la descrizione del sentiment di maggiore fiducia che circonda i bond fatta dall’investment manager di Jupiter AM.
Un segnale indubbiamente positivo che, però, non deve fare dimenticare, ammonisce Nash, come la gestione degli asset a reddito fisso in un contesto macroeconomico imprevedibile richieda flessibilità. “Riteniamo che in queste condizioni sia sensato cercare la diversificazione insieme a rendimenti positivi, in particolare con una strategia macro a reddito fisso in grado di offrire una volatilità mirata e controllata e un’attenzione particolare alla liquidità”.
Da preferire, secondo Nash, l’investimento basato sul valore relativo e sulla selezione bottom-up. Un contesto particolarmente favorevole alle strategie a rendimento assoluto, quindi.
Soluzione in focus nella gamma
L’obiettivo principale del Jupiter Strategic Absolute Return Bond, tra le soluzioni in focus nella gamma della casa di gestione dato l’attuale contesto, è quello di riuscire a fornire rendimenti positivi, mantenendo un livello di volatilità stabile e decorrelato rispetto alle condizioni dei mercati azionari e obbligazionari e indipendentemente dalla direzione dell’inflazione o dalle decisioni delle banche centrali. “Il fondo”, spiega Nash, “investe nell’intera gamma di titoli a reddito fisso e strumenti forex e il team di investimento ha la flessibilità necessaria per modificare il portafoglio per riflettere eventuali cambiamenti nel mercato”. “Il team può anche assumere posizioni corte, traendo beneficio quando il prezzo di un’obbligazione scende, così come posizioni lunghe, traendo beneficio quando il prezzo di un’obbligazione sale. Questo per riuscire a ottenere rendimenti significativi in tutte le condizioni investendo nell’intera gamma di strumenti liquidi, obbligazionari e valutari”, conclude.
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