4 min
Deloitte: nel primo semestre il valore dei debutti nel Vecchio Continente è salito a 13,6 miliardi. Il nostro Paese chiude con appena 19 quotazioni dalle 38 del 2023
Per le IPO europee, il primo semestre del 2024 passa in archivio con il segno più. Il valore complessivo delle quotazioni nel Vecchio Continente si è infatti attestato a 13,6 miliardi di euro, in aumento del 26% rispetto al valore totale dell’intero 2023 e del 246% rispetto ai primi sei mesi dell’anno scorso. È quanto emerge dal report di Deloitte ‘From resilience to reawakening – European Equity Capital Markets’, che rileva invece la frenata dell’Italia, con appena 19 debutti rispetto ai 38 del 2023, ma che preannuncia una ripartenza per il 2025.
📰 Leggi anche “Private equity risale. Cipolletta: lo Stato faccia di più“
Raccolta europea col turbo anche grazie al private equity
Seppure nel periodo gennaio-giugno a livello di volumi in Europa ci siano state solamente sei operazioni in più rispetto al corrispondente periodo del 2023, per un totale di 71 debutti, l’indagine segnala che la raccolta quest’anno è stata significativamente superiore. Tre quotazioni hanno superato i 2 miliardi di euro ed è complessivamente cresciuta la dimensione delle IPO. Il valore medio si è infatti attestato a circa 192 milioni di euro rispetto ai 61 milioni di euro del 2023. Merito anche della ripresa delle IPO di società partecipate dai fondi di private equity.
Italia al palo ma nel 2025 ripartirà
Rispetto al Vecchio Continente, il mercato italiano “ha vissuto una fase di attesa”, come spiega Davide Bertoia, head of capital market audit & assurance Deloitte Italia. Delle 19 operazioni concluse nei primi sei mesi, solo una è avvenuta sul mercato principale, contro le 4 del 2023. Pure il capitale raccolto è stato decisamente inferiore, anche perché lo scorso anno c’erano state appunto quattro grandi operazioni sul mercato principale che avevano generato una raccolta pari a 1,3 miliardi, oltre l’80% di quanto complessivamente raccolto nei dodici mesi. Stesso discorso per il segmento EGM, dove le quotazioni sono state caratterizzate da una raccolta media minore rispetto allo scorso anno.
📰 Leggi anche “Private equity, operatori positivi. I settori più promettenti“
Quanto al futuro, secondo Bertoia le prospettive per il 2025 mostrano segnali positivi grazie alla nutrita pipeline di operazioni, sia sul mercato italiano che europeo, e alla prospettiva di una politica monetaria meno restrittiva. L’esperto non nega i possibili rischi “legati alla situazione geopolitica e al rischio di crescente protezionismo, che potrebbero influire sull’andamento e sulla volatilità dei mercati in taluni settori”, ma segnala anche una serie di fattori positivi. “Le recenti misure di iniziativa pubblica a sostegno delle IPO, quali ad esempio il Fondo di Fondi promosso dal Mef e da CdP e Quota Lombardia, oltre alla conferma del credito d’imposta per la quotazione delle PMI prorogata per il 2025 rendono particolarmente favorevole l’avvio di progetti di quotazione”, fa notare.
I gap delle imprese
Imprescindibile per lo sbarco in Borsa è, secondo Gabriele Arioli, partner capital market di Deloitte Italia, una preparazione strutturata e avviata in anticipo. “Tale approccio permette di accorciare i tempi dell’operazione e consente agli imprenditori e al management di ottimizzare il proprio impegno”, avverte. Al fine di farsi trovare pronte per i mercati, le società devono infatti rispettare determinati requisiti. Stando a una ricerca Deloitte, tra le quotate su Borsa Italiana dal 2010 al 2023, oltre il 90% ha dovuto attivare uno o più progetti speciali per adeguarsi a tali requisiti ed essere pronta ad affrontare la Borsa, nonostante presentasse in avvio del processo risultati finanziari interessanti. Inoltre, in alcuni casi, la mancata preparazione e idoneità ai requisiti regolatori ha comportato lo slittamento dell’operazione con impatti rilevanti sia economici sia di impegno del management.
📰 Leggi anche “Il private equity italiano riparte. Ma investe solo al Nord“
Sono quattro, secondo gli esperti Deloitte, le principali aree di intervento per poter avviare con successo un’operazione straordinaria come l’IPO, ma anche di M&A. La prima riguarda la mancanza di un piano industriale robusto e supportato da analisi del mercato di riferimento per l’utilizzo nel processo di due diligence propedeutico all’operazione. Seguono l’assenza di sistemi di consolidamento e di predisposizione della reportistica in modo automatizzato e tempestivo e la necessità di rendere il sistema di controllo interno adeguato ai requisiti da società quotata. Infine, cruciale è anche la necessità di rivedere l’ampiezza e la struttura dell’informativa finanziaria storica per renderla adeguata agli standard richiesti dagli investitori e dal mercato finanziario.
Vuoi ricevere ogni mattina le notizie di FocusRisparmio? Iscriviti alla newsletter!
Registrati sul sito, entra nell’area riservata e richiedila selezionando la voce “Voglio ricevere la newsletter” nella sezione “I MIEI SERVIZI”.